David Bowie, leggendario cantante ed attore, si è spento domenica 10 gennaio, all’età di 69 anni dopo la segreta lotta contro il cancro, durata 18 mesi. Una notizia inaspettata, che ha colto di sorpresa e gettato nello sconforto tutto il mondo dello spettacolo e non solo. Dal Vaticano a Madonna, i messaggi di cordoglio arrivano da tutto il mondo. “La morte di Bowie è un’opera d’arte” afferma il suo producer ed amico Tony Visconti. “Ha sempre fatto ciò che voleva, e voleva farlo a suo modo ed al meglio. La sua morte non è diversa dalla sua vita – un’opera d’arte. Ha prodotto BLACKSTAR per tutti noi, il suo regalo d’addio.” La maggior parte dei testi delle canzoni contenute nel nuovo album farebbero quindi riferimento alla malattia di Bowie e all’eventualità di una morte imminente, tanto da far concepire al cantante l’intero progetto come il suo testamento spirituale, una sorta di addio al suo pubblico.
David Robert Jones – questo il vero nome – nasce a Brixton, Londra, l’8 gennaio del 1947. Una delle voci più singolari del mondo del rock ‘n’ roll per quasi mezzo secolo, Bowie ha fatto del mistero, dell’anticonformismo e della curiosità i tratti distintivi della sua musica. Gran parte del suo fascino risiede nel fatto che il suo lavoro è stata un’implicita sfida alla nozione convenzionale di continuità artistica, ed è riuscito sempre ad eludere qualsiasi tentativo di incasellarlo in categorie artistiche predeterminate. “L’arte è quella cosa che ti permette di fare a pezzi un aereo ed allontanarti dal luogo dell’incidente sano e salvo. Dal momento che ci è concessa questa opportunità, perché non fruttarla? La cosa peggiore è mantenere un certo tipo di celebrità e di successo commerciale per tutta la carriera e poi ripensare a tutto ciò che si sarebbe potuto fare o tentare e chiedersi perché non lo si è fatto”, afferma il musicista britannico Brian Eno, massima che Bowie stesso ama citare e che si riflette in tutta la sua carriera.
E’ sempre stato imprevedibile, un artista camaleontico, vera icona della moda, che ha vestito molti panni nella sua vita. Ha iniziato come un dissidente astronauta del folk-rock, è poi diventato Ziggy Stardust, un alieno del glam-rock dai capelli arancio ed androgino, poi Thin White Duke, maestro del funk, vestito di tutto punto e con gli occhi azzurri, ed ancora un rocker amante delle droghe (con gli album di Berlino), ed infine un hit-maker dell’hard rock, della techno e del jazz. Tra le sue hit più ascoltate non possiamo non ricordare Space Oddity, Changes, Fame e Heroes, che hanno fatto da colonne sonore, non solo di numerosissimi film ma anche della vita di ognuno di noi.
La sua predisposizione alla teatralità gli ha fatto meritevolmente guadagnare schiere di fan, e di conseguenza il suo impatto nel mondo della musica è stato esorbitante, con più di cinquanta album pubblicati e con le sue numerose collaborazioni con Lou Reed, Iggy Pop, Queen, Rolling Stones ed Annie Lennox. Assieme a quella musicale, Bowie ha anche avuto una lunga carriera come attore, con ruoli memorabili in The man who fell to earth, Labyrinth e The prestige. Ci ha lasciato dopo la sua ultima avventura a teatro con Lazarus, un musical off-Broadway, in cui vi sono tracce tratte dalla sua carriera e pezzi originali. Il Duca Bianco dona un’inestimabile eredità nell’anima dei suoi fans, milioni in ogni parte del mondo l’hanno celebrato, riconoscendosi nel suo eclettico ed esagerato ma mai fuori luogo “modus vivendi”, quello della ribellione, della libertà, della trasformazione e degli Heroes: “E tu, tu sarai per sempre il Re, E noi, noi la tua regina. Sebbene niente ti porterà via”.