Editoriale del Direttore.
Lo spettro di una variante del Covid-19 resistente al vaccino terrorizza i cittadini; significherebbe tornare al punto di partenza e ripiombare nell’incubo pandemico. È la famigerata variante Loop: un’evoluzione del virus che abbatte la protezione immunitaria messa in piedi dal vaccino, ed incastra la popolazione in una campagna vaccinale perenne. La cittadinanza dovrebbe essere sottoposta a vaccini sperimentali periodicamente aggiornati, in base alla variante di turno, ed inoculati a cadenza annuale o biennale. Questo finché larga parte della popolazione mondiale non avrà sviluppato un’adeguata protezione immunitaria. Ciò dovrebbe condurre, al termine di una campagna vaccinale lunga, capillare e ben articolata su scala globale, alla definitiva debellazione del virus e alla fine, tanto attesa, dell’incubo pandemico. Non ci sono alternative?
Quante volte, in questi mesi, abbiamo sentito parlare di varianti del Covid-19? A terrorizzarci è l’idea che una mutazione del virus possa alterarne il tasso di mortalità, e che la protezione immunitaria fornita dal vaccino, a quel punto, non sia più sufficiente. Tant’è che nell’opinione pubblica si è persino diffusa l’idea che siano state proprio le campagne vaccinali ad incentivare lo sviluppo di varianti pericolose. Il 10 settembre, il leader della Lega Matteo Salvini, ospite di Myrta Merlino, conduttrice del noto talk show “l’Aria che Tira,” che va in onda su La7, si è espresso sull’argomento: “è il mestiere del vaccino: se io provo ad ammazzare il virus, il virus cerca di sopravvivere variando, mutando e reagendo al vaccino”. Queste dichiarazioni hanno suscitato molto scalpore. Valeria Fedeli, senatrice del Partito Democratico, le ha bollate come posizioni “irrazionali,” e “antiscientifiche.” Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, l’ha definita “una delle cose più inesatte che ha avuto modo di sentire, da quando si parla di pandemia.” Bassetti ha precisato: “le varianti nascono quando le persone non sono vaccinate e il virus si muove, liberamente: vedi la Delta in India dove la popolazione non era immunizzata, così come la Mu. Dire quello che ha detto Salvini è profondamente inesatto”. L’OMS, in un documento pubblicato il primo marzo 2021, dedicato alla relazione tra varianti e vaccini, spiega che “più un virus circola ampiamente tra la popolazione e causa molte infezioni, più aumenta la probabilità che il virus subisca mutazioni. Più opportunità il virus ha di circolare, più si replica e più può venire modificato,” e che “aumentare la produzione dei vaccini e distribuirli il più velocemente possibile sarà anche un sistema per proteggere le persone prima che possano essere esposte al virus e al rischio di nuove varianti. La priorità dovrebbe essere quella di immunizzare i gruppi più a rischio ovunque a livello globale per massimizzare la protezione contro le nuove varianti e ridurre al minimo il rischio di trasmissione”. Questa obiezione, posta da numerosi detrattori di Salvini, oltre che da diversi scienziati, è stata rilanciata da tutti i quotidiani nazionali. Il Corriere della Sera ha titolato: “Barbara Gallavotti smentisce Matteo Salvini, varianti pericolose nate prima dei vaccini,” riprendendo un estratto dell’intervista che la biologa ha concesso alcuni giorni fa a Giovanni Floris, conduttore di “DiMartedì”, talk show di La7.
È vero, senza il vaccino e la protezione immunitaria che il farmaco garantisce, il virus può circolare più liberamente. Più circola, più aumenta il rischio che possano svilupparsi varianti pericolose. Difatti, le varianti più pericolose si sono sviluppate prima dell’inizio della campagna vaccinale, messa a punto dai governi di tutte le democrazie occidentali (e non solo). Tuttavia, Salvini si è limitato a citare un’ipotesi, che al momento, l’ex ministro dell’Interno non l’ha certo specificato, resta tale, ma è pur sempre un’ipotesi, formulata dall’Istituto Superiore di Sanità. “Sotto l’azione dei vaccini, o anche dei farmaci, che tendono a ridurre la sua moltiplicazione, è più probabile che quegli errori casuali che danno al virus variato maggiori probabilità di resistere all’attacco degli anticorpi o all’azione dei farmaci antivirali, prendano il sopravvento.” Anche il noto virologo Roberto Burioni, che pure si è distinto in questi mesi dagli altri scienziati per aver assunto, legittimamente, posizioni radicali a favore del vaccino, che talvolta si sono tradotte, meno legittimamente, in attacchi rabbiosi, in veri e propri conati di odio e violenza verbale, (come quando ha insultato i No Vax chiamandoli “sorci”), ha spiegato in un tweet che: “la