Le domande che vorrei fare al Movimento 5 Stelle e alle quali il Movimento non vorrà rispondere   

Le domande che vorrei fare al Movimento 5 Stelle e alle quali il Movimento non vorrà rispondere  

Caro Movimento Cinque Stelle, chi sei?

Non ti sto chiedendo, me ne guardo bene, quale sia il tuo colore politico. So che non hai un colore ed è una scelta che rispetto. Quello che voglio sapere è dove vuoi andare. Osservo il movimento dal 2013 con debito distacco ed un pizzico di curiosità e dal 2013 cerco di capire, invano, cosa il movimento potrebbe fare se arrivasse a governare.

Prima domanda: quale è il sistema elettorale che voi preferite?

Ripetete sino allo sfinimento che i cittadini devono votare quanto più spesso possibile ma, come sapete, perché i cittadini si esprimano è necessaria una legge elettorale. A quanto pare l’Italicum, la legge elettorale attualmente in vigore per l’elezione della Camera dei Deputati, non è di vostro gradimento se si pensa che quando si è votata avete chiesto al presidente Mattarella di non firmarla. Oltretutto insistete nel dire che più che il testo della riforma costituzionale quel che vi spaventa dell’esito del referendum è la possibile correlazione con la riforma elettorale. Bisogna dunque dedurre che, a vostro giudizio, l’idea di una legge elettorale di tipo proporzionale con premio di maggioranza è pericolosa per la democrazia, e dunque bisogna a prescindere escludere tra le ipotesi di riforma l’idea di inserire un sistema puramente maggioritario, come nei singoli Stati negli Stati Uniti, per intenderci. Bene, condivisibile. E’ oltretutto quello che si era pensato nel 1946 quando si è scelta la legge elettorale per eleggere l’assemblea costituente: un proporzionale secco, chi prende il 20 per cento dei voti avrà il 20 per cento dei seggi, chi prende il 30 per cento dei voti avrà il trenta per cento dei seggi, e così via. Resta solo da chiedersi chi governa nel caso in cui nessuno arrivi al 50 per cento. Secondo il sistema più razionale spetterebbe al Presidente della Repubblica affidare l’incarico ad una persona che riesca a mettere insieme un congruo numero di forze politiche, fino a trovare i numeri per ottenere la fiducia. Ma qui sorge il problema: voi, caro Movimento, avete categoricamente detto che non farete mai alleanze con nessuno, quindi si intuisce che sarete disposti a governare solo quando avrete raggiunto il 50 per cento del consenso, anzi il 51. E se non lo doveste raggiungere, cosa succede? Ve lo dico io, governano gli altri. In buona sostanza voi volete governare da soli, siete contro il maggioritario e ritenete sbagliato che due partiti diversi si alleino per formare un governo quindi aspettate che lo facciano gli altri e accusate loro di aver fatto “l’inciucio”.

Seconda domanda: cosa pensa il Movimento dell’Unione Europea?

Vi siete sempre fregiati della qualifica di euroscettici, ma lo siete davvero? Quando vi viene chiesto quale è la vostra posizione sulle tematiche europee dite che devono scegliere i cittadini. Ma cosa devono scegliere? Perché si possa passare la palla al voto popolare è necessario offrire una proposta, la possibilità di scegliere tra due alternative. Quali sono le alternative? Poniamo il caso che il Movimento arrivi al governo e proponga un referendum consultivo: se passa il referendum, o in caso contrario una votazione sul blog, per far decidere i cittadini sulla permanenza dell’Italia nella zona euro, il Movimento per cosa farebbe campagna? Ciò che è necessario capire è se il Movimento sarebbe capace di assumersi la responsabilità politica delle scelte che vuole far fare al popolo. Se si naviga sul blog di Beppe Grillo, opera omnia del pensiero a cinque stelle, non si trovano risposte certe, anzi, si rimane piuttosto perplessi. Ai continui proclami che propugnano un’uscita dell’Italia dall’euro si contrappongono i toni pacati e di collaborazione con l’Unione del 24 giugno, giorno del referendum britannico. Sembrerebbe dunque che nel progetto politico del Movimento vada salvata l’Unione Europea ma allo stesso tempo vada abbandonato l’euro: una prospettiva complessa insomma.

La verità è che dopo la morte di Gianroberto Casaleggio il Movimento è entrato in una forte crisi dell’apparato ideologico e l’impalcatura delle proposte ha iniziato a ristagnare nei luoghi comuni dell’antipolitica. Le pressioni alle quali il Movimento è sottoposto da quando ha ottenuto il primo seggio capitolino di certo non aiutano. L’assenza di una chiara leadership, se non quella di facciata di Beppe Grillo, rende impossibile l’idea di adottare una linea politica chiara, e dunque ci allontana dall’avere risposte alle domande che ci siamo posti. Se il partito Democratico è diventato il “partito liquido” per la sua capacità di adattarsi a qualsiasi contenitore politico, come Ilvio Diamanti ha voluto definirlo qualche tempo fa sulle pagine di Repubblica citando Zygmund Bauman, i Cinquestelle sono diventati “il movimento aeriforme”, o forse meglio “via etere”, politicamente inconsistente, senza forma né odore.

 

A cura di Stefano Castellana Soldano 

 

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