In questi giorni ha fatto molto parlare la proposta di regolarizzazione dei migranti lavoratori, per la maggior parte impiegati nel settore agricolo. La lotta ha visto principalmente la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, anche lei ex-bracciante pugliese, e il Movimento 5 Stelle, tra cui il leader del partito Vito Crimi, convinto che la regolarizzazione favorirebbe il lavoro in nero e l’attività dei cosiddetti “caporali”. Il caporale è una figura essenziale per l’industria agraria italiana, che esiste già da secoli e che serve da connettore tra le aziende agricole e i lavoratori. Oggi il caporalato è estremamente pericoloso perché è l’espressione di un sistema che sfrutta in ogni modo possibile i lavoratori migranti, provenienti soprattutto dall’Africa Sub-Sahariana e dai Paesi Balcanici, riducendoli spesso in una forma moderna di schiavitù.
Borgo Mezzanone è diventato da qualche anno il simbolo di questa controversa attività. Nato in epoca fascista per riunire gli abitanti delle campagne della Capitanata, il piccolo villaggio si trova molto vicino a Foggia, ma è una frazione della città di Manfredonia. Si trova anche molto vicino a un ex-pista di atterraggio della NATO, abbandonata nel dopo guerra, accanto a cui è stato costruito un CARA, Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo. Accanto al CARA, sulla pista di atterraggio, gli immigrati hanno costruito negli anni un accampamento informale, dove vivono moltissimi lavoratori stagionali.
In tutta questa discussione sulla questione della regolarizzazione, ho fatto qualche domanda a Dina Diurno, insegnante di religione delle scuole di Borgo Mezzanone, che da sempre si occupa dei lavoratori migranti e della difficile realtà della “Pista”, il nome con cui viene indicato l’accampamento informale.
“Dina, come si sta vivendo la situazione Coronavirus a Borgo Mezzanone e sulla Pista?”
“Fino all’allentamento delle misure il 4 maggio c’è stato un grandissimo rispetto delle nuove regole di distanziamento sociale. Gli autobus che ogni giorno partono per Foggia sono stati soppressi fino alla settimana scorsa e, in questo senso, siamo rimasti isolati. Forse è per via di questo isolamento che non si sono registrati casi di malattia tra gli abitanti della Pista, mentre i numeri a Borgo sono rimasti molto bassi. In questo periodo normalmente iniziavano già a spostarsi gli stagionali, in arrivo dal Nord Italia o da altri Paesi. Il virus ha fermato tutti e la Pista oggi conta molti meno abitanti rispetto agli scorsi anni. Nel frattempo ci stiamo impegnando tutti per ripulire il ghetto dai rifiuti e delle cisterne di plastica sono state già installate per favorire l’igiene.”
“Come monitorate la situazione negli insediamenti?”
“Della Pista si sta occupando prevalentemente la ONG INTERSOS, che tutti i giorni fornisce assistenza sanitaria e servizi di formazione per dare anche delle istruzioni su come affrontare il virus. Io, invece, due volte a settimana mi occupo insieme a Medici con l’Africa CUAMM di fornire assistenza a chi lo vuole – cercando di coinvolgere il numero più grande possibile di persone – a casa Sankara e casa Arena, dove risiedono più di 120 migranti complessivamente. Casa Arena, tra l’altro, è stata confiscata alla mafia e adesso ospita ragazzi si impegnano ad essere riconosciuti dalla società come lavoratori.
“Che effetto ha avuto il Coronavirus sul caporalato?”
