Stupido è chi lo stupido fa

Stupido è chi lo stupido fa

Forrest Gump è stato uno dei primi film che ho visto da bambina. Mio padre mi prendeva in braccio di ritorno dal lavoro, e nonostante la stanchezza, mi metteva a sedere sul divano ed inseriva un dvd nel lettore: poi si sedeva accanto a me e premeva play, senza darmi chissà quale spiegazione. Io restavo in silenzio consapevole della magia che stava per accadere: C’era una volta in America, Nuovo cinema paradiso e tanti altri, ma uno su tutti è stato il film in grado di demolire la mia labile quarta parete: Forrest Gump. Consapevole che le emozioni non possano spiegarsi, cercherò di farlo ugualmente.

Forrest è un bambino affetto da problemi motori ed una lieve forma di autismo che vive in Alabama con sua madre, una donna saggia che ha trasformato la sua bucolica abitazione in un affittacamere. Per Forrest presto arrivano i primi atti di bullismo, che riuscirà ad affrontare grazie alla piccola Jenny, una bambina con un padre alcolizzato e tanta solitudine sulle spalle. “Corri, Forrest, corri” dice la piccola a Forrest, e lui corre, corre fino a quando le loro strade non si separano a causa della guerra in Vietnam: il ragazzo si arruola e poco dopo conosce Bubba, un afroamericano con la passione per i gamberi che sogna di acquistare un peschereccio.

In guerra Forrest è forte, ma l’oscurità della morte prende con sè Bubba ed il resto del plotone, ad eccezione di lui e del Tenente Dan, un valoroso soldato che perde le gambe in battaglia.

... AVVISO SPOILER SU STORIA E FINALE …

La scena in cui Forrest trova Bubba ferito nelle foreste del Vietnam è forse una delle più toccanti a cui ho mai assistito: nonostante le condizioni dell’amico, Forrest lo carica sulle spalle e corre fino alla riva di un fiume vicino e qui i due si dicono addio. “Bubba era il mio migliore buon amico, e anche io lo so che non è una cosa che uno trova dietro l’angolo. Bubba doveva diventare il capitano di una barca per gamberi, ma invece morì lì, vicino al quel fiume, in Vietnam.”

Di ritorno dalla guerra Forrest riceve numerosi riconoscimenti, ma è Jenny che il ragazzo desidera. Arriviamo così alla scena che molti definiscono la migliore dell’intera pellicola: Forrest visita Washington e finisce per caso in un corteo di pacifisti e, fra la folla, vede emergere la sua amata Jenny, a quel punto corre verso di lei e la abbraccia tra l’esultanza generale. “E’ stato il momento più felice della mia vita”.

I due passano del tempo insieme, ma tanti sono i cambiamenti che la ragazza ha sopportato in assenza del protagonista: i problemi con la droga e gli uomini violenti sembrano dimensioni troppo distanti da Forrest, quindi si separano nuovamente.

A questo punto egli decide di fare onore a Bubba e, dopo aver rincontrato il Tenente Dan, compra un peschereccio ed insieme iniziano a pescare gamberi. Purtroppo però la madre si ammala e Forrest torna in Alabama per starle vicino fino alla sua dolosa dipartita. Il ragazzo decide dunque di restare, finché Jenny non si presenta alla sua porta. Insieme trascorrono momenti di tranquillità ed il loro sentimento si solidifica tanto che Forrest chiede alla ragazza di sposarlo, ma lei rifiuta e fugge nella notte.

Resosi conto dell’assenza di Jenny, avverte una forte voglia di correre, quindi si alza e parte, iniziando da casa sua, e arriva fino all’oceano.

La corsa di Forrest susciterà grande attenzione, tanto da creare un seguito di sostenitori. Quando torna a casa ad attenderlo c’è una lettera di Jenny che lo invita ad andarla a trovare: al suo arrivo scopre che la donna è gravemente malata e madre di un bambino, Forrest, figlio di Forrest stesso.

Così la famiglia torna in Alabama ed i due finalmente si sposano, ma dopo il matrimonio Jenny muore. Il piccolo resta con Forrest e, al suo primo giorno di scuola, il padre lo accompagna alla stessa fermata dell’autobus da cui lui stesso partiva ogni mattina. Nelle ultime scene la voce fuori campo di  Forrest legge la toccante lettera piena di mancanza e amore che ha scritto all’amata.

Il potere del film diretto da Zemeckis è estremamente forte: Forrest Gump è un’opera completa, in cui vengono passati in rassegna tutti gli aspetti della vita, dal bullismo, all’amore, l’amicizia, la guerra, la forza di un uomo che guarda il mondo con occhi leali ed amorevoli, senza l’apatia ed il criticismo che caratterizzano la società. Anche in Vietnam Forrest si sorprende e si gode i piccoli momenti: la pioggia, l’amicizia e la solidarietà nell’esercito. La semplicità di Forrest non va di certo confusa con ignoranza, infatti egli si preoccupa solo di dare amore e gentilezza senza necessariamente richiederne il tornaconto, coglie l’attimo e lo vive con il massimo dell’ottimismo possibile, ma non per questo non ha coscienza dei fatti, anzi. “Non lo so se mamma aveva ragione o se ce l’ha il tenente Dan. Non lo so se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza. Ma io credo, può darsi le due cose. Forse le due cose capitano nello stesso momento. Mi manchi tanto Jenny, se hai bisogno di qualcosa non sarò mai lontano.”

Articolo a cura di Maria Pagano

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