La La Land: il revival del musical

La La Land: il revival del musical

Brindiamo ai sognatori, per quanto folli possano sembrare

Vincitore di sette Golden Globes e candidato a ben quattordici premi Oscar 2017, “La La Land” è il nuovo film dell’enfant prodige Damien Chazelle, che se in “Whiplash” ci aveva mostrato la cieca determinazione e i sacrifici che servono per realizzare i propri sogni, qui ci racconta la loro natura illusoria e fragile. E così facendo, li celebra nella maniera più commovente, raccontando il cinema, la musica e l’arte con un’indimenticabile storia d’amore.

Il canovaccio è sempre lo stesso: il tipico boy-meets-girl che eppure non stanca mai, specialmente se il ragazzo e la ragazza sono interpretati da due giovani stelle del cinema quali Emma Stone e Ryan Gosling, che già fecero faville insieme in “Crazy Stupid Love”. Mia e Sebastian, un’attrice in cerca di fortuna e un pianista che vuole riportare il jazz in auge, rappresentano il sogno hollywoodiano. Un sogno che sembra tramontato proprio come il musical, che un tempo era considerato il genere cinematografico per eccellenza, mentre ora riesce a rivivere solo grazie a miracoli anacronistici come lo stesso “La La Land”. Infatti Chazelle dimostra splendidamente come l’immagine possa ancora fondersi in modo vincente con l’elemento musicale. Indimenticabile la sequenza iniziale del film, in cui ascoltiamo per la prima volta il ritmo incalzante della colonna sonora e siamo testimoni di una Los Angeles che trasuda da tutti gli angoli gioie e speranze.

Le candidature agli Oscar non sono arrivate di certo inaspettate, e già se ne parlava ad agosto quando il film ricevette una pioggia di applausi alla Mostra del Cinema di Venezia. Inoltre, se consideriamo quanto l’Academy negli anni passati abbia sempre privilegiato tutti quei film inneggianti a generi cinematografici – e non – considerati ormai trapassati, come nel caso di Birdman per il teatro o The Artist per il cinema muto in bianco e nero, è quasi indubitabile che anche stavolta non si lascerà sfuggire l’opportunità di celebrare e onorare un aspetto della Hollywood dei tempi d’oro quale fu il musical.

Un film sicuramente delicato, romantico e curato nei minimi dettagli, da quelli più tecnici a quelli più emozionali: a mio parere non esiste nessun altro aggettivo per descriverlo se non “strabiliante”. Finché l’America avrà la macchina dei sogni di Hollywood e continuerà a sfornare film come “La La Land”, il suo soft power non smetterà di affascinare e far sognare il mondo intero, e nessun hard power in quel di Washington, usato bene o meno bene o magari anche malissimo, riuscirà a scalfirlo.

 

A cura di Silvia Chioggia

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