“Tutti gli amanti della nobile arte conoscono Gennadij Gennadijevič Golovkin, uno dei pesi medi più forte di tutti i tempi. Non è solo quel pugile che tutti ricordano per la freddezza pugilistica e il talento innato. Il suo carattere, forgiato da un’infanzia vissuta in una città avvolta dal gelo per 9 mesi l’anno e travolta dallo sfaldamento dell’Unione Sovietica, è ciò che più affascina tutti i suoi sostenitori”
Gennadij Gennadijevič Golovkin nasce a Karaganda (Kazakistan) nel 1982 da madre coreana e padre russo. A soli 8 anni, grazie ai due fratelli maggiori, mise per la prima volta piede in una palestra di pugilato e fin da subito venne messo, a scambiare colpi all’interno delle 16 corde, con uomini adulti nonostante fosse poco più di un bambino. Al suo fianco, con il medesimo elevatissimo talento, c’era il fratello gemello Max. Ma la vita assestò loro due colpi terribili: la perdita di entrambi i fratelli maggiori sul campo di battaglia, gli stessi fratelli che fecero entrare per la prima volta in palestra sia Gennadij che Max. Per entrambi non ci fu alcun funerale di stato, nessun onore. Fu un periodo buio per la famiglia: i corpi dei due non fecero mai ritorno a casa. Sia Gennadij che Max si dedicarono al pugilato per proseguire le battaglie, anche se in un altro campo, iniziate dai fratelli caduti in guerra. Entrambi erano pesi medi, entrambi erano imbattibili e imposero la loro egemonia all’interno del ring in tutti gli stati periferici dell’ex Unione Sovietica.
Il punto di svolta, nella vita dei due fratelli, fu l’evento che segnò il loro destino per sempre: le Olimpiadi di Atene del 2004. Ma sull’aereo che dal Kazakistan sarebbe decollato alla volta dei giochi olimpici c’era solo un posto disponibile. I due fratelli erano alla pari, pugilisticamente parlando, lo erano sempre stati, spettava solo a loro decidere chi avrebbe preso quel volo.
Fu Max a rompere il ghiaccio dicendo: “Gennadij, tu sei 15 minuti più vecchio di me. Il posto è tuo!”.
Quel che successe dopo è storia: Gennadij conquistò l’argento olimpico e subito dopo passò professionista diventando quel pugile sensazionale che il mondo conosce. In 14 anni di professionismo non c’è stato avversario che abbia rifiutato, scambio a volto scoperto che non abbia accettato, passo sul ring che abbia mosso all’indietro. Fin quando arrivo la tanto attesa sfida contro il talento messicano Saùl “Canelo” Alvarez. Furono disputati due match. Un pari nel primo incontro e la vittoria di Canelo nel secondo.
Entrambi i match furono delle guerre a viso aperto per tutti i 12 round. Ancora oggi si discute molto riguardo i verdetti della giuria. Secondo molti, in entrambi gli incontri la vittoria doveva essere assegnata al kazako, ma la giuria, come è noto nella nobile arte, può essere influenzata da molte variabili, spesso anche esterne al ring.
Ad oggi Gennadij Gennadijevič Golovkin è il campione di pugilato più amato e ammirato dal mondo intero, mentre suo fratello Max, invece, è rimasto in Kazakistan ad occuparsi della famiglia, vicino a figli e moglie. Vicino agli anziani genitori. Vicino alla tomba vuota che contiene lo spirito dei due fratelli.
Di Mattia Carnevali