L’estate sta finendo, e si torna alla routine invernale, che vuol dire solitamente per chi legge Globe Trotter, esami, studio, impegni. In poche parole: ansie. Ma non sono qua per ricordarvi quale magro destino ci attende. Da questo numero in poi, mi occuperò stabilmente di politica interna, e per questo ho deciso di aprire una rubrica, di offrirvi un piccolo riassuntino di ciò che succede in Italia. Insomma, ogni volta ci chiederemo “Dove eravamo rimasti?”, ed io sarò qui per cercare di presentarvi un quadro il più esaustivo possibile.
Come primo numero della rubrica, non possiamo che parlare di ciò che è accaduto in quest’estate. Naturalmente non mi riferisco alle vostre (molte) o alle mie (poche) attività estive personali, ma a quello che è accaduto in tema di politica interna. Quest’estate una città sola sembra aver catalizzato il dibattito politico nazionale: Roma. Si è partiti il 21 luglio con l’emergenza idrica. In realtà da diversi giorni Roma soffriva di carenze nell’offerta di acqua potabile nella città, così tanto che si cominciarono a chiudere anche i “nasoni” poco alla volta. La crisi ha subito un punto di rottura quanto la Regione Lazio, pressata dai comuni che si affacciano sul Lago di Bracciano, ha fatto sapere ad Acea che non avrebbe permesso la raccolta di altra acqua da quel lago, che rischiava il prosciugamento. Acea ha risposto “a modo”, minacciando il razionamento. Di fatto la situazione si normalizza nei primi giorni di agosto, quando la Regione si accorda per una decrescita graduale e non repentina degli approvvigionamenti dal bacino a Nord di Roma, a patto di avere trasparenza sulla qualità e sulla dispersione idrica della rete della capitale. Il 9 agosto intanto si chiude la raccolta firme dei Radicali per indire un referendum popolare, che chieda la messa a gara del traposto pubblico. Sul dibattito che ha innescato la raccolta firme, e che innescherà il futuro referendum, si è detto molto. Sull’edizione online della rivista scrissi due cose in merito, mentre su questo numero potrete leggere l’opinione di Stefano Soldano. Infine, in tema Roma si colloca il dibattito più ampio sull’immigrazione, soprattutto dopo lo svuotamento il 23 agosto di un palazzo occupato in Piazza Indipendenza e il successivo sgombero della piazza stessa, diventata campo di rifugio per le famiglie che erano rimaste nel frattempo senza un tetto. Mentre Il dibattito pubblico si è subito schierato da una parte e dall’altra della trincea, in merito vorrei semplicemente citare le parole di un giornalista, che non ho mai stimato profondamente, ma che questa volta sembra aver centrato il punto. Gianni Riotta, ex direttore del TG1 e del Il Sole 24 Ore, scrive su Facebook poco dopo l’azione della polizia:
[…] Non dobbiamo creare “sacche”, ghetti, situazioni fuori controllo […] A Roma chi gestisce i flussi migratori e la gestione di profughi, immigrati e rifugiati? Nessuno […] usiamo con i migranti lo stesso indifferente cialtronismo dedicato, da 70 anni, all’abusivismo. Condoni e repressione, silenzi elettorali o voce grossa elettorale, rinviare al futuro, una manganellata oggi una sanatoria domani, lo status quo che diventa eterno. […] Governo e opposizione, oggi e dopo le elezioni, dovrebbero varare un piano nazionale serio, condiviso, realistico, prendere atto di quel che possiamo fare, accettare che non possiamo far tutto e subito, lavorare insieme a non rendere le nostre città ghetti per gli emigranti […]
Cosa altro è successo in questa torrida estate? Tre regioni: Sicilia, Lombardia, Veneto. In Sicilia il 5 novembre ci saranno le elezioni per il governatore della Regione. Il passaggio è decisivo perché potrebbe rappresentare un laboratorio per eventuali alleanze nazionali. A quando è stato scritto questo articolo, il quadro sembra chiuso su un polo d destra tra Forza Italia e i sovranisti, un polo di centro-centrosinistra con Alfano, il PD e sembra anche Pisapia, mentre Mdp e Sinistra Italiana andranno da sole. Il Movimento 5 Stelle intanto fa già campagna elettorale nella regione con il suo candidato. Sarà questo l’assetto finale con cui le forze politiche si presenteranno all’appuntamento? E chi premieranno gli elettori? Sarà un modello per le alleanze a livello nazionale? Queste sono parole che troveranno una riposta nel prossimo numero della rubrica. Infine, parliamo di Lombardia e Veneto: il 22 ottobre si voterà il referendum sull’autonomia, una consultazione informale che i due presidenti di regione, Roberto Maroni e Luca Zaia, hanno indetto per ottenere più autonomia, soprattutto fiscale, da parte dello Stato centrale. Anche qui il dibattito è aperto: c’è chi dice che la consultazione è senza valore, e che rappresenta semplicemente un modo per i due governatori leghisti di acquisire visibilità, e c’è chi invece dall’altro lato rispolvera i fasti dei miti secessionisti. Quale sarà l’affluenza? Quali conseguenze avranno i due quesiti? Anche per questo, non possiamo che darci appuntamento al prossimo numero.
A cura di Giuseppe Spataro