vaccinazione a tappeto crea le condizioni nelle quali un virus resistente potrebbe emergere,” aggiungendo tuttavia, è doveroso specificarlo, che “senza vaccini la variante non potrebbe emergere semplicemente perchè troverebbe la strada libera verso il contagiare tutto il mondo.” Nelle parole del leader della Lega si cela anche del vero. Difatti, chi ha posto obiezioni a questa argomentazione si è limitato ad illustrare la relazione causale tra libera circolazione del virus, alla quale il vaccino dovrebbe porre un argine, e la formazione di varianti pericolose, senza tuttavia entrare nel merito, e negare, su un piano prettamente scientifico, la correlazione tra vaccinazione di massa e sviluppo di varianti pericolose. In parole povere, Salvini avrebbe detto una sciocchezza perchè le varianti più pericolose sono nate prima dell’inizio della campagna vaccinale. Burioni, nello stesso tweet, ha scritto che “la strategia migliore che abbiamo per impedire a varianti virali resistenti al vaccino di emergere è vaccinare tutti quanti il prima possibile in modo da impedire al virus di replicarsi, e di provare a fregarci.” Benissimo, tutto vero e scientificamente ineccepibile, ma nessuno ha spiegato, per quale motivo sarebbe sbagliato, oltre che antiscientifico, dire che le vaccinazioni a tappeto, ponendo un importante ostacolo alla diffusione del virus, potrebbero spingere il Covid-19 a mutare allo scopo di aggirare l’ostacolo, e quindi a sviluppare una variante resistente al vaccino. Sempre Burioni, infatti, ha scritto: “il vaccino è un ostacolo che il virus prova a superare con una variante. Ci riuscirà? Non possiamo saperlo.” Esatto, non possiamo saperlo.
Ad ogni modo, non ci resta che bollare questa tesi, propugnata dal leghista, come una mera ipotesi teorica (sperando che resti tale), ed integrare nel quadro dell’articolo e del ragionamento che stiamo facendo le obiezioni poste da chi ha contestato Matteo Salvini. Senza vaccini, il Covid è più libero di circolare. Ergo, ci sono più possibilità che possa emergere e svilupparsi una variante pericolosa.
Premetto che soltanto chi possiede specifiche competenze medico scientifiche, perlomeno dal mio punto di vista, può contribuire in maniera significativa ad un dibattito, quello sui vaccini (da tenere separato, ovviamente, dal dibattito sul Green Pass e sull’obbligo vaccinale), tecnico scientifico. Per questo, l’Editoriale di questa settimana è pieno zeppo di citazioni e parafrasi, oltre che di dati e statistiche che provengono da fonti ufficiali, come si è visto nella prima parte dell’articolo. Mi limiterò ad inserire, nel quadro di un ordine logico, le argomentazioni di chi possiede determinate competenze, mettendole in fila, e traendo al termine di questa ricostruzione specifiche conclusioni, nel tentativo di offrire al lettore spunti di riflessione.
Il virus muta continuamente. Come si è detto, più si diffonde, più contagia, più da origine a nuove varianti del virus. Soltanto alcune di queste varianti sono significative (le cosiddette “variants of concern” segnalate dall’OMS), ovvero pericolose, e quindi in grado di alterare i tassi di contagiosità, ospedalizzazione e morte del Covid-19. La famigerata Variante Delta ad esempio, ha ridimensionato, in termini di contagio, ma non, fortunatamente, di ospedalizzazione o morte, le differenze che intercorrono tra vaccinati e non vaccinati. “Nessun vaccino è efficace al 100%, perché il virus è cambiato”, ha spiegato Antony Fauci, Consigliere Medico Capo del Presidente degli Stati Uniti d’America. “La variante Delta ha cambiato totalmente lo scenario”. “I dati sulla mutazione che abbiamo a disposizione oggi mostrano che il livello di infezione nelle mucose in una persona vaccinata è lo stesso di quello in una persona non vaccinata”, tuttavia, “è’ estremamente raro che una persona vaccinata, se pur contagiata, finisca in ospedale.”
Chi può garantire quindi, sulla base di queste poche e semplici osservazioni, che non possa emergere e imporsi, prima o poi, anche una variante in grado di bucare la protezione immunitaria fornita dal vaccino? Che non possa svilupparsi una variante in grado di ridimensionare le differenze tra vaccinati e non vaccinati in termini, non solo di contagio, come la Delta, ma anche di ospedalizzazione e morte? Nessuno. Perché la campagna vaccinale, in molte aree del pianeta, non è nemmeno cominciata. Ciò significa che il virus potrà continuare, ancora per molti anni, a circolare liberamente in tutto il pianeta. “A ogni persona infettata il virus fa un tiro di dadi che potrebbe andargli bene, generando una variante resistente al vaccino.” (Roberto Burioni).
