Attentato a Manchester: cosa sappiamo

Attentato a Manchester: cosa sappiamo

Nella serata di lunedì 22 maggio, ore 22:30 locali, un ordigno è esploso nell’ingesso della Manchester Arena, capacità 21000 posti, al termine di un concerto tutto esaurito dell’artista americana Ariana Grande.

L’attacco, considerato dalle autorità locali un sospetto attentato terroristico, ha causato finora 22 morti e 59 feriti gravi, in buona parte adolescenti e bambini; rimangono in molti i dispersi, e gli appelli sui social media continuano a moltiplicarsi. Alle ore 16 italiane sono due le vittime identificate: Georgina Callander, una studentessa diciottenne, e Saffie Rose Roussos, otto anni, che si era recata al concerto con la madre e la sorella, entrambe ricoverate in ospedale. Si tratta dell’attentato più grave nel Regno Unito dopo gli attacchi del 7 luglio 2005 nella metropolitana di Londra, e al momento la priorità delle forze dell’ordine è cercare di capire se l’attentatore, rimasto ucciso nell’attacco, avesse avuto dei complici. Il Paese si trova al momento in piena campagna elettorale – ad oggi ufficialmente sospesa per lutto – e c’è timore che possano verificarsi altri attentati, a cominciare dalla finale della Coppa Scozzese questo sabato.

La premier britannica Theresa May, prima di recarsi a Manchester, ha comunicato alla stampa che la polizia e i servizi segreti avrebbero identificato l’attentatore, il cui nome non è stato reso noto. E’ probabile che le forze dell’ordine stiano aspettando per poter verificare le dichiarazioni dell’ISIS, che ha rivendicato l’attentato in un comunicato nel primo pomeriggio di martedì. Negli anni passati tutte le dichiarazioni dell’ISIS sono risultate veritiere, occasionalmente presentando imprecisione nei dettagli imputabile a cambiamenti dell’ultimo minuto nei piani degli attentatori, ma sempre comunicando informazioni cruciali e fornendo i ‘nomi di battaglia’ dei colpevoli delle stragi, e occasionalmente diffondendo video e foto degli responsabili. Nell’ultimo anno, invece, le rivendicazioni dell’ISIS hanno iniziato a perdere credibilità: sia nel caso dell’attentato di Nizza, che della sparatoria a Westminister e quella agli Champs Élysée le dichiarazioni dello Stato Islamico sono risultate molto imprecise. In tutti casi le indagini hanno portato all’identificazione di estremisti radicalizzati come colpevoli, ma i legami con l’ISIS, se esistono, non sono mai stati verificati. Nel caso dell’attacco di Manchester il comunicato del Califfato presenta diversi errori: l’ordigno detonato era solo uno – artigianale e fatto esplodere da un attentatore suicida – invece di “diverse bombe” con un timer come riportato nel comunicato. Inoltre rimane il fatto che il comunicato non riveli il nome dell’attentatore, particolare che porta ad ipotizzare che il Califfato non fosse al corrente del piano, e sicuramente non ne conoscesse i dettagli.

Per il momento, si sa che un sospetto complice è stato arrestato a Manchester nella mattinata, un uomo di 23 anni secondo la polizia; informazione corroborata da testimoni oculari. E’ stato inoltre reso noto che le forze dell’ordine hanno effettuato un raid in un appartamento nel quartiere di Whalley Range, in un complesso frequentato principalmente da famiglie e studenti. Il proprietario dell’edificio ha descritto l’area come tranquilla e molto multietnica, aggiungendo che “nessuno dei residenti vive da solo.” Un altro raid compiuto questa mattina a Manchester, nel centro commercial Arndale, ha portato all’arresto di un altro uomo, ma la polizia ha reso noto che non ci sono legami con l’attentato all’Arena.

A Palazzo Chigi la bandiera britannica è stata esposta a mezz’asta in un’espressione di solidarietà; Paolo Gentiloni si è unito al resto dei capi di Stato europei, alla Regina Elisabetta e ai leader dei maggiori partiti britannici nell’esprimere cordoglio per le vittime della strage. La cantante Ariana Grande, rimasta illesa nell’attacco, ha comunicato le proprie condoglianze via Twitter, annunciando di voler cancellare il resto del tour. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che dovrà arrivare oggi in Italia, si è detto vicino alle vittime in una conferenza stampa a Betlemme a fianco del presidente palestinese Mahmoud Abbas, condannando “l’ideologia perfida” e i “malvagi perdenti” dietro la strage.

 

A cura di Elena Amici.

 

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