“Je suis l’Empire à la fin de la décadence, qui regarde passer le grands Barbares blancs en composant des acrostiches indolents d’un style d’or où la langueur du soleil danse”, così scriveva Verlaine, riferendosi allo sgretolamento dell’ormai spossato Impero Romano sotto il ferro dei Goti. Situazione non poi così diversa da quella dell’impero occidentale del XXI secolo. Con i dovuti cambiamenti, gli ingredienti sembrano gli stessi: un periodo di declino del modello economico-produttivo, una frattura nella distribuzione della ricchezza con conseguente perdita di coesione sociale, un clima politico tormentato da continui capovolgimenti di potere e di generale sfiducia nelle istituzioni centrali, se ci si aggiunge un’orda di βάρβαροi con progetti di espansione antioccidentali la ricetta è completa. C’è perfino un ventilato sacco di Roma. Senza considerare che questi stranieri sono più raffinati; sono organizzati, addestrati, ben finanziati, non colpiscono più a caso, minano le basi della società, provocano terrore, colpiscono i vari Charlie Hebdo e musei di Mosul, sanno come sfruttare sacre scritture, ideologia politica e digital marketing. Cercano di sfruttare, con la loro opera propagandistica, i vuoti sociali e morali che la civiltà occidentale si è lasciata dietro nel tempo, ti lasciano col dubbio che forse quei fumettisti parigini abbiano un po’ esagerato, e sembrano trovare terreno fertile. Lo dimostra, ad esempio, la crescente schiera di giovani che parte per unirsi ai ribelli in Siria come Foreign Fighters: oltre 3000 in tutto l’occidente, di cui almeno 150 statunitensi, compongono il 17% di tutti i combattenti stranieri. Non solo musulmani di seconda generazione avvicinati nelle moschee; il combattente tipo viene descritto sempre più come: giovane, ben istruito, di famiglia europea. Che siano convertiti o i cosiddetti reborn muslim, comunque, sembrano abbracciare la causa jihadista più per sfogare la loro rabbia sociale che per un redivivo furore religioso. Emarginati, delusi, confusi, non perfettamente integrati, cercano un riscatto sociale, una risposta alle ingiustizie dell’occidente, una causa in cui identificarsi. Nella maggior parte dei casi non fanno neanche parte di organizzazioni estremiste, ma partono per iniziativa personale. Il web sembra essere la più potente fonte di persuasione e reclutamento, tanto che il fenomeno ha meritato il nome di ciber-jihad. E quelli che non riescono a partire promettono attentati terroristici. Le minacce alla stabilità e alla sicurezza di America e, soprattutto, Europa rischiano, quindi, di provenire dall’interno oltre che dall’esterno. E le nostre istituzioni non devono rischiare di rimanere a comporre “acrostici indolenti” davanti a tutto questo.
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Assolutamente azzeccato il paragone fra Verlaine e l’europeo moderno. Trovo invece sbagliata l’identificazione dei barbari con gli estremisti islamici, che anzi forse daranno una qualche scossa all’europa addormentata. La “décadence” di Verlaine è a mio avviso identificabile nella stagnazione demografica: gli europei non fanno figli mentre, al contrario, l’enorme ondata africana è appena agli inizi e quelli che arrivano non sono che l’avanguardia. Preda dei suoi egoismi, delle sue diffidenze, dei suoi sensi di colpa, l’Europa soccomberà, e quel che è peggio, sarà contenta di soccombere.