BABEL, una finestra sulla “Nuova Italia”: Intervista a Daniel De Filippis

BABEL, una finestra sulla “Nuova Italia”: Intervista a Daniel De Filippis

L’immigrazione è spesso raccontata attraverso immagini che infondono paura, incertezza, rabbia. E se si decidesse di raccontare questo fenomenofoto da allegare intervista Marzano in maniera diversa, magari con leggerezza, curiosità, voglia di scoprire?

Babel è una rete televisiva italiana andata in onda su Sky dal 2010 al 2014. E’ il primo canale dedicato agli immigrati ed ha vinto l’Hot Bird TV Award nel 2011 come miglior canale culture/education europeo. Serie tv, programmi di intrattenimento, approfondimenti: tutto con l’obiettivo di dare voce ai protagonisti di un’ Italia in cambiamento, i “Nuovi Italiani.” “Invito a cena” è uno dei programmi più fortunati di Babel: vengono scelti rappresentanti di comunità straniere ed italiane per cucinare insieme. E’ interessante notare come l’iniziale diffidenza scompaia davanti alla condivisone di un pasto, e scoprire la magia che può nascere dall’incontro tra diversità.

Ho avuto il piacere di fare alcune domande a Daniel de Filippis, Responsabile Comunicazione e Marketing Babel TV.

Come nasce Babel e con quale obiettivo?

Babel era nato da un’intuizione molto semplice: mancava in Italia un canale televisivo (e in maniera più allargata un mezzo media) che potesse raccontare anche la normalità dei “Nuovi Italiani”. Mancava, in poche parole, una voce diversa dai soliti scandali da cronaca nera con cui i media parlavano di immigrazione.

Perché questo canale viene definito un esperimento e quale pensi siano le sue caratteristiche più innovative?

Esperimento perché non era mai stato fatto prima – nel mondo -un canale televisivo centrato su queste tematiche e sviluppato in questo modo. Innovativo perché Babel era un canale che trattava temi “seri” attraverso l’entertainment e non l’inchiesta.

Cos’è la BABFormula?

Il rispetto delle persone le cui storie raccontavamo. La volontà di rendere ogni nostro programma o attività un successo di comunicazione – quindi far parlare di noi per far parlare dei Nuovi Italiani. E soprattutto, forse, il coraggio di portare avanti un progetto senza se e senza ma con un team di persone dedicate e appassionate che hanno fatto veramente miracoli con i mezzi a disposizione.

Come è stato accolto il canale dal pubblico?

Non ho più i numeri sottomano, ma qualitativamente molto bene. In un’epoca in cui i Social non erano comunque predominanti quanto lo sono adesso avevamo una fan base più numerosa e attiva di quella di canale molto più grandi. Era un pubblico appassionato alle nostre serie TV, sia le nostre produzioni che le acquisizioni estere, che ci hanno seguito con grande dedizione.

Quali sono i vantaggi di trattare tematiche sociali attraverso il genere dell’intrattenimento?

Sicuramente è quello di rendere temi “difficili” molto più fruibili. E’ più facile far vedere una cultura attraverso una sitcom o un dramedy che spiegandola a tavolino.

Quanta influenza hanno i media nella percezione del fenomeno dell’immigrazione da parte della popolazione?

Come sempre… c’era prima l’uovo o la gallina? Impossibile da dire ma sicuramente i due si rimbalzano. I media fanno vedere ciò che “vende” e le persone vedono ciò che i media propongono. Per questo è necessario anche rompere il ciclo.

In che modo pensi che Babel rappresenti uno spiraglio verso un nuovo modo di fare comunicazione?

Babel è stato innovativo sotto il profilo della comunicazione per vari motivi. 1) Non abbiamo mai fatto pubblicità (banalmente perché non avevamo i budget). 2) Abbiamo creato ogni programma e attività con l’intento chiaro che fosse notiziabile per i media generalisti e i quotidiani e non solo per quelli di settore. 3) Siamo stati molto presenti sul territorio (eventi televisivi e non, manifestazioni culturali, ecc.) per essere vicini al nostro pubblico e supportare dove potevamo attività affini alle nostre, per esempio dando premi a festival del cinema e della tv.

In che modo la tua visione del fenomeno dell’immigrazione è cambiata attraverso l’esperienza di Babel?

Ho capito che l’Italia non è un paese di razzisti, ma di ignoranti (nel senso vero del termine.) Non a caso uno dei claim che ho più amato di Babel è stato: “L’integrazione passa sempre dalla conoscenza.” Spesso abbiamo paura di ciò che non conosciamo o non capiamo.

Qual è il ricordo più emozionante che ti porti via da questa esperienza?

Quanto tempo avete? Scherzi a parte. Tantissimi. Dal vincere l’Hot Bird come migliore canale cultura Europeo, a essere citati dal prestigioso Economist come esempio di un panorama televisivo Italiano in evoluzione, a essere invitati a parlare delle nostre esperienze da chi di integrazione e immigrazione si occupava da molto più tempo di noi. Ma più di tutto questo, ricorderò sempre quando al lancio del nostro programma “Piccole Mamme Crescono” la mamma di una delle “baby” mamme mi ringraziò con le lacrime agli occhi per aver raccontato in modo sincero, pulito e senza iperbole la storia di sua figlia. Quel ricordo me lo porterò sempre con me, come quello dei 3 anni passati in Babel.

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