Dalla Brexit fino alla Catalogna, il vento dell’indipendenza ha attraversato l’Europa e, seppur in forma più lieve, con il referendum per l’autonomia del Veneto e della Lombardia, è arrivato anche in Italia. Luoghi diversi, forme diverse, ma un unico obiettivo: separarsi dal potere centrale. Non è semplice stabilire quando l’indipendenza debba essere concessa: bisogna considerare fattori storici, economici, culturali e socio-politici. Ogni situazione è complessa e a sé stante e va valutata con cautela, nel rispetto delle normative nazionali ed internazionali.
All’interno di questo numero troverete uno “speciale indipendenza” in cui abbiamo voluto esplorare l’argomento in tutte le sue possibili sfaccettature, partendo dalla concezione politica del termine fino ad analizzare l’indipendenza nella musica, nel cinema, nella letteratura, nell’economia. Il significato del termine indipendenza varia a seconda degli ambiti e dei punti di vista. A volte l’indipendenza è una condizione necessaria e imprescindibile: pensiamo al caso della magistratura, che deve rimanere imparziale e svincolata da ogni influenza interna ed esterna. In altri ambiti invece il concetto di indipendenza è più scivoloso, come l’indipendenza del parlamentare, tenuto al vincolo di mandato. In genere all’indipendenza associamo un’idea di libertà ed emancipazione. Basti pensare alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America: con questo trattato il 4 luglio 1776 nacquero ufficialmente gli USA e con essi il sogno americano, la possibilità di un nuovo mondo.
Essere indipendenti vuol dire anche non essere dipendenti, ovvero schiavi di qualcosa da cui si è condizionati. Spesso noi esseri umani siamo dipendenti senza rendercene conto: da un’abitudine, dall’approvazione di qualcuno, o semplicemente da un telefono da cui non riusciamo a separarci. Indipendente invece è una persona che ha un completo controllo su sé stesso e sulla sua vita. Nel film “Into the wild” Christopher McCandless parte per le terre selvagge, stufo di una società ipocrita dove non c’è spazio per una vita libera e vissuta fino in fondo. Christopher si fonde totalmente con la natura e impara a stare solo: nessun legame, nessuna appartenenza, nessun possedimento. Libertà estrema. Dopo aver vissuto la sua avventura intensamente, mentre sta morendo, e con le ultime forze, scrive: “Happiness is real only when shared”. La felicità è reale solo quando è condivisa.
Forse credere di essere completamente indipendenti è un’utopia. Siamo animali sociali, abbiamo bisogno di legami che inevitabilmente ci rendono vulnerabili e, in qualche modo, dipendenti. Abbiamo bisogno degli altri, ma questo non vuol dire che dobbiamo dipendere da loro. Dobbiamo aspirare ad essere persone indipendenti nel senso di cercare il più possibile dentro di noi, e non fuori, la nostra felicità. Imparare a bastarci. Imparare ad essere persone soddisfatte in maniera autonoma, senza aver bisogno per forza di qualcosa o qualcuno per sentirci felici. Anche perché, solo così saremo davvero in grado di condividere qualcosa con qualcun altro.
C’è, poi, un tipo di indipendenza a cui non dovremmo mai rinunciare: l’indipendenza di pensiero. La nozione di “libero pensatore” si afferma nel primo illuminismo per indicare coloro che si contrapponevano al dogmatismo religioso. Un libero pensatore è colui che rifiuta tutto ciò che è “preconfezionato” ed è disposto ad andare controcorrente per difendere una posizione personale. “Pensa con la tua testa” ci dicono quando cresciamo, ma nessuno ci insegna davvero a farlo. Per imparare a pensare in maniere indipendente non bisogna accontentarsi: delle ideologie politiche elaborate da qualcun altro, delle convinzioni religione che altri ci hanno trasmesso, di un modo di vivere che fino in fondo non sentiamo così vicino al nostro. Il pensiero indipendente è assolutamente raro e senza prezzo. Gustave Le Bon, antropologo, psicologo e sociologo francese, affermò: “Bisogna possedere uno spirito molto indipendente per crearsi cinque o sei opinioni personali nel corso dell’esistenza.” Pensare in maniera indipendente richiede impegno: la fatica di informarsi, il coraggio di uscire dagli schemi e anche capacità di autoanalisi. Ma pensare in maniere indipendente e creativa è assolutamente fondamentale se si vuole fare un passo in avanti: “Quando pensiamo come pensa chiunque altro, il meglio che ci possiamo aspettare è di raggiungere ciò che è già stato raggiunto.”
In conclusione che sia politica, “umana” o di pensiero, l’indipendenza non può che essere per noi un’aspirazione: dobbiamo essere consapevoli di non poterla mai raggiungere veramente, ma allo stesso tempo di quando sia importante inseguirla. Mi piace pensare all’indipendenza come un sorriso rassicurante di qualcuno che sta costruendo la sua strada, libero. Verso l’indipendenza… e oltre.
A cura di Marianna Marzano