Logan Lucky

Logan Lucky

La dodicesima edizione del Festival del Cinema di Roma (#romaff12) vede il susseguirsi di anteprime molto diverse tra loro, dalle più impegnate alle più leggere. Logan Lucky fa sicuramente parte del secondo gruppo, ma si presenta come un film ben fatto, ben girato e ben recitato.

La commedia è diretta con maestria da Steven Soderbergh – registra, tra gli altri, di Traffic e della trilogia di Ocean’s Eleven, nonché della serie tv The Knick – che sulla base di una buona sceneggiatura riesce ad imprimere ritmo, originalità e simpatia alla pellicola. La storia prende le mosse da un gruppo di improbabili rapinatori, guidati dai fratelli Jimmy e Clyde Logan, alle prese con il caveau dell’enorme centro commerciale dell’autodromo Charlotte Motor Speedway, nel sud degli Stati Uniti. Perché il colpo riesca serve anche l’aiuto del galeotto Joe Bang, che occorre quindi fare evadere senza che al penitenziario se ne accorgano, e dei suoi due fratelli. Logan Lucky è una commedia corale in cui i bravi Channing Tatum e Adam Driver rendono al pubblico dei rapinatori fuori dai soliti stereotipi, anche perché Jimmy è zoppo e Clyde senza un braccio, e dove Daniel Craig interpreta con Joe Bang un personaggio quanto mai lontano dai suoi James Bond.

L’atmosfera è infatti quella di un certo sud “Dixie” delle tredici colonie americane, tra West Virginia e Carolina, fatto di persone semplici, di lavori umili, duri e dignitosi – Jimmy è minatore e Clyde, tornato dalla guerra in Iraq, fa il barista – e di donne dalla femminilità appariscente e sensuale, tra cui spicca la “sorellina” Mellie Logan. Evidente ma ben giocato il rimando all’immaginario della vecchia serie tv Hazzard, che non a caso aveva come protagonisti i fratelli Bo e Luke e la “sorellina” Daisy. Un rimando amplificato, nella versione in lingua originale, dal forte accento sudista dei protagonisti – memorabile quello del direttore della prigione dove è rinchiuso Joe Bang.
La colonna sonora è un sapiente mix di folk e rock, con “Take Me Home, Country Road” che accompagna i momenti più commoventi, ed il rombare di macchine sportive e trucks sui circuiti automobilistici e le statali di montagna. Proprio il tornare a casa, in senso sia affettivo che fisico, è forse il leit motiv principale della storia, insieme al malocchio della famiglia Logan cui si riferisce il titolo della pellicola: bisognerà aspettare le ultime scene per capire se i protagonisti riescono ad passare davvero dalla parte dei fortunati.

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