ABRUZZO TRA NATALE E TRADIZIONI

ABRUZZO TRA NATALE E TRADIZIONI

Come ogni regione italiana, anche l’Abruzzo può vantare una serie di tradizioni legate al Natale, sebbene la maggior parte sia stata abbandonata nel corso dei decenni. Decisamente influenzate dalla storia di una zona rurale, sono caratterizzate da elementi semplici e ritualità contadine, in particolare nella zona collinare della provincia di Chieti e dintorni in quanto nel montagnoso entroterra si ritrovano elementi diversi. 

A partire dalla Vigilia, un ingrediente fondamentale per un Natale abruzzese che si rispettasse prevedeva che un grande ceppo di legno, conservato apposta per l’occasione, venisse messo nel camino e che un fuoco vi venisse acceso. Nell’immaginario esso serviva a “riscaldare il bambin Gesù , motivo per cui era importante che la fiamma  restasse vivafino all’epifania. Per far sì che ciò accadesse e il ceppo non bruciasse del tutto, il giorno seguente veniva sostituito con legna ordinaria e rimesso al suo posto il 5 gennaio.

Dal punto di vista culinario, il menù della cena prevedeva: lumache, baccalà, fagioli, pasta al brodo di asparagi e, come leggero tocco finale, crispelle e calzonetti fritti ripieni di marmellata d’uva di Montepulciano. Una cerimonia particolare, che si ripeteva anche durante il pranzo del giorno successivo, era quella di gettare nel fuoco un boccone di ognuna di queste pietanze, ruolo assegnato rigorosamente allacapo famiglia. In seguito ci si recava in Chiesa per la messa, in cui venivano anche rinnovati i riti per la cura dei malanni, conspecifiche formule legate a ciascuno (come ad esempio il mal di testa) . 

A mezzanotte, una candela veniva accesa e si usciva fuori di casa a controllare, attraverso il movimento della fiammella, la direzione dei venti. Questo era uno dei riti più legati alla tradizione contadina della regione e al forte legame delle famiglie con la campagna. Secondo la superstizione infatti, il lato da cui proveniva la corrente avrebbe determinato un anno di tempo buono (e quindi raccolto fruttuoso) se essa soffiava da ovest o, al contrario, da est, di temporali e nevicate che avrebbero danneggiato le coltivazioni.

Durante la giornata del Natale si presta principalmente attenzione, ancora oggi, al pranzo che deve essere innanzitutto abbondante. Tra le portate principali figurano: brodo di gallina come antipasto, tra i primi pasta al forno o lasagna e pasta alla chitarra con ragù, carne di agnello per secondo e infine dolci assortiti seguiti dai celebri amari abruzzesi, come la ratafía(liquore ricavato dal succo di bacche di amarena unito al vino Montepulciano). 

I festeggiamenti ed i riti legati al Natale si protraevano però fino all’Epifania. Uno di questi, ad esempio, tutto al femminile, ricorreva rigorosamente il primo gennaio. Al mattino, molto presto, le ragazze si recavano alla fontana al centro della piazza a prendere l’acqua “nuova” ( riferimento all’anno appena iniziato) portando con sé anche un ramoscello di ulivo da bagnare. L’uso prevedeva che, se un pretendente avesse intenzione di dichiararsi, avrebbe dovuto portare loro l’anello proprio in quell’occasione.

L’ulivo sarebbe servito qualche giorno dopo per la cosiddetta “Pasqua buffania (o pasqua in epifania). La sera del 5 Gennaio, il camino nel quale la Vigilia di Natale era stato acceso il fuoco veniva pulito e la cenere riutilizzata per alimentarne un altro. Su questa nuova fiamma il capo famiglia gettava, una dopo l’altra, le foglie d’ulivo, pronunciando per ciascuna il nome di un membro della famiglia a partire dal più anziano. Se questa volteggiava  per un po’ prima di bruciare, si pensava che la persona in questione sarebbe vissuta almeno fino all’anno successivo, mentre in caso contrario si prevedevano cattivi presagi, e l’azione veniva ripetuta finché non si otteneva un risultato positivo. Nel caso di ragazzi, se la foglia, nel bruciare, produceva una sorta di scoppiettío, ci si aspettava un felice matrimonio e la reazione era decisamente festosa.

Era proprio questa la cerimonia che chiudeva, assieme allamessa dell’Epifania, le celebrazioni del Natale. 

Articolo a cura di Rebecca Andreucci

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