Tutto ciò rende inutile, oltre che dannosa, un’ulteriore messa a punto della campagna vaccinale, soprattutto in paesi come l’Italia, dove una grossa quota di popolazione ha già ricevuto due dosi: mi riferisco all’inoculazione della terza dose. L’OMS ha già fatto un appello a riguardo: “no alla terza dose, la priorità è proteggere tutti.” Ma è uno dei tanti appelli che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, durante questi mesi, ha rivolto ai paesi più ricchi, chiedendo, tra le altre cose, più finanziamenti per Covax, programma volto ad assicurare un eguale distribuzione, su scala globale, del farmaco anti-Covid-19. Se si guardasse realmente all’interesse generale e alla salute pubblica, e si considerasse davvero il vaccino l’unica strada percorribile, allora bisognerebbe destinare parte dei vaccini acquistati dalle democrazie occidentali, dove la popolazione è già, in larga parte, bivaccinata, ai paesi che contano poche inoculazioni. Non è terzomondismo. È razionalità. In Occidente scadono a dicembre 100 milioni di vaccini, mentre il Terzo Mondo resta senza. Com’era la barzelletta di Usa e Ue, (Draghi incluso) sui brevetti liberi?” (Il Fatto Quotidiano). Questo cortocircuito logico dovrebbe sollevare molti dubbi. Ne usciremo mai?
Quindi, premesso tutto questo, dovrebbe essere considerato inutile, (oltre che dannoso, se si tiene conto dell’ipotesi formulata da Salvini), proseguire la campagna vaccinale? Bisognerebbe sospenderla? Ovviamente no. Stando ai dati e alle statistiche fornite dalle autorità sanitarie, le vaccinazioni hanno ridotto drasticamente il tasso di mortalità, oltre che di contagio e ospedalizzazione, del Covid-19. Il rapporto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il primo settembre 2021, documenta “una forte riduzione del rischio di infezione da virus Sars-Cov-2 nelle persone completamente vaccinate rispetto a quelle non vaccinate (78% per la diagnosi, 94% per l’ospedalizzazione e 96% per i ricoveri in terapia intensiva e 97% per i decessi)”. Ma allora cosa dovremmo fare?
La campagna vaccinale potrebbe favorire lo sviluppo della “super variante.” E anche se questa tesi dovesse restare, come ci auguriamo, un’ipotesi meramente teorica, o una delle tante previsioni sbagliate dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, la vaccinazione di larga parte della popolazione mondiale, per essere portata a termine, esigerebbe comunque diversi anni, se non lustri. E nel frattempo, potrebbero emergere e svilupparsi varianti sempre più pericolose, in grado di rendere questo vaccino obsoleto. Basti pensare che i vaccini che ci hanno e che ci stanno inoculando, sono stati pensati, prodotti e redistribuiti allo scopo di contrastare il Covid-19 nella sua forma originaria, quella comparsa per la prima volta a Wuhan. Ma il ceppo originario del virus è scomparso da mesi e praticamente non circola più.
Un’evoluzione del virus che abbatte la protezione immunitaria messa in piedi dal vaccino incastrerebbe la popolazione in una campagna vaccinale perenne. La cittadinanza dovrebbe essere sottoposta a vaccini sperimentali periodicamente aggiornati, in base alla variante di turno, ed inoculati a cadenza annuale. In pratica, rischiamo di entrare e restare intrappolati in un loop infinito, fatto di varianti e vaccini, vaccini e varianti…almeno finché buona parte della popolazione mondiale, a seguito dell’inoculazione del vaccino, come è accaduto per altre malattie, avrà sviluppato solide difese immunitarie. Ciò dovrebbe condurre alla definitiva debellazione del virus e alla fine, tanto attesa, dell’incubo pandemico. Non so voi, ma a me, francamente, non sembra uno scenario particolarmente roseo.
Qualora dovesse emergere ed imporsi una variante del Covid-19 in grado di resistere al vaccino, credo sia opportuno cominciare a studiare e valutare anche l’adozione di approcci alternativi, che non prevedono la messa in atto di una campagna vaccinale perenne. Si potrebbe pensare di destinare in via esclusiva il farmaco, periodicamente aggiornato in base alla variante di turno, soltanto alle classi più fragili, alle categorie a rischio, o al personale medico sanitario. Ovviamente, una volta garantita protezione ai più deboli attraverso l’inoculazione, bisognerebbe, per forza di cose, impegnarsi allo scopo di non lasciare sguarnite le nostre difese per il resto della popolazione. Approfondire altre cure, studiare altri approcci; in questi mesi abbiamo parlato spesso di plasma iperimmune, idrossiclorochina, anticorpi monoclonali, cure domiciliari precoci…alcuni efficaci, altri meno, altri ancora per nulla. Bisogna ricordare, senza sminuire la pericolosità del virus, o equiparare, in maniera stupida e alquanto bizzarra, il Covid ad una semplice influenza, che il 90% dei contagiati da Covid-19 guarisce senza che vi sia il bisogno di nessuna terapia.
Ma in fondo si tratta di mere supposizioni. Forse, grazie alle campagne vaccinali, che imperversano in tutto il mondo, il Covid-19 verrà messo alle strette, e definitivamente sconfitto. Magari la variante Loop non vedrà mai la luce. Sarebbe un sogno. Anzi, la fine di un incubo.
A cura di Michelangelo Mecchia