A fine Giugno i cittadini romani saranno chiamati alle urne per scegliere l’amministrazione capitolina, dopo soli tre anni dalle ultime comunali. La città prova a lasciarsi alle spalle una stagione politica caotica, funestata da gravi e diffusi fenomeni di corruzione e malgoverno, esplosi sotto la Giunta Alemanno e “non arrestati” dall’amministrazione Marino. La sfiducia è sicuramente il sentimento dominante nel cuore degli elettori della Città Eterna, demoralizzati dai recenti scandali targati “Mafia Capitale” e dall’incapacità politica che attraversa trasversalmente i banchi dell’aula “Giulio Cesare”. Tuttavia i romani sono soliti abbandonarsi ad un facile e quantomeno prevedibile senso di delusione, frutto di pregiudizi millenari (comprensibili), ma non serve abbattersi ulteriormente!
Gli aspiranti “salvatori” della città e le loro ricette non mancano. Vediamone qualcuno. Il primo a farsi avanti è stato Alfio Marchini, ricco imprenditore, figlio della vecchia borghesia “illuminata” di sinistra, che decide di schierarsi con il centrodestra, e si propone come federatore dei moderati romani. Tuttavia il suadente manager non ha fatto i conti con la destra romana, poco incline all’ accordo con il “marxini”, epiteto meloniano. “Arfio” però non rinuncia alla sfida elettorale e decide di correre da solo, sostenuto dai conservatori di Raffaele Fitto. Renzi batte sul tempo la destra e “suggerisce” la candidatura alle Primarie di Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, ex-radicale e capo di Gabinetto all’epoca delle Giunte Rutelli. A ruota, la candidatura di un altro “veterano” del Campidoglio, Roberto Morassut, deputato ed ex-assessore all’Urbanistica, poi quella di Stefano Pedica (Pd), Domenico Rossi (Cd), Gianfranco Mascia (Verdi) e Chiara Ferraro, ragazza autistica che lancia la sua provocatoria campagna sui diritti dei disabili. Sinistra Italiana (Sel più fuoriusciti Pd) candida, non senza pericolosi mal di pancia, Stefano Fassina, alternativo da sinistra al PD a matrice renziana. Il centrodestra, ancora non troppo compatto, candida Guido Bertolaso, ex capo protezione civile. Infine il Movimento 5 Stelle, che con l’ormai tradizionale votazione online, sceglie il proprio candidato: Di Battista resterà in Parlamento. Insomma lo scenario è variopinto. In gioco ci sono i destini della città e in parte, quelli del governo che ha fatto un all-in politico con il commissariamento di Roma. La “stagione degli amori” non sarà segnata dalle temperature miti ma dalle “scazzottate” dei vari candidati: ci divertiremo.