Cinquanta mila. 50.000.
Sono quasi cinquanta mila i soggetti che, da qualche anno a questa parte, distruggono la reputazione di ragazze minorenni e non, sui gruppi Telegram.
Sono minori di 18 anni, adolescenti ed adulti coloro che si nascondono dietro dei nicknames ed inviano foto di ragazze, ex e fidanzate, dando il loro viso, il loro corpo e molto spesso anche i loro numeri di telefono e nominativi, in pasto a quasi 50 000 persone.
Sono circa 21 i gruppi e canali in cui si sfocia nel Revenge Porn e contano circa 30mila messaggi ogni giorno, in cui la maggior parte dei messaggi sono un’incitazione allo stupro e alla violenza, foto di ragazze all’oscuro di tutto ed addirittura numeri di telefono e recapiti social dati in pasto ad un numero di utenti ampio quasi quanto gli abitanti di città come Chieti (CH), Rho (MI) o Scafati (SA).
Molte sono le richieste esplicite di “rendere la vita impossibile” all’ex partner, condividendo così anche il recapito telefonico delle ignare che finiscono in questo “gioco” malsano. Una spirale perversa che molto spesso sfocia in contenuti pedo-pornografici e violenti, che sarebbero vietati anche dal regolamento della piattaforma stessa – il quale è comunque fin troppo permissivo.
I membri dei gruppi utilizzano il sesso per affermare dinamiche di potere e le foto condivise, i loro commenti e le loro richieste rendono il loro una vera e propria violenza, uno stupro virtuale in cui loro ne escono vincitori data la criptografia dell’applicazione, che molto spesso non permette alla Polizia Postale di rintracciarli.
Le foto vengono utilizzate come moneta di scambio, infatti vige l’economia del baratto, in cui le foto con valore più alto sono quelle intime e reali: insomma, quelle che dovrebbero restare private. Le foto prese da Instagram, perciò avranno un “basso valore economico” in questi gruppi in cui oltre allo scambio di materiale sensibile, vi è anche un’istigazione allo stupro.
Non sono pochi, purtroppo, i gruppi che hanno già nel nome degli evidenti riferimenti alla violenza: in cui c’è chi è pronto a vendere scatti e recapiti telefonici di varie amiche o chi, addirittura, condivide gratuitamente tutti i recapiti delle proprie ex per il solo piacere di veder distrutta la reputazione e la vita di una ragazza.
Gli utenti svolgono un vero e proprio contrabbando di immagini private, che senza consenso, comportano un illecito, nel caso delle fotografie di nudo, invece la divulgazione provoca anche un danno e l’articolo 167 comma 2 del codice della privacy comporta la reclusione fino ad un massimo di tre anni.
Gli insulti, che conseguono alla diffusione di determinati materiali sono invece configurati come reato di diffamazione, per cui è previsto il carcere fino a tre anni ed una multa di valore non inferiore a 516 euro.
Per coloro che, invece, condividono materiale sensibile su minori la reclusione va da uno a cinque anni e la sanzione pecuniaria da 2.582 a 51.645 euro. In fine, la divulgazione del numero di una persona al fine di perseguitarla viene classificata come stalking e la reclusione in questo caso può arrivare ai 5 anni.
Fortunatamente, dal 9 agosto del 2019, comportamenti simili possono configurare il reato di “revenge porn”, con l’articolo 612 ter del Codice Penale rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, con una pena da uno a sei anni di carcere ed una multa da 5mila a 15 mila euro per chiunque diffonda in rete materiale privato con contenuto sessualmente esplicito senza il consenso della persona. In più, è previsto anche un aumento di pena se il reato è portato avanti da una persona che è stata legata da relazione affettiva alla vittima oppure se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.
Dal punto di vista prettamente legale, la battaglia è già cominciata, ora bisogna intraprenderne una anche culturale per arginare questo fenomeno, sperando così che gruppi e canali Telegram di questo stampo non solo diminuiscano, ma spariscano totalmente.
Articolo a cura di Alessia Perretti
Comportamenti e mentalità disgustose, oltre che immorali, che ci si aspetterebbe di non doverne più sentir parlare nel 2020 se non nei capitoli più bui della storia dell’uomo. Ci sono davvero troppi problemi alla base di queste azioni e purtroppo molti non sono interessati a correggerli e porre rimedio (spesso al grido di “not all men”).