“Lei ha una qualche ambizione? E allora vada via, se ne vada dall’Italia, lasci l’Italia finché è in tempo, qualsiasi cosa decida vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha la possibilità, ma lasci questo Paese.”
Tempo fa, Fabrizia aveva condiviso sui social un estratto dal film La meglio gioventù. Film nel quale lei, come tanti altri, si riconosceva perché, lasciata Sulmona, ha intrapreso il suo lavoro a Berlino presso una società di consulenza.
La nostra terra, l’Abruzzo è un posto bellissimo dove l’aria è pulita e limpida ed il verde è il colore predominante. È però una terrà che, in questi anni, vive una condizione che costringe molti giovani a partire. Soprattutto nell’entroterra le possibilità di lavoro sono poche, soprattutto per chi come Fabrizia aveva una passione per i diritti umani e l’integrazione tra popoli.
Sulmona è una piccola città, bella, accogliente, solidale, famosa per Ovidio ed i confetti. Ma questo oggi non basta e ti costringe a fare la valigia e partire da questa Italia “immobile ed in mano ai dinosauri”. Fabrizia non la conoscevo, ma i nostri paesi sono molto vicini tra loro, e nel vederla sorridere, se l’avessi conosciuta così per caso, sicuramente l’avrei associata subito all’Abruzzo e allo spirito che caratterizza questa regione, perché aveva un’espressione dolce e fiera ed uno sguardo determinato.
Una ragazza con degli ideali forti, con quella bontà che possiede chi lotta per i diritti umani, e la gioia di vivere che ti caratterizza quando hai trent’anni e credi in un mondo migliore, fatto di pace e integrazione. Il Natale, se per tutti è un momento di gioia, lo è ancor di più per quei ragazzi che finalmente tornano a casa dalla famiglia. Puoi provenire dal posto più insolito del mondo, ma arriva quel giorno in cui ne senti a tal punto la mancanza che non vedi l’ora di tornare. E ti prendono per pazzo quando sei in una città bellissima, a studiare o a lavorare, in un luogo che magari tu stesso hai scelto, e nel quale sei felice di abitare, ma non è ancora lo spazio dove hai lasciato una parte importante del tuo cuore.
Lei sicuramente come tanti aveva voglia di tornare, per festeggiare con i suoi cari e mangiare una fetta di Parrozzo – perché nel Natale abruzzese non può proprio mancare – e dare il regalo a sua mamma, quel dono speciale preso al mercatino di piazza Gendarmenmarket, che le aveva fatto pensare a lei quel pomeriggio a Berlino dove c’era un’atmosfera davvero bella, ma sicuramente non come quella che respiri a Piazza XX mentre bevi una cioccolata calda in compagnia dei tuoi amici.
Oggi in quella stessa città vestita a festa c’è silenzio, dolore, lacrime e riserbo nel funerale privato. Nessuna camera ardente è stata allestita, cosicché Fabrizia potesse trascorrere il Natale a casa con la famiglia, ed oggi una bara semplice e la chiesa gremita da tutta la città l’accompagna nel suo ultimo viaggio. Una persona che ama viaggiare dovrebbe vivere questa ultima partenza solo dopo che ha avuto la possibilità di conoscere tutti i luoghi che la incuriosivano, per poter infine raggiungerne una sconosciuta.
Oggi a Sulmona è una bellissima giornata di Sole, l’aria è rigida e limpida, siamo fuori e siamo tanti ma non si sente nulla. Sembra di essere soli, perché tutti sono raccolti nel loro dolore e nei loro pensieri. Ci sentiamo ingiustamente fortunati e spaventati, perché il terrorismo arriva fin dove sembra che nulla debba accadere mai, e ci sentiamo impotenti davanti ad un’ingiustizia che si è consumata così brutalmente, e siamo rabbiosi perché Fabrizia lottava per realizzare un mondo dove persone come il suo attentatore potessero sentirsi a casa anche se lontani dal Paese di provenienza.
È una morte, questa, a cui non credo ci si possa rassegnare mai, perché in genere il tempo lenisce le ferite ma, quando muori in questo modo, il tempo porta con sé solo altra rabbia perché è una fine che non dà pace.
Ogni altra parola ora sarebbe inutile e fuori luogo, il nostro affetto sincero si accompagna a quello dell’Italia intera, in questo momento così triste nel quale il Sole, seppur alto in cielo, sembra non poter splendere più. Eppure, in realtà continua ad accendere dentro ognuno di noi la speranza che i sogni, quelli tanto desiderati da Fabrizia, prima o poi si realizzeranno.
A cura di Maria Tomassetti.