Monica Cirinnà è una giurista, un’ambientalista, un’animalista e, in ultima analisi, un politico. Dopo essersi laureata in giurisprudenza a Roma ha collaborato per dieci anni con la cattedra di diritto penale del professor. Franco Cordero e solo dopo ha deciso di entrare in politica prima candidandosi in consiglio comunale, dove rimarrà per tre mandati, e poi candidandosi alle primarie del partito democratico che la porteranno in Senato nel 2013. Oggi il suo nome viene principalmente associato al DDL 2081/2015 che con le sue disposizioni sulle unioni civili fra coppie dello stesso sesso sta rivoluzionando il diritto di famiglia e la storia dei diritti in Italia. Abbiamo incontrato la Senatrice a margine dell’incontro con gli studenti Luiss, organizzato da Studenti Democratici e dall’associazione L. Arcobaleno, tenutosi lo scorso dieci Marzo nella sede di Viale Romania per capire qualcosa in più sulla sua legge e capire quanta strada dovremo ancora fare per superare qualsiasi tipo di discriminazione.
Senatrice Cirinnà, la Spagna ha riconosciuto il matrimonio omosessuale nel 2005, undici anni fa, negli ultimi dieci anni si sono adeguate tutte le grandi nazioni Europee a partire dalla Francia e dalla Germania, l’Italia invece, con enorme difficoltà ci sta arrivando solo oggi. Quanto è difficile raggiungere questo obbiettivo in Italia e quanto la tradizione e la Chiesa Cattolica continuano ad influire e condizionare lo scenario politico Italiano?
Sfortunatamente bisogna ammettere che l’Italia è un paese culturalmente molto arretrato e poco inclusivo rispetto alle nuove forme di famiglia e ciò ha reso molto difficile il cammino che abbiamo intrapreso per trasformare il diritto di famiglia nel diritto di tutte le famiglie. Per quanto riguarda l’influenza politica della Chiesa Cattolica le cose stanno sicuramente cambiando. Quando sono entrata in politica, negli anni novanta, la pressione della CEI e del mondo ecclesiastico era più forte. Se oggi la situazione è diversa è sicuramente anche grazie alla figura di Papa Francesco, un Papa gesuita, figlio di una cultura estremamente lontana dalla nostra che sta trasformando la Chiesa politica degli anni passati in una Chiesa sempre più sociale. In questa legislatura il parlamento è formato da tanti giovani e tante donne e ciò ha fatto si che la laicità sia diventata un valore. La tradizione cattolica merita lo stesso rispetto di tutte le altre tradizioni culturali però credo che quando un politico si candida a rappresentare l’intera nazione lui abbia una sola religione da rispettare e da ossequiare che è la Costituzione.
Quando e come otterremo l’equiparazione tra unioni omosessuali e matrimonio?
Mi auguro che si verificherà ciò che è già successo altrove, per esempio in Francia, in Inghilterra e negli Stati Uniti, vale a dire che avremo l’opportunità di modificare o con una legge parlamentare o con una sentenza della corte costituzionale l’articolo 29 che ad oggi ci impedisce di equiparare le due situazioni (ndr. “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”). , quando riusciremo a guadagnare questo risultato ogni tipo di coppia potrà ricorrere al medesimo istituto giuridico per contrarre matrimonio. Voglio specificare però che con la legge che stiamo approvando le unioni civili si differenzieranno dal matrimonio solo per pochi aspetti, ovvero l’assenza nelle unioni civili dell’obbligo di fedeltà e l’impossibilità per le coppie omosessuali di ricorrere alla legge 140, dunque alla procreazione assistita, e alla possibilità di adottare un bambino, per il resto le coppie che hanno contratto un’unione civile e quelle che hanno contratto matrimonio godranno degli stessi diritti.
Ultima domanda Senatrice, ritiene che ci sarà un referendum abrogativo sulla sua legge?
Mi aspetto che non ci sarà, ma me lo augurerei volentieri perché lo vinceremmo a mani basse.
A cura di Stefano Soldano