Come mai si trova in Italia? Quali sono state le motivazioni che l’hanno avvicinata a questo Paese, assai lontano da quello da cui proviene?
Nel 1998 ho avuto una grande opportunità: quella di lavorare per un Tour Operator che organizza viaggi in Italia. Questo mi ha dato la possibilità di viaggiare nella nazione italiana, di rendermi conto di quanto meravigliosa fosse, nonché scoprire che moltissime città e paesi hanno un aspetto assolutamente in linea con la storia, con la tradizione. Non c’è niente di moderno, tutto è antico, tutto emana storia. Da una parte ci sono monumenti con più di due mila anni di età e dall’altra, invece, i marchi della moda internazionale. Questo connubio fra storia e fashion è un’unicità che io ho riscontrato solo qui e trovo che sia fondamentale per i cinesi, per i quali il fashion è sicuramente un motivo di viaggio insieme alla cultura, la ricerca, lo studio. Penso che l’Italia sia la numero uno al mondo nel riuscire a mettere in simbiosi queste due identità opposte ma complementari. Dieci giorni di viaggio non bastano. Non basta una vita per viaggiare in Italia, non mi stancherò mai di ritornare e devo ammettere che ad ogni mio ritorno corrisponde un’aggiunta di dose d’amore per questo Paese.
Perché ha scelto la LUISS come mezzo di canale e cosa si aspetta da questo master? Quali sono gli obiettivi e le finalità?
Questo incontro, questa collaborazione con l’università LUISS, è stato un caso della mia vita. È successo perché Erica Giopp, studentessa Luiss frequentante il master in “turismo e territorio” nel 2014, per portare a termine lo stesso, ha iniziato lo stage con “Voglia d’Italia”. È venuta a Pechino e abbiamo avuto la possibilità di vedere la preparazione e la validità degli studenti LUISS, nonché l’amore degli italiani per il loro Paese, la voglia di lavorare, di mettersi in gioco. Questo ci è così piaciuto che abbiamo iniziato a pensare ad una collaborazione.
“Voglia d’italia” da dieci anni organizza viaggi per gruppi di cinesi VIP in Italia. Pochi giorni fa a Roma c’è stata la presentazione del nuovo prodotto di viaggio che si chiama “Viaggi in Italia tra moda e luoghi storici”. Ed è proprio durante l’evento che è stato firmato un accordo con l’Università Luiss. A questo evento erano presenti venti giornalisti delle maggiori testate cinesi e blogger che hanno divulgato la notizia sui maggiori canali di informazione e a pubblicato sulle loro riveste e sui quotidiani la presentazione di questo pacchetto, mettendoci al centro dell’attenzione. Tutti concordano sulla bellezza dell’Italia, perché questi giornalisti hanno sperimentato il viaggio nella loro permanenza qui. Tutti concordano sull’esigenza di portare piccoli gruppi, sulla necessità di puntare su un turismo slow. Quindi abbiamo partorito questo pacchetto, cucito su misura della tipologia di viaggiatore che vogliamo conquistare e ora va solo venduto. Allora abbiamo pensato: agli studenti Luiss così preparati, così amanti e conoscitori del loro Paese, perché non sottoponiamo la sfida di provare a vendere la loro nazione ai clienti? Il master è appena iniziato, pensiamo che potrebbe essere una chiave di successo.
Siccome abbiamo parlato di studenti che devono cercare di vendere il loro Paese al mondo, la domanda che vorremmo porle è prettamente personale: su cosa devono focalizzarsi gli studenti, quali sono i pregi che ha riconosciuto negli stessi e quali sono i consigli che si sente di dare in merito alla collaborazione internazionale in mondo ormai globalizzato.
Innanzitutto vorrei dire che penso che cinesi e italiani abbiano delle grandi somiglianze a livello personale: forza, creatività, background culturale… quindi trovo grandi cose in comune fra imprenditori italiani e quelli cinesi. Io, da imprenditrice, posso dire che, vedendo l’esempio di Erica, studentessa Luiss, aver visto come lei ha colto l’occasione e ha saputo apprendere in maniera molto veloce tutto quello che le veniva fornito, ho ritenuto questo master uno dei metodi migliori per crescere. Quello che penso è che gli studenti Luiss debbano puntare sempre al massimo, l’importante è cercare di avere degli obiettivi chiari e seguirli fino a raggiungerli con determinazione. Mi pare di percepire che gli studenti della Luiss siano già selezionati, in quanto persone con altissime capacità a livello di intelligenza e potenzialità. Quello che succede nel mondo del lavoro è che c’è una grandissima concorrenza, e secondo me bisogna nel percorso di crescita, focalizzarsi molto sul marketing, perché senza il marketing qualsiasi tipo di azienda non riesce a svilupparsi. Io porto gli anelli italiani e il made in Italy a livello di manifattura esprime il massimo della creatività. Tutto è estremamente fantasioso, dettagliato, solo che poi a volte questi prodotti non riescono a venderli. Troviamo nei piccoli negozi o anche sulle bancarelle dei prodotti eccezionali, ma nessuno li conosce, venendo a mancare la parte finale, la più importante. Puoi fare delle cose bellissime, ma se non riesci a venderle hai fatto fatica per nulla. In conclusione, la parola chiave è “marketing”. Agli studenti del master sul turismo, e all’Italia in generale, consiglio di pensare a quali sono i selling point del loro Paese e come presentarli al mondo.
Cosa gli studenti italiani hanno da imparare dagli studenti cinesi e cosa gli studenti cinesi dagli studenti italiani?
È una domanda difficile e interessante. Sicuramente tra gli studenti italiani e cinesi ci sono grandissime differenze. Quello che ora posso dire riguardo agli studenti cinesi (anche perché quelli italiani ancora non li conosco bene) è che diventano sempre più ambiziosi e più determinati, dato il cambiamento che a livello di opportunità sta verificandosi in Cina. C’è la speranza e la convinzione che con la propria forza e con lo studio si possa arrivare a cambiare il proprio destino, a migliorarlo, facendo leva sulle proprie capacità e, onestamente, non riesco ancora a capire se questo sentimento è altrettanto forte negli studenti italiani. Venendo alla seconda parte della domanda, io ammiro molto negli studenti italiani la capacità linguistica, sento alcuni italiani parlare il cinese molto meglio di alcuni cinesi e lo stesso vale per lingua inglese. Questo credo sia dovuto anche al carattere oltre allo studio, carattere che porta a quella curiosità innata di sperimentare, una sorta di coraggio. In più, penso che gli studenti italiani, fin da piccoli , vengano educati in famiglia allo stile e al buon gusto; ieri ero in classe, e gli italiani si riconoscevano da come erano vestiti: ognuno ha uno stile. Gli italiani hanno quegli occhi particolari nel vedere e apprezzare la bellezza. Ciò manca agli studenti delle università cinesi e vorrei che apprendessero questo dagli italiani: il bello fa bene agli occhi.