Conte stringe i pugni: “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”. Con tali parole il premier italiano ha assunto una netta e chiara posizione presso l’Eurogruppo con i leader europei, svoltosi nel pomeriggio del 26 marzo.
Il vertice europeo in videoconferenza da Bruxelles si era riunito per discutere circa le misure da adottare per fronteggiare, senza perdite di tempo, la crisi economica causata dalla Covid-19 che sta interessando tutti i Paesi europei. Già il 20 Marzo la Commissione UE aveva deciso, un po’ a sorpresa, di attivare la clausola di salvaguardia del patto di Stabilità. In questo modo i diversi Governi avrebbero potuto “pompare nel sistema denaro finché servisse”, per usare le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Il primo strumento da mettere in campo per contrastare la crisi Coronavirus è il MES. Il Meccanismo Europeo di Stabilità è un fondo salva-stati, nato tra il 2010 e il 2011, che, disponendo di una cifra di 700 miliardi di euro, verrebbe attivato, a specifiche condizioni, per finanziare quei Paesi sull’orlo di tracolli finanziari.
Per la Presidente della BCE Christine Lagarde, il MES è però solo un passo iniziale: tale è sicuramente lo strumento più semplice da utilizzare, in quanto già pronto ad intervenire con una capacità di 410 miliardi di euro, ma non adatto ad una situazione di tale emergenza in cui il fattore tempo è essenziale. Infatti, mentre in condizioni di “normale amministrazione” il fondo costituisce un valido mezzo per intervenire sui Paesi in difficoltà, oggi però servono misure ancor più incisive. Tali misure sono identificate nei Corona-bond, dei titoli comuni della zona euro da utilizzare come strumenti finanziari che dovrebbero essere emessi a tassi molto bassi dal Fondo salva-stati. La proposta circa l’utilizzo dei Corona-bond era già precedentemente partita dal governo italiano e aveva ricevuto l’appoggio oltre che della Francia, anche della Spagna e del Portogallo.
È proprio su questo tema che, al summit europeo, i 27 capi di stato e governo si sono confrontati.
Il risultato del dibattito è stato tutt’altro che unanime. Infatti, se da un lato paesi come l’Italia, la Franciae la Spagna hanno sottolineato l’imperativo di un’azione compatta, efficace e veloce, dall’altro lato, stati come Paesi Bassi e Germania hanno reso noto il loro dissenso circa la risoluzione nei Corona-bond. Ha affermato infatti il Ministro dell’economia tedesco Peter Altamaier che “i coronabond non sono la giusta strada da intraprendere e che tale discussione è destinata a divenire un dibattito fantasma”.
Ecco perché i 27 leader hanno deciso di non deliberare e concedersi altre due settimane per poter stabilire concretamente quali saranno i provvedimenti da attuare. Il confronto in sede europea continuerà per tutti i prossimi giorni.
Conte, lasciando la videoconferenza, non cede riguardo la posizione italiana. Continuando a sottolineare ancora l’esigenza circa l’accesso indiscriminato ai fondi del MES, ha affermato che non c’è più tempo da perdere. Quel che rimane da fare è aspettare l’evolversi della situazione, anche se, continuando a citare il premier Giuseppe Conte, “le conseguenze del dopo Covid-19 non vanno affrontate nei prossimi giorni, ma domani mattina”.
Articolo a cura di Federica Boscaino