Buckingham Palace, giovedì 8 settembre, ore 18:30:
“The Queen died peacefully at Balmoral this afternoon.
The King and The Queen Consort will remain at Balmoral this evening and will return to London tomorrow.”
(“La regina è morta pacificamente a Balmoral questo pomeriggio.
Il re e la regina consorte rimarranno a Balmoral questa sera e torneranno a Londra domani.”)
Questa settimana è crollato il London Bridge, e così è stata annunciata la morte della regina Elisabetta, attraverso un tweet: il modo di comunicare di un tempo, il nostro, in cui il passato sembra aver perso la sua importanza. Eppure Elisabetta esce di scena con il passo non dell’attualità, bensì della storia. Il fascino di Elisabetta era proprio nell’essere un personaggio – forse l’ultimo – che ci dava il collegamento con un mondo scomparso. La sua morte è arrivata lenta, ma inesorabile.
Non hanno naturalmente tardato ad arrivare sentite condoglianze, non solo dalle persone in Gran Bretagna, ma da parte dei leader di tutto il mondo. “La sua eredità incomberà sulle pagine della storia britannica e nella storia del nostro mondo”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, facendo sventolare a mezz’asta le bandiere della Casa Bianca.
Anche nel nostro Paese la notizia ha avuto grande risonanza: il presidente del consiglio Mario Draghi ha scelto di ricordarla come «una protagonista assoluta della storia mondiale degli ultimi settant’anni», lodando il suo «equilibrio, la sua saggezza, il suo rispetto delle istituzioni e della democrazia», nonché la sua capacità di «tenere vivo il valore della tradizione in una società in costante e profonda evoluzione». La storia della regina del Regno Unito, di Gran Bretagna, Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth inizia a Londra il 21 aprile 1926: è qui che nasce Elizabeth Alexandra Mary, figlia maggiore del Duca di York, il futuro Giorgio VI, e di sua moglie Elisabetta, prima Duchessa di York e poi regina consorte. Elisabetta diventa presto erede al trono, all’età di dieci anni, dopo l’abdicazione dello zio Edoardo VIII. Nel 1940, a quattordici anni, la principessa si ritrova coinvolta in prima persona nella Seconda guerra mondiale, e sin da subito si adopera ampiamente per aiutare i colpiti dai bombardamenti. Terminate le drammatiche pagine della guerra, nel 1947 arriva il matrimonio con il principe Filippo Mountbatten, dal quale avrà in seguito quattro figli: Carlo, principe del Galles, Anna, principessa reale, Andrea, duca di York, ed Edoardo, conte di Wessex. Il 6 febbraio 1952, con la morte del padre Elisabetta diventa regina all’età di venticinque anni, venendo ufficialmente incoronata il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster.
Definita la “regina dei record”, Elisabetta era la quarantesima monarca di una linea reale che seguì il re normanno Guglielmo il Conquistatore, il quale rivendicò il trono inglese nel 1066 dopo aver sconfitto il sovrano anglosassone Harold II nella battaglia di Hastings. Oltre ad essere stata la monarca britannica più anziano della storia, Elisabetta II è stata la regina più longeva di sempre. Il suo regno è durato 70 anni e 214 giorni (6 febbraio 1952 – 8 settembre 2022). Entrambi i record erano precedentemente detenuti dalla bisnonna di Elisabetta II, la regina Vittoria (1819-1901), che regnò per 63 anni e 216 giorni e visse fino a 81 anni e 244 giorni. “Inevitabilmente una lunga vita può passare per molte pietre miliari – la mia non fa eccezione”, ha detto lei stessa. La regina ha visto il succedersi di 15 primi ministri del Regno Unito durante importanti cambiamenti politici, come la decolonizzazione dell’Africa, la devoluzione nel Regno Unito, la creazione dell’Unione Europea e la successiva uscita del Regno Unito da essa. Il suo regno è stato in grado di resistere e restare in vita in un’epoca in cui la monarchia come forma di Stato si è fortemente ridimensionata, ed è quasi scomparsa.
Proprio per questa ragione, sebbene la morte di Elisabetta II abbia suscitato un’ondata di dolore per milioni di persone in tutto il mondo, ha anche ravvivato le critiche al suo lascito, dando spazio ai sentimenti complicati di coloro che la vedevano come un simbolo dell’impero coloniale britannico, un’istituzione che si è arricchita attraverso la violenza, il furto e l’oppressione. Elisabetta ha governato la Gran Bretagna nell’era postcoloniale, eppure a detta dei suoi oppositori portava ancora un legame con il suo passato coloniale, radicato nel razzismo e nella violenza soprattutto contro le colonie asiatiche e africane. Va tuttavia sottolineato che queste accuse vengono mosse nell’effettivo contro la monarchia britannica in quanto istituzione, e al rapporto della monarchia con i sistemi di oppressione, repressione ed estrazione forzata del lavoro; sistemi che esistono al di la della persona di Elisabetta stessa.
Al momento della morte della regina, il trono è passato immediatamente e senza cerimonie all’erede Carlo, l’ex principe del Galles. Ci si domanda dunque: quali conseguenze potrà portare un tale cambiamento? Durante il suo periodo al potere, Elisabetta ha sempre mantenuto un silenzio emblematico, evitando di esporsi riguardo opinioni e preferenze e restando al di sopra delle parti. Al contrario, Carlo non ha mai avuto esitazioni nell’esternare le proprie idee: sono note le sue lettere ai ministri nelle quali, con grafia incomprensibile, metteva bocca negli affari di Stato. Al contempo però, sono degni di nota i suoi numerosi interventi positivi e la sua attitudine da precursore riguardo molteplici tematiche, in particolare la difesa dell’ambiente (il suo intervento alla Cop26 è stato tra quelli più ascoltati).
Il nuovo re ha giurato: “Mi impegnerò per il resto dei miei giorni, conterò su sostegno della mia amata moglie”. Non resta che attendere la sua incoronazione, che con grande probabilità avrà luogo tra alcuni mesi, dopo un periodo di lutto. La data ufficiale di tale rituale, elaborato ed intriso di tradizione e storia, deve infatti ancora essere annunciata. L’incoronazione sarà considerata festa nazionale, così come i funerali di stato di Elisabetta.
Questi ultimi si svolgeranno lunedì 19 settembre presso l’Abbazia di Westminster alle 11 ora locale, come da conferma da Buckingham Palace. Prima del funerale, la salma della Regina verrà esposta nella Westminster Hall per quattro giorni, per consentire ai cittadini di renderle omaggio. Il giorno festivo naturalmente è stato approvato dal neo-re Carlo III e segna la fase finale di un periodo di lutto nazionale. Per la stragrande maggioranza dei suoi sudditi, Elisabetta era una figura che incuteva rispetto e ammirazione: la sua morte ha demarcato in maniera indelebile la fine di un era.
A cura di Alessandra Coffa