“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
Art.2 della Costituzione della Repubblica italiana
Ma ne siamo proprio sicuri? I dati riportati negli ultimi rapporti di Amnesty International non sono incoraggianti.
Nel Rapporto Annuale 2015-2016 (link a http://www.rapportoannuale.amnesty.it/2015-2016/italia) l’associazione, le denuncia numerose violazioni dei diritti umani riscontrate nel nostro paese: dalla discriminazione nei confronti della popolazione Rom alla violazione dei diritti dei rifugiati e dei migranti; dalla perpetuazione del reato di tortura al maltrattamento dei detenuti; passando per il mancato riconoscimento di molti diritti della comunità delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate (lgbti).
Eppure nel 2013, durante le elezioni politiche, i candidati degli allora principali partiti politici in italia, avevano sottoscritto un documento proposto da Amnesty International, intitolato “Piano per i diritti umani in Italia” (link: http://www.amnesty.it/flex/FixedPages/pdf/Agenda10punti.pdf), nel quale erano specificati 10 punti focali sui quali concentrarsi per far giungere l’Italia ad un livello accettabile di realizzazione dei diritti umani. Sembra però che tali propositi siano rimasti solo sulla carta, tanto da portare alla situazione descritta poc’anzi: continuano le segregazioni dei Rom, continua a mancare un reato di tortura nel codice penale italiano, continua a mancare una legge che permetta l’identificazione delle forze di polizia durante, continuano i trattamenti disumani riservati ai migranti, continua a peggiorare la situazione nelle carceri.
Riguardo alla situazione dei migranti: si stima che 2900 persone siano morte attraversando il Mediterraneo nel periodo preso in esame (2015-2016). Le autorità italiane hanno avuto difficoltà a garantire adeguate condizioni di accoglienza alle decine di migliaia di persone sbarcate nel paese. Il governo ha applicato un piano per distribuirle in centri di accoglienza su tutto il territorio nazionale, in alcuni casi incontrando una forte resistenza da parte delle autorità e dalla cittadinanza locali, incluse aggressioni violente.
Per quanto riguarda la situazione dei Rom, il Governo non è stato in grado di applicare efficacemente la strategia nazionale per l’inclusione dei rom (Snir) e ciò ha fatto sì che, a quasi quattro anni dalla sua adozione, non siano stati fatti progressi significativi per offrire alloggi alternativi adeguati a famiglie rom che non erano nella condizione di mantenersi. I rom che vivevano nei campi hanno continuato ad avere poche possibilità di accedere all’edilizia popolare, in particolare nella capitale Roma. Sgomberi forzati di rom sono stati segnalati in tutto il paese.
E forse la nota maggiormente dolente: stiamo ancora aspettando una legge sul reato di tortura! Sono trascorsi ormai 28 anni da quando il nostro paese ha ratificato la convezione delle Nazioni Unite sull’introduzione del reato di tortura e ancora resta un miraggio. Ad oggi la situazione è probabilmente lontana dal giungere a una soluzione, a tal proposito occorre ricordare che il testo legislativo ha di recente subito un peggioramento, è stata infatti introdotta la “reiterazione” della condotta, quale condizione di esistenza della tortura. Secondo Amnesty International Italia
“Si è materializzato lo scenario peggiore. Si è scelto di modificare il testo approvato alla Camera, rendendo necessario un altro passaggio parlamentare e dunque difficile l’approvazione di una legge prima della fine della legislatura. E ciò – prosegue Antonio Marchesi, presidente dell’associazione – è avvenuto allo scopo non di migliorare ma di peggiorare notevolmente il testo in discussione che, così com’è, è incompatibile con la Convenzione contro la tortura delle Nazioni Unite che l’Italia, in quanto stato parte, ha l’obbligo giuridico di rispettare.
La riproposizione del famigerato emendamento che prevede la “reiterazione” quale condizione di esistenza della tortura è solo una delle modifiche peggiorative introdotte le quali, considerate nel loro complesso, fanno venire meno la fiducia nella reale volontà delle forze politiche presenti in Parlamento di porre fine a questa grave anomalia italiana in tema di diritti umani.” (Link della campagna: http://www.amnesty.it/diritti-umani-in-italia-tortura-e-polizia).
Data la situazione, appare evidente che sia necessario un repentino cambiamento di rotta, ma appare altrettanto evidente che la strada tracciata dalle nostre istituzioni vada nella direzione opposta infatti, pur ricordando che il 2015 è stato definito da Amnesty International come distruttivo per la tutela mondiale dei diritti umani, l’Italia non ha agito in maniera differente.
a cura di Michele Balducci per Amnesty International Gruppo Giovani 100