Difetto di forma

Difetto di forma

Un vecchio proverbio recitava “altezza mezza bellezza” e sembra che per superare questo retaggio serva più che il passare del tempo. A seguire questa scuola di pensiero, infatti, sembrerebbero essere i dirigenti della società di corporate finance PwC di Londra che, alcuni giorni fa, hanno mandato a casa senza stipendio Nicola Thorp, 27 anni, per essere andata a lavoro con un paio di scarpe basse. Alle proteste della receptionist londinese, i datori di lavoro hanno risposto di presentarsi con scarpe munite di tacchi alti almeno 10 cm, in linea con il dress code dell’azienda. Situazione simile si era già venuta a verificare solo poco tempo prima, presso il Joey Restaurants ad Alberta (Canada), dove la cameriera Nicola Gavins ha denunciato l’obbligo per il personale femminile di indossare scarpe col tacco durante le ore di lavoro tramite una foto, diventata in breve tempo virale, dei suoi piedi insanguinati a fine turno.

A seguito di questi due eventi, portati alla ribalta dai social network, sembrerebbe naturale interrogarsi su quanto ancora determinati requisiti dell’abbigliamento siano obbligatori per le lavoratrici. Sembrerebbe logico pensare, infatti, che giunti nel 2016 ci si sia resi conto di quanto futile possa essere l’eccessivo attaccamento all’esteriorità e che sia arrivato il momento di passar sopra vuote imposizioni formali, per dare maggior rilievo a qualità quali la professionalità, il talento e la voglia di fare di tutti gli individui, senza distinzioni di sesso. I due casi appena elencati, invece, ci riportano in una realtà ben diversa e ben più arcaica, dove per poter lavorare è necessario saper soddisfare le aspettative di bella presenza imposte dalla società più che da reali esigenze pratiche obiettivamente attinenti alla propria professione.

Senza dubbio le proteste a questi atteggiamenti non si sono fatte attendere, basti pensare alla petizione della stessa Thorp (sostenuta dall’iniziativa del web “My heels my choice”) che in breve tempo è riuscita a raggiungere un numero di firme abbastanza alto per poter presentare al parlamento inglese una domanda per rendere illegale queste regole presenti sul posto di lavoro. Si spera davvero che qualcosa possa cambiare, che scegliere cosa indossare e quando farlo possa essere sul serio una scelta libera e incondizionata, un po’ come quella della bella Julia Roberts, che ha deciso di rompere gli schemi e i rigidi costumi del Festival di Cannes presentandosi sulla Croisette a piedi nudi. Dimostrando che è possibile essere all’altezza di ogni situazione, indipendentemente da ciò che si ha addosso.

 

A cura di Giulia Nino

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