Devo cominciare questa riflessione ammettendo che domenica non potrò andare a votare perché essendomi convinto delle ragioni del referendum troppo tardi non sono più in tempo per richiedere di votare a Roma, città dove studio.
Scrivo tuttavia nella speranza di convincere qualcuno a farlo.
Come è noto si tratta di un referendum abrogativo, dunque i cittadini sono chiamati a decidere se abrogare una norma attualmente in vigore. Nello specifico si è chiamati a decidere se abrogare l’attuale normativa sui permessi di trivellazione in prossimità delle coste.
La normativa che il referendum intende abrogare prevede che al termine della concessione le compagnie energetiche possano continuare a trivellare, senza richiedere ulteriori permessi sino all’esaurimento del giacimento.
Se passasse il referendum invece ritornerebbe in vigore, con ogni probabilità, la normativa precedente che risale al 1992 e che prevede che al termine della concessione è possibile concedere deroghe di durata quinquennale sino a che non sia verificato l’esaurimento del giacimento.
Dunque non è vero che se passasse il SI costringeremmo le compagnie a dismettere le trivelle anzi tempo e favoriremmo il licenziamento di migliaia di lavoratori.
Dunque non è vero che se passasse il SI rinunceremmo alle nostre risorse energetiche per importarle da paesi esteri.
Cosa cambia allora tra le due normative e perché il governo sta appoggiando il NO chiedendo di non andare a votare?
L’attuale normativa semplicemente non pone un termine alla fine della concessione ma solo una condizione (l’esaurimento del giacimento) e ciò permette alle compagnie energetiche di non esaurire mai del tutto i giacimenti per non doversi fare carico delle spese per dismettere le trivelle che possono sostanzialmente restare inattive nei nostri mari a tempo indeterminato.
In altre parole chiunque abbia un minimo di familiarità con il diritto sa che la differenza tra usufrutto e cessione di proprietà sta nel fatto che l’usufrutto ha una durata connaturata nel tempo, non ponendo un termine alla concessione. Dunque stiamo cedendo alle compagnie energetiche la proprietà del rettangolo di mare adiacente ad ogni trivella.
Il motivo per cui questo referendum non passerà è che è una questione troppo tecnica che difficilmente si presta ad essere sottoposta all’attenzione di sessanta milioni di persone, io però ci spero e mi affido a voi.
A cura di Stefano Castellana Soldano