Se si facesse una domanda del tipo “Qual’è il tempo minimo necessario ad un bambino per imparare a leggere?” gli scienziati cambierebbero la domanda in “Quanto tempo occorre ad un bambino medio per imparare a leggere?” Shawn Achor, formatore aziendale e speaker, lo chiama “il culto della media”. L’obiettivo è definire uno standard, stabilire cos’è “normale” in modo che tutti possano adeguarsi. D’altronde si sa: la normalità rassicura, la diversità spaventa. “Ma se studiamo solo ciò che è medio rimarremo solamente persone medie” dice Achor. E se invece ci concentrassimo sulle anomalie? Se cominciassimo a studiare ciò che ci rende diversi per fare di questa caratteristica la nostra più grande risorsa? E’ proprio questo lo scopo della psicologia positiva, che si occupa dello studio del benessere personale attraverso l’esaltazione delle potenzialità individuali.
La diversità ci rende insostituibili e ci permette di eccellere. Lo sa bene Chantelle Winnie: 20 anni, di Toronto, è la prima modella della storia con la vitiligine, una malattia caratterizzata dalla comparsa sulla pelle di chiazze non pigmentate, prive di colorazione. Quando hai la vitiligine e vuoi fare la modella hai due possibilità. La prima: guardarti allo specchio e voler cancellare l’immagine che hai di te. Pensare che tu sia uno sbaglio della natura. Oppure puoi scegliere di cominciare a guardare quel difetto come un dono. “Mia mamma – ha dichiarato Winnie – mi diceva che la mia pelle era come la rappresentazione di un meraviglioso mappamondo nel quale c’erano tutte le nazioni – e ora io credo lei abbia ragione”. Oggi Chantelle è tra le più apprezzate modelle in circolazione; è il volto della Desigual, marchio spagnolo che ha come slogan “La vida es choola” (La vita è eccezionale). E nessuno come Winnie rappresenta al meglio questo concetto.
Vedere la diversità come un punto di forza ce lo insegna anche Shakespeare: “Lei non ha occhi come il sole ardenti; meno rosse le labbra ha del corallo […] ma la mia donna è rara, e ha altrettanti doni, quanto quella esaltata con falsi paragoni.” La donna amata dal poeta non corrisponde affatto a un modello di donna etereo ed angelico esaltato dai poeti classici: la sua donna non è perfetta, ma è rara, vera, unica. Forse non esistono modelli da seguire, forse l’unico vero modello è la nostra unicità. E, come dice Chantelle, siamo solo noi a scegliere cosa ci definisce: “Io non sono i miei capelli, non sono la mia pelle, sono l’anima che vive dentro di me”.