Red carpet, stelle del cinema, milioni di luci e telecamere: quale miglior modo di iniziare questo nuovo anno? Ad aprire la stagione dei premi, infatti, ci ha pensato la cerimonia per i Golden Globe, tenutasi al Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills nella notte dell’8 gennaio. Ovviamente le reazioni contrastanti non sono mancate.
Sotto la conduzione del presentatore e comico statunitense Jimmy Fallon, affiancato dalle Miss Golden Globe di quest’anno, le tre figlie di Sylvester Stallone, questa 74esima edizione è stata palcoscenico di scelte omogenee e di duri colpi scagliati verso i piani alti di quel di Washington D.C.
Sotto il punto di vista della competizione vera e propria non si può non notare come essa sia sostanzialmente mancata a causa dell’incetta di premi guadagnati dal film di Damien Chazelle La La Land, con Ryan Gosling e Emma Stone. Il musical romantico sviluppato sulle note della ricerca del successo in campo artistico ha infatti portato a casa ben 7 premi, uno per ogni categoria in cui era stato candidato, superando persino il record precedentemente detenuto da Qualcuno volò sul nido del cuculo e Fuga di mezzanotte. Un vero e proprio trionfo che fa sorgere molte (e probabilmente troppe) aspettative sul vero valore dell’opera, soprattutto dopo averla vista battere film come il dolcissimo Florence (regia di S. Frears) o Berry Jenkins (in gara col film Moonlight, vincitore come Miglior film drammatico) sotto il punto di vista della regia. Riescono comunque a trovare il loro (ahimè) piccolo spazio anche perle che quest’annata cinematografica ci ha regalato, come Manchester by the sea, tramite la vittoria di Casey Affleck come Migliore attore di un film drammatico, o Animali notturni, con Aaron Taylor-Johnson premiato come Miglior attore non protagonista. Da riportare, poi, la vittoria del miglior film straniero, il francese Elle (regia di P. Verhoeven) che ha ottenuto anche il premio per la migliore attrice di un film drammatico, consegnato a Isabelle Huppert, la quale ha battuto, in questa stessa categoria, l’interpretazione di Natalie Portman nel suo ultimo lavoro, Jackie, a suo dire il ruolo più duro fino ad ora affrontato. Nel campo dell’animazione, invece, vittoria (come era facile immaginare) in casa Disney conquistata dal film Zootropolis di B. Howard e R. Moore, che batte l’ultimo lavoro proveniente dalla stessa famiglia, Oceania (o Moana, che dir si voglia), dato tra i favoriti.
Per quanto riguarda, poi, le serie tv, anche qui tanti premi racchiusi tra le mani di pochi e tante bocche asciutte a discapito delle varie e quotate aspettative. Tripudio di premi per The Night Manager (regia di S. Bier), Atlanta (di D. Glover) e The Crown (di P. Morgan), i quali hanno detronizzato le serie verso le quali si intravedevano presagi positivi, quali Stranger Things, Westworld o The Night Of, tre delle serie che hanno riscosso maggior successo in questi mesi ma che, a quanto pare, non hanno carpito il cuore della giuria.
Tra gli alti e bassi di questa premiazione, inoltre, non va tralasciato il vero spettacolo che, nonostante il passionale siparietto del bacio tra Ryan Reynolds e Andrew Garfield, è stato tutto, ovviamente, nelle mani dell’irreprensibile ed impareggiabile Meryl Streep, vincitrice del premio alla carriera, la quale ha sfruttato l’attenzione ricevuta grazie a questo evento mediatico per erigersi, non troppo velatamente, a difesa della libertà di stampa e contro l’assetto arrogante e prepotente che il nuovo presidente degli Stati Uniti vuole far assumere al suo paese. Gesto che, ovviamente, non ha mancato di ricevere immediata risposta dalla controparte (definendola “sopravvalutata”) e, allo stesso tempo, sostegno da tutti coloro che si rifiutano di credere che “Meryl Streep” e quella definizione possano coesistere nella stessa frase.
Alla fine dei giochi, insomma, cosa rimane di questa 74esima edizione dei Golden Globe? Certamente ci si aspettava altro e, tendenzialmente, di più. Ciò che è venuto fuori è uno show in puro stile Hollywood dove quasi sempre è un nome ad essere premiato, prima della qualità, e dove c’è chi ottiene tutto (indipendentemente dal merito o meno) e chi vince niente. I colpi di scena non sono mancati e difficilmente la si potrebbe considerare una brutta edizione, tuttavia nulla di nuovo rispetto a ciò che eravamo già abituati a vedere in questo settore dello spettacolo e che, forse, inizia anche un po’ a stancare.
Se non altro, la stagione dei premi è appena iniziata e tante altri eventi aspettano gli appassionati del genere. Come in tutti i migliori spettacoli, quindi, non ci resta che restare in attesa ed assistere all’avvicendarsi degli “awards”; magari il futuro riserva colpi di scena insperati.
A cura di Giulia Nino.