Anno 1991: Tim Berners Lee, fisico e informatico inglese, presenta per la prima volta al grande pubblico il World Wide Web: “un sistema di documenti elettronici collegati tra loro”. La grande rivoluzione che l’introduzione di tale tecnologia avrebbe comportato non si poteva ne’ intuire ne’ conoscere ma già, lentamente, il mondo si apprestava a cambiare.
Oggi, a 24 anni di distanza, lo scenario é completamente diverso: il mondo si è evoluto, siamo passati alla generazione 2.0, si utilizzano sempre più dispositivi in grado di accedere alla grande rete, esistono Social Networks che esaltano le relazioni sociali, che spingono gli individui a condividere le loro idee, le loro emozioni e persino scorci di vita privata.
Il mondo reale si é così amalgamato a quello del Web che solamente l’idea di non collegarsi, di staccare la spina o comunque di pensare che sia possibile trascorrere del tempo senza tali connessioni, sviluppa negli individui un senso di inquietudine e di insicurezza, convinti tutti ormai che senza internet non si possa più vivere.
Ma quanto di quest’affermazione è condivisibile? Siamo giunti veramente ad un grado di sviluppo tecnologico tale da non permettere un ritorno, un Back-Up che ci riporti indietro di qualche anno in modo da farci notare e comprendere come Internet abbia notevolmente influito e cambiato le nostre vite?
Forse, un futuro senza il Web ormai non é più immaginabile, riprova ne è il fatto che sempre più paesi stanno sviluppando leggi che lasciano ai soggetti maggiori diritti sull’utilizzo di Internet. In questi giorni, in Italia, si sta approvando una mozione che sancisce come “imprescindibile” l’utilizzo di internet, con essa , in parole chiare, si afferma come ormai non si possa più vivere senza il Web e come quindi si debbano tutelare gli individui garantendo loro una connessione stabile con la conseguente possibilità di esplorare il grande oceano telematico. Tale “Dichiarazione dei diritti di Internet”, questo è il nome della mozione, prende il via da una consultazione che ha visto la partecipazione di moltissimi utenti, che ritengono che il presupposto di un mondo avanzato implichi persone tecnologicamente preparate e che il pieno sviluppo del cittadino non possa avvenire in un ambiente estraneo al Web.
D’altronde, ciò era prevedibile considerando i dati relativi alla vendita di apparecchi in grado di connettersi alla rete (Smartphone, Smartwatch) che mostrano come tali dispositivi abbiano superato già nel 2008 il numero della popolazione mondiale e che, come prevede Patrick Tucker, vice direttore della rivista “The Futurist” ed autore del libro “The naked future”, si apprestano, nel 2020, a raggiungere la soglia dei 50 miliardi.
Dunque, ormai, il mondo ha preso una direzione difficilmente modificabile, un percorso che porterà gli individui sempre più a relazionarsi con il mondo virtuale, inducendoli a modificare schemi e stili di vita. Un esempio a prova di ciò è la nuova tecnologia smart replay di Google (annunciata a Dublino durante il Web Summit) in grado di filtrare in automatico le e-mail ricevute, di catalogarle in base all’importanza ed addirittura di rispondere in maniera quasi automatica (verrano proposte infatti tre alternative di risposta). Tale tecnologia, reputata non fruibile a breve, sarà invece disponibile nelle prossime settimane sulle piattaforme Android ed IOS.
Ma molti dubbi sorgono al riguardo: Sarà veramente quest’ultima un’innovazione radicale che permetterà agli individui di risparmiare tempo o sarà solamente un mezzo che porterà via via ad un appiattimento della nostra capacità di risposta e giudizio?
Le domande che sorgono sul futuro uso di Internet sono numerose e così complesse per ricevere una risposta univoca. Si può ritenere, infatti, che ormai un mondo senza Internet sarebbe sconvolgente, soprattutto dopo averne sperimentate le potenzialità e quello che potrà rappresentare in futuro: sarebbe un salto nel vuoto senza connessioni, un ritorno a valori più stabili ma drasticamente più statici.
È anche vero, però, che Internet è uno strumento che si sviluppa in base al nostro modo di utilizzo. Così Facebook, ad esempio, sarebbe un ottimo mezzo per stringere rapporti con persone di tutto il globo, per condividere e far conoscere le proprie idee, creando un confronto fra diverse culture. Al contrario, viene usato prevalentemente per esaltare il proprio ego generando brevi e fugaci momenti di popolarità.
Ma la domanda su come possa essere un mondo senza Internet non trova una pronta risposta. Forse perché una risposta non viene neanche veramente ricercata.
D’altronde, il mondo in cui viviamo mai nella sua storia era andato così veloce. Magari è solo una questione di adattamento forse è solo il nostro istinto, antico di milioni di anni che ci porta a criticare il presente e a guardare con nostalgia il passato e a sperare in un futuro diverso, simile più al passato che al presente.
Però è vero che internet ci toglie tempo, ci distrae, ci rende più pigri e forse più presuntuosi e con una percezione di noi che non corrisponde alla realtà. Che banalità, vero? Ce lo dirà la storia. Ad ogni modo se evoluzione significa un mondo sempre connesso, accessibile a tutti, fatto di realtà aumentate, Google Glass, chat, comodità a discapito di momenti di vita reale, di odori, di suoni, di immagini, di strette di mano, di luoghi, allora… allora, in nome del progresso, non siamo forse costretti a pagare un prezzo troppo elevato?