Tra i volti della musica elettronica italiana, nessuno si immaginerebbe mai di trovare un producer romano con una maschera da teschio. Invece, ecco qui che fa capolino Broke.
Nato da una famiglia di musicisti, si approccia alla musica fin da piccolo, imparando a suonare il pianoforte. Durante l’adolescenza si avvicina al punk, al rock e al metal. Cresce musicalmente in una band, imparando a suonare chitarra, basso e percussioni. In seguito alla rottura della band, inizia una complessa ricerca di nuovi sound e comprensione delle proprie idee: così nasce Broke.
Abbiamo così deciso di intervistarlo per scoprire cosa lo ha portato ad essere l’artista che è ora!
Ciao Broke, benvenuto nel nostro spazio musicale.
Abbiamo visto che crescendo hai toccato vari generi, cosa ti ha portato dal metal alla musica elettronica?
Sono sempre stato affascinato dal “one man band” ovvero colui che riesce ad armonizzare tutte le componenti di una composizione come le percussioni, le melodie e le voci.
Il mio approccio alla musica elettronica come la dubstep, la bass e future music derivano dallo stile di vita e il mood che era ed è tutt’ora presente quando si ascolta un brano metal sia live che in ascolto a casa come il “saltare” o “scuotere la testa” a tempo durante i concerti.
Essere un artista emergente non è facile, ritieni che i social svolgano un ruolo importante nel tuo lavoro?
Oggi i social aiutano molto la scena emergente musicale.
Aiutano ad attirare un pubblico nuovo e a conoscere nuovi artisti.
Ovviamente per sfruttare al meglio tali piattaforme bisogna presentare un prodotto originale ed unico per avere un riscontro positivo.
Collegandoci alla domanda di prima, credi che ci siano artisti che lavorino molto più sui social piuttosto che sul prodotto musicale che tentano di portare in scena? E cosa ne pensi?
Le manie di protagonismo fanno parte di ogni artista, difficile conoscerne uno che non abbia voglia di farsi notare. Per tale questione molti credono di raggiungere questo obbiettivo basandosi solo ed esclusivamente sull’immagine, a volte escludendo il vero prodotto che tante volte non hanno.
Quali sono gli artisti che più ti hanno ispirato? Quali invece sono tutt’ora delle “linee guida” per te e la tua musica?
Skrillex é uno dei primi artisti che mi ha fatto appassionare alla musica elettronica con le sue sonorità.
Ad oggi, quando produco, artisti come Don Diablo, Diplo e Skrillex mi aiutano in linea stilistica con le mie composizioni.
La tua particolarità è la maschera da teschio, che in qualche modo è legata ai suoni che produci. Come mai questa scelta?
La mia maschera è il mio portafortuna.
Il mio primo evento è stato la notte di halloween nel 2015, essendo una delle mie festività preferite non potevo assolutamente presentarmi senza maschera, il mio set piacque tantissimo da farmi ottenere ingaggi ancora oggi. Personalmente credo che se non avessi indossato la maschera non mi sarei fatto distinguere dal resto dei volti sulla scena, le devo molto.
Arriviamo a qualche domanda più difficile. L’emergenza COVID-19 ha inevitabilmente toccato anche il tuo settore, pensi che abbia cambiato le regole della musica EDM? È diventato più difficile lavorare dopo l’emergenza sanitaria?
Sicuramente grazie al lockdown si è implementato notevolmente l’utilizzo dello streaming che aiuta gli artisti ad avere più visibilità, raggiungendo anche i fan più lontani.
Sul fronte lavorativo penso che questo periodo abbia dato modo agli artisti di migliorarsi, così da tirar fuori dj e artisti ancora più bravi. Sono convinto i soggetti meritevoli non avranno mai troppi problemi.
Molti settori si stanno spostando sulle piattaforme social, come per esempio anche il settore giornalistico. Credi che il settore musicale sia strettamente legato ai social? Se sì, come ti interfacci con essi?
Credo che il settore musicale debba essere a stretto contatto con i social semplicemente per tutti i motivi elencati prima: comunicazione con il proprio pubblico, comunicazioni per nuove release e creazioni di format o blog utili per parlare di musica o organizzare un evento. Queste cose sono l’unico motivo per cui un artista dovrebbe usufruire dei social.
Inevitabilmente gli eventi live sono tutt’altra cosa. La musica ad alto volume, la folla, le emozioni da palco e il mood che senti quando sei con gli amici davanti un concerto sono cose che non hanno prezzo e di sicuro non puoi ottenere davanti uno schermo.
Sei cresciuto grazie ad alcuni festival, ci racconti quelli che hanno avuto un impatto più forte su di te e sulla tua formazione artistica?
Il Red Valley Festival è stato un evento che mi ha caratterizzato particolarmente e mi ha dato modo di tirar fuori una mia vecchia personalità che pensavo di dover abbandonare.
Per una volta mi sono sentito libero di esprimere sul palco quello che veramente provavo, così ho deciso di riportare sul palco molti pezzi rock/metal remixati da me, con il feedback del pubblico mi sono sentito realizzato perché per una volta sono stato apprezzato per quello che sono dentro: “un ex metallaro impazzito che ama la musica elettronica”.
Dopo quel giorno ho capito pienamente quanto sia importante dimostrare e esporre quello che si ha dentro con la musica, così ho trovato la vera identità musicale di Broke.
Quali consigli daresti a chi sogna di fare il tuo stesso lavoro?
Fatelo per pura passione.
Nessuno è obbligato a far musica.
Se amate il vostro lavoro, verrà più genuino e la gente sicuramente apprezzerà quello che fate.
A cura di Alessia Perretti