Sono passati poco più di 150 anni da quando l’Italia è diventato un paese unificato, da quando stati potenti come il Regno delle Due Sicilie e la Serenissima Repubblica di Venezia non esistono più. Lo stato italiano ormai si è affermato come potenza mondiale ed è tra i paesi più ricchi del mondo, ma comunque la voglia di indipendenza si respira in molte regioni del paese, data da un desiderio di ritornare alla gloria dei tempi passati.
Di questo ne hanno dato prova i referendum sull’autonomia attuati da Lombardia e Veneto, ai quali più del 90% di Veneti e Lombardi hanno votato sì. La consultazione elettorale ha visto anche una larga partecipazione, soprattutto nel veneto dove c’è stato il 57,2% di affluenza. Queste dinamiche ci mostrano come il centralismo è una delle pratiche più difficili da mantenere in Italia e che una voglia di distaccarsi dal governo centrale, anche solo figurativamente, effettivamente esiste. Ma è davvero possibile? In un futuro prossimo potremmo davvero assistere a un ritorno al Ducato di Milano e a una nuova Repubblica di Venezia? La risposta non è la stessa per le due regioni: un ritorno a un ipotetico Stato della Lombardia o Ducato di Milano è difficilmente realizzabile a causa di una debole spinta indipendentista, se paragonata a quella del Veneto, e a causa di una debolezza della regione in sé in quanto il PIL non è abbastanza alto da sostenere un ipotetico stato indipendente. Ma ci sono altri fattori da tenere in considerazione, come ad esempio la mancanza di una lingua lombarda vera e propria e la posizione di accerchiamento tra Italia e Svizzera di cui gode la regione. Per il Veneto la situazione è completamente diversa: le regioni del Nord in generale si differenziano da quelle del Sud e del centro perché producono tanto e consumano poco, quindi hanno una forza economica molto superiore. Il Veneto in particolare ha un PIL molto forte che addirittura arriva a paragonare la regione a un medio stato europeo. Inoltre, essa gode di una posizione molto strategica che rendeva la Serenissima una delle potenze commerciali più affermate nel mondo. Negli anni ’80 in Veneto era di un certo spessore politico la Liga Veneta, il primo movimento indipendentista assimilatosi poi negli anni ’90 alla Lega Nord di Bossi. A quell’epoca la Lega Nord era al suo apice e auspicava più che mai a una netta separazione dell’Italia, ma negli ultimi anni con Salvini questo sentimento è andato scemando ed è stato alimentato piuttosto da cori come “No all’euro” e “No all’immigrazione”, che hanno appunto sostituito l’indipendentismo con lo statalismo. L’unico vero movimento indipendentista in Veneto è rimasto “Indipendenza Veneta” guidato da Alessio Morosin, il quale in un’intervista all’inizio dell’anno ha definito il referendum sull’autonomia un primo passo verso un’autodeterminazione della regione.
Ma spostando lo sguardo verso il Mezzogiorno, cosa c’è da dire riguardo a un ipotetico ritorno a uno stato meridionale che richiami il glorioso Regno delle Due Sicilie? In questo caso bisogna partire con una premessa: ora come ora, anche se ci fosse la possibilità di una svolta indipendentista, non converrebbe seguirla, per il semplice fatto che il Sud non ha una forza economica che gli permetterebbe di mantenersi. Infatti le regioni del Sud, a differenza di quelle del Nord che producono tanto e consumano poco, tendono a produrre e consumare poco e un brusco distacco dallo Stato Centrale le danneggerebbe più che avvantaggiarle. Nonostante questo, va detto che una sottocorrente indipendentista si trova in bene o male gran parte delle rappresentanze politiche del Meridione, basti pensare per esempio al Movimento Regione Salento. Si tratta di quei piccoli movimenti che prendono una percentuale molto bassa, ma rimangono comunque realtà presenti e la loro peculiarità è che non si rispecchiano in nessun orientamento, né a destra né a sinistra, proprio per il profilo antigovernativo. I veri protagonisti della scena indipendentista meridionale sono senza dubbio i neoborbonici e i borbonici. C’è una differenza sostanziale tra i due, basata sul fatto che mentre i borbonici sono più radicali, aspirano a un ritorno all’antica monarchia e si considerano legittimisti (un classico esempio è il movimento Fronte della Liberazione della Napolitania), i neoborbonici sono più moderati, repubblicani e indipendentisti (un esempio è il “MO! Unione Mediterranea”).
Dunque in Italia persiste una forte volontà indipendentista, anche se poco affermata. Non possiamo dire che una secessione in Italia è impossibile, anche se risulta ad oggi difficilmente realizzabile. Sicuramente i movimenti e le realtà sopra descritte, ci illuminano su un mondo dove questa opportunità viene vista come qualcosa di auspicabile.
A cura di Alberto Miraglia
il PIL della Lombardia non è abbastanza alto?? Ma sta scherzando??? è la regione con il PIL più alto!! la Lombardia potrebbe essere uno stato indipendente e giocarsela in Europa da sola tranquillamente.