Il 2014 è stato per molti aspetti un anno ricco di notizie nefaste, ma forse nessuno avrebbe potuto pensare alla minaccia di un’epidemia degna dei migliori film Hollywoodiani. Si parla ovviamente dell’Ebola, un virus estremamente aggressivo, appartenente alla famiglia dei Filoviridae, del quale sono stati isolati finora cinque ceppi diversi, di cui quattro letali per l’uomo. Il motivo per cui risulta così difficile guarire nasce dal fatto che il virus aggredisce immediatamente cellule fondamentali per la difesa immunitaria provocando sintomi quali febbri emorragiche, dolore ai muscoli, e gravi problemi al sistema nervoso centrale.
A gran voce i mass media ci mettono in guardia da questo pericolo, eppure è interessante sapere che in realtà la minaccia è tutt’altro che nuova. La scoperta del virus risale infatti a quasi quarant’anni fa, quando Peter Piot, attualmente direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, maneggiò per la prima volta una fialetta di sangue infetto: era stato prelevato da una suora fiamminga in missione in Congo. La donna accusava febbre emorragica e presto si scoprì che non si trattava della usuale tubercolosi, bensì di qualcosa di molto più preoccupante.
La minaccia si sta diffondendo nel mondo occidentale solo oggi, ma già dal 1976 ammontano a ventisei i casi di diffusione del virus con conseguente epidemia. In particolare portatori del virus sarebbero le cosiddette volpi volanti, una specie di pipistrelli diffuse maggiormente in Africa, e soprattutto in alcuni Stati come la Costa D’Avorio, il Congo, la Guