Chiunque sia stato “radio-munito” nell’ultimo mese, non può esser “sfuggito” alla canzone del momento, “Est-ce que tu m’aimes”. Maitre Gims ha infatti fatto breccia nei palinsesti dell’intera penisola. La voce potente del cantante congolese ha portato una ventata d’aria nuova, com’era successo giusto un anno fa, quando un altro francofono aveva scalato le classifiche in un battito di ciglia (qualcuno ha detto Stromae?).
La produzione artistica francofona sta pian piano conquistando terreno in Italia, sia sul campo cinematografico che sul fronte musicale. Infatti, dopo anni in cui la scelta musicale della radio si è rivelata simile ad una di quelle barzellette nelle quali “ci sono un italiano, un cubano e un americano”, sulla nostra penisola si sono scatenati tre sismi chiamati rispettivamente “Alors On Dance”, “Papaoutai” e “Est-ce que tu m’aime”. Nel frattempo, la settima arte transalpina sfornava “Intouchables” (meglio conosciuto come “Quasi Amici”), ossia quel mix di risate e commozione che ha spalancato le porte dei cinema italiani alle produzioni dei cugini francesi, “La Famiglia Belier” in primis ( e non ditemi che quando siete usciti dalla sala non avevate Je Vais T’Aimer in testa).
La secchiata d’acqua volta a risvegliare un panorama musicale ormai spesso scontato e dominato dagli stereotipi ci sta forse arrivando dalla Senna, dove quelli che nell’immaginario collettivo vestono a righe e hanno i baschi in testa, sono in realtà neri e con la visiera del New Era a tre quarti (se non proprio à l’envers). All’ombra della Tour Eiffel nasce infatti, all’inizio degli anni duemila, una strana creatura, piccola ma mai indifesa, rabbiosa e disinibita, ma anche foriera di una certa classe e qualità. È la grande ora del riscatto e bisogna arrivarci pronti e così, sotto la guida di Badiri Diakité ( a.k.a. Dawala), nasce l’etichetta musicale WA. Tra i primi talenti scritturati c’è un certo Gandhi Djuna da Kinshasa, che neanche diciassettenne entra a far parte del progetto del produttore: creare un élite di 8 artisti che renda grande l’etichetta. Avrebbero portato la voce dell’Africa dalle periferie a Les Halles, una squadra speciale che avrebbe sfondato ogni parete con gli ascolti.
Nasce la “Sexion d’Assaut” e Maitre Gims è uno degli otto membri fondatori. Durante il nuovo millennio, la WA diventerà Wati B, aprirà la Watiboutique nel centro della Parigi bene, come monumento del riscatto, ma senza mai dimenticare le proprie origini. Ora che gli alberi sono cresciuti più di quanto avrebbero immaginato, le radici diventano sempre più necessarie per reggerne il peso. Le basi ora sono più elaborate, i vestiti più raffinati e le liriche diventano un po’ più autocelebrative, ma sono licenze che si possono permettere, il successo deve pur ripagare in qualche modo no?
Oggi la Wati B è una realtà affermata anche fuori l’Ile Sans Mer, e la ricerca di talenti procede sempre a gonfie vele, tra l’algerino Maska e le sue liriche metafisiche, la flygirl Charly Bell, il fenomenale Black M, che è uomo di punta e membro della formazione attuale della Sexion e indovinate un po’, Maitre Gims è ancora in formazione. Lui è pilastro, anima e sarà erede del lavoro di Dawala, diventato noto nel frattempo come WatiBoss. Questi Mecs et Meufs sono tutti figli del continente a forma di cuore, tutti adottati da un banlieue che non li ha resi peggiori, ma ha dato loro la forza di trovare una strada alternativa, attraverso un microfono ed un fratello hanno ridato forma ad un asse collaborativo che attraversa Guinea, Costa d’Avorio, Algeria e l’intera Africa per poi convergere verso la capitale francese, questa volta per conquistarla a suon di flow, rime ed emozioni.
Per questo una semplice canzone d’amore che viene mandata a ripetizione dalle nostre radio, un ritmo come quello di “Ça Marche”, che i più sportivi ricorderanno per esser colonna sonora di Sky Sport, non sono semplici meteore o semplici canzoni, sono punti di arrivo di un movimento musicale alternativo che si rifà ai vecchi principi di un rap a volte grezzo, a volte sofisticato, a volte classico, a volte sperimentale, ma lontano anni luce da quello mercificato e svilito che ascoltiamo solitamente. Ma non date retta alle mie parole, andate e cercate, ascoltate Black M e capite perché si sente uno spectateur, subito dopo lasciatevi caricare da La Legende Black per poi passare alla voce maliziosa di Charly Bell e alla potenza degli Shin Sekai e, se permettete loro di entrarvi sottopelle, scoprirete un vero e proprio mondo nuovo.
A cura di Edoardo Santarsiero