“Innanzitutto, quando parliamo di caporalato dobbiamo distinguere chi chiede soldi per la benzina della macchina con cui si accompagnano le persone nei campi da chi abusa dei migranti portandogli via tutto quello che hanno. I primi si comportano come ci comportiamo anche noi insegnanti che ci spostiamo per tutta la provincia e dividiamo le spese del viaggio, mentre i secondi, come molti sanno, sono in grado di compiere atti terribili. Purtroppo oggi c’è bisogno di una figura come il caporale, cioè una persona che porti a lavoro i ragazzi, che quasi mai hanno una macchina e la patente. Anche raggiungere i campi in bicicletta diventa difficile se bisogna percorrere chilometri sotto il sole e sotto la pioggia. Per risolvere il problema del caporalato bisognerebbe che le aziende agricole si muniscano di mezzi per portare i braccianti a lavoro in sicurezza, soprattutto perché molti datori di lavoro sanno che i loro ragazzi vengono dagli accampamenti. Non basta monitorare la questione dei documenti e degli stipendi, per arrivare a un livello accettabile di legalità serve venire incontro ai braccianti in modo che possano raggiungere facilmente il posto di lavoro. Per quanto riguarda la crisi sanitaria, la presenza costante dei Carabinieri in questo periodo ha fatto in modo che venissero sequestrati tantissimi mezzi irregolari e anche i datori di lavoro si sono muniti di termometri a distanza. I ragazzi lavorano quasi tutti, adesso è partita la raccolta degli asparagi e la semina dei pomodori. Si può dire che la situazione fino ad adesso è stata sotto controllo e positiva rispetto agli standard. Se le cose torneranno ad essere peggiori dopo la quarantena e la regolarizzazione è da vedere…”
“Gli aiuti ai meno abbienti sono stati promessi dal governo e in alcuni casi sono già arrivati. Come è stata gestita la situazione a Borgo Mezzanone?”
“La Caritas si è subito messa all’opera per distribuire buste alimentari, mentre per quanto riguarda gli aiuti finanziari la situazione è più complessa. Dopo tante proteste per questi ‘famigerati immigrati che prendono i nostri soldi’ ho visto anche ragazzi che hanno rinunciato agli aiuti ricevuti perché avevano ricominciato a lavorare nei campi, nonostante avessero intrapreso tirocini e avessero progetti diversi. C’è da dire che i furbi ci sono sempre e ovunque, anche tra chi eroga i bonus spesa. Per esempio, non c’è scritto da nessuna parte nel Decreto che il bonus deve andare solo a chi ha un documento di identità, eppure in molti comuni si è creata una situazione di disinformazione diffusa sull’argomento. Di certo questa emergenza sanitaria sembra aver allargato il divario tra chi ha tutto e chi non ha nulla.”
“La domanda che un po’ tutti ci facciamo all’indomani dell’accordo sulla regolarizzazione è cosa succede adesso. Qual è il futuro dei braccianti, dei caporali e dell’industria agricola?”
“Un atto legislativo va sempre letto con attenzione. Ci vorrà ancora un po’ prima di capire esattamente come andranno le cose e non voglio ancora sbilanciarmi, non prima di aver parlato con chi ne sa sicuramente più di tutti: i giuristi, tra tutti quelli dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI). Nel frattempo mi sento di dire che è necessario che questo accordo favorisca chi ne ha bisogno e faccia emergere gli invisibili, ma allo stesso tempo è necessario mettere dei paletti fissi sui reati e ripristinare la legalità. Chi rimane fuori la regolarizzazione? Chi rientra come criminale? La regolarizzazione poi non è una sanatoria, come quelle operate in passato, ma garantisce un riconoscimento dei migranti a medio termine. Il lavoro dei giuristi e di chi applica la legge deve essere pensato e ponderato, soprattutto per contrastare la criminalità organizzata, straniera e italiana. Non è un segreto che spesso ci sono accordi tra la Mafia Nigeriana e la criminalità organizzata locale. È un momento tragico, bisogna fare attenzione ma allo stesso tempo garantire diritti a chi non ne ha.”
“Immagino che una regolarizzazione di alcuni elementi criminali non farebbe altro che regalare materiale ad alcuni politici per fare generalizzazioni pericolose. A proposito, che fine ha fatto la questione del CARA a un anno dalle dichiarazioni di Matteo Salvini, che lo voleva chiuso?”
“All’inizio il CARA è stato svuotato e tutto era pronto per la bonifica, ma scoppiata la pandemia tutto si è fermato e il centro è tornato ripopolato da chi lo aveva lasciato, grazie al famoso buco nella recinzione. Con il cambio di governo e dopo questa emergenza il futuro del CARA rimane incerto.”
A cura di Raffaella De Meo