20 anni fa, Il 25 settembre 1996, chiudeva l’ultima Casa Magdalene a Waterford, in Irlanda.
Maria Maddalena, nella tradizione cristiana, è considerata come la peccatrice che, attraverso il messaggio predicato da Gesù, riesce a redimersi dalle proprie colpe. Proprio per questo motivo, la sua figura venne scelta per dare il nome a delle nuove istituzioni di stampo cattolico in Irlanda: Le “Case Magdalene”. La prima Casa Magdalene sorse nel lontano 1765 a Dublino, ma fu soltanto nei due secoli successivi che le Case cominciarono a brulicare nelle brulle colline irlandesi.
Forse ora vi state chiedendo cosa accadeva in questi posti e perché sono così importanti da scriverci un articolo. Ebbene, per farla breve, nel corso di tutta la loro esistenza, poco o nulla trapelava da queste Case. Essenzialmente, si sapeva soltanto che erano dei luoghi in cui arrivavano ragazze talvolta orfane talvolta peccatrici (come la Maddalena); che venivano educate o rieducate secondo i rigidi precetti impartiti dalle suore. Più celata era, invece, l’attività economica svolta all’ interno delle Case: lavare la biancheria proveniente da tutta l’Irlanda. Quando venne chiusa nel 1996 l’ultima Casa-lavanderia, nel contempo, cominciarono ad emergere storie e racconti agghiaccianti riguardo alle Case… Già nel 1993 si erano ritrovati i corpi, di oltre 100 ragazze, ammassati in una fossa comune in un terreno di una Casa, venduto a privati a causa di problemi finanziari.
Tuttavia, fu soprattutto grazie al film “Magadalene”, Leone d’ Oro a Venezia, se si riuscirono a divulgare i diversi orrori perpetrati nelle Case. Il suddetto film, diretto da Peter Mullan, ripercorre le storie vere di 3 diverse ragazze, che furono portate, negli anni sessanta, nella Casa di Madre Briget. Le tre protagoniste sono Margaret, Bernadette e Rose. Margaret è stata stuprata da suo cugino; Bernadette, orfana di padre e madre, è stata adocchiata da troppi ragazzi; Rose ha partorito un figlio all’ infuori del matrimonio. Queste tre “colpe” indicibili costringono le famiglie disonorate di Margaret e Rose e l’orfanotrofio di Bernadette a mandarle nella Casa.Qui vengono affidate alle “cure” delle suore, che si premurano di farle lavorare tutto il giorno alla lavanderia (senza ricevere alcun compenso), salvo i momenti di preghiera, ristoro e punizione. La disciplina stringente non permette nemmeno di parlare all’ interno della lavanderia: in questi casi la pena consiste in violente bacchettate. All’ occorrenza, vengono impartiti alle ragazze altri metodi educativi: rasatura dei capelli, negazione del proprio nome di nascita, molestie sessuali di qualsiasi genere, per non parlare delle violenze fisiche e psicologiche.
Dal film emerge chiaramente quale visione distorta e sadica del messaggio cristiano abbia perseverato negli anni in questi ambienti. La vicenda ha interessato, in anni recenti, anche il comitato contro le torture dell’ONU, che ha chiesto formalmente all’ Irlanda di aprire un’indagine a riguardo, nel 2011. La noncuranza della Chiesa cattolica e del Governo irlandese per questa incredibile violazione dei diritti umani continua ancora oggi. D’ altronde il Governo è stato anch’esso cliente delle Lavanderie delle suore, alle quali veniva affidata la biancheria sporca dell’esercito. Tutto ciò a scapito delle malcapitate ragazze: quelle rimaste, ormai donne, aspettano ancora una pensione minima o, quantomeno, una scusa ufficiale per tutto ciò che hanno subito, per di più senza aver commesso nulla di deleterio. Tuttavia, i segni delle violenze subite permarranno per sempre nelle ragazze sopravvissute e non vi sarà alcun risarcimento che possa far dimenticare.
A cura di Eugenio Baldo