“Ice Bucket Challenge” è quella iniziativa adottata in America e velocemente diffusasi in gran parte del mondo, compresa la nostra cara Italia, sempre pronta ad assimilare ed adottare le tendenze d’oltreoceano: nelle ultime settimane, come avrete sicuramente notato, moltissime persone si sono filmate mentre si versavano addosso un secchio di acqua ghiacciata, e hanno pubblicato il video online collegando l’hashtag #IceBucketChallenge (la sfida del secchiello di ghiaccio). L’idea, a scopo benefico, funziona a “inviti”: quando una persona nomina un’altra, questa è tenuta a fare una donazione entro 24 ore alla ALS Association, un’organizzazione no profit che sostiene la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una terribile malattia neurodegenerativa. Mentre negli USA il risultato è più che soddisfacente (supera i 40 milioni di dollari), in Italia rischia di rivelarsi una delusione quanto a raccolta concreta dei fondi. A furia di tirarsi secchiate d’acqua, sembra che i Vip italiani si siano dimenticati il reale motivo dell’iniziativa. Tra calciatori, conduttori televisivi, ministri, attori, cantanti, non si è riusciti minimamente a replicare, con le ovvie proporzioni, il risultato americano, ma solamente ad assicurare uno spettacolo più o meno grottesco (con le dovute eccezioni) e, in alcuni casi, addirittura penoso: personaggi pseudo-famosi, molti di essi ignari del nobile scopo a tal punto da sfoggiare un abbigliamento del tutto fuori luogo (emblematicamente triste lo spettacolo offerto da numerose starlette, convinte di partecipare ad una selezione per “Miss maglietta bagnata”), continuano ad affollare i social network. Per non parlare, poi, di chi sostiene di aver compreso la reale motivazione, ma finisce col donare 100€, che, per chi guadagna milioni di euro in sole cinque serate (si pensi al Festival di Sanremo), sembrano essere la mancia data ad un membro del personale di un hotel piuttosto che un generoso atto di beneficenza. Perciò, sebbene l’iniziativa, nell’altra parte del mondo, sia stata di grande aiuto, grazie a chi, alla secchiata d’acqua, ha fatto seguire una consistente donazione, in Italia sono pochi coloro i quali hanno dato il giusto significato all’esibizione. Bisogna auspicarsi che il contributo alla ricerca, soprattutto da parte di persone abbienti, continui anche nel momento in cui questa moda lascerà il posto ad un’altra. O meglio, è da auspicarsi che non siano necessarie mode, per quanto utili a divulgare un così importante messaggio, per far sì che ci siano donazioni. Difatti, quante campagne di sensibilizzazione ci passano davanti agli occhi? A quante rispondiamo con entusiasmo?
Posted inAttualità