Copernico, la guerra e Papa Francesco

Copernico, la guerra e Papa Francesco

Quando la terra non girava era tutto più semplice. Immaginate per un attimo di stare seduti  sotto un albero, mentre guardate con un occhio l’immensità del cielo e con l’altro  leggete un libro di Isaac Asimov sulle Supernovae (ok, non si può ma immaginate di farlo comunque!). Non vi sentireste forse “atomi infinitesimali capaci di azzuffarsi per un pezzettino di terra e di dolervi di certe cose che dovrebbero parervi miserie incalcolabili?” Mattia Pascal forse aveva ragione <Maledetto sia Copernico!>. Tranquilli cari lettori, non sono un nichilista del XXI secolo, in realtà dovrei parlare di Papa Francesco. Voi penserete  allora:  cosa c’entra Copernico con Papa Francesco? C’entra e proverò a spiegarvi il perché.  Se un bambino leggesse la storia della Chiesa Cattolica, da poco dopo la morte di Gesù a qualche tempo fa, avrebbe serie difficoltà a credere che tutto ciò sia volontà di un Dio buono e giusto. Il punto è che quando la terra non girava (anche se ha sempre girato!) tutti erano  filosoficamente giustificati dal fatto che dovevano conquistarsi il centro dell’Universo; e a chi spettava di più tale posizione, se non alla Chiesa Cattolica, più alta e solenne rappresentazione di Dio in terra? E così disastro, suggestione, guerre, povertà e corruzione . Poi la Terra ha iniziato a girare e anche nella Chiesa  la teoria evolutiva ha preso piede. Ce n’è voluto di tempo per arrivare dove siamo ora, ma penso che Papa Francesco sia il punto più alto, e forse  finale, di questo  processo. Proprio contro la guerra Papa Francesco si è schierato in questa estate ricca di viaggi significativi. “Siamo entrati nella terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli” dice di ritorno da un viaggio in Corea del Sud. E’ pronto a recarsi in Kurdistan. È stato a Caserta, terra di Gomorra, terra in cui bene e male fanno la guerra tutti i giorni. Insomma Jorge Mario Bergoglio, nella sua estrema semplicità riesce a mettere in luce e combatte tutte le miserie incalcolabili, di cui Mattia Pascal molto si doleva, per le quali un uomo è disposto ad uccidere un altro uomo, sia essa uccisione fisica che morale, sia essa negligenza che indifferenza. E la sua forza sta esattamente in questo: conosce il dolore del mondo e lotta perché questo pezzo di universo riesca a guarire. Ci sarebbe un aforismario da citare. La frase che da il senso più compiuto del suo mandato in questa vita è:“Non lasciatevi rubare la speranza, cari giovani”.  Lo dice da padre ad una generazione persa tra i sogni e il pragmatismo che il nostro tempo ci impone. Una generazione che costruisce il proprio futuro in base a degli indici Istat e a dei grafici di Borsa. Lo dice a noi, quelli troppo esigenti, quelli  troppo poco, quelli che era meglio prima. Ridà una voce, ci rende più liberi, ci accompagna verso il futuro. E allora, benedetti siano Copernico e Papa Francesco. Grazie a Dio, non sono mai stato amico di Mattia Pascal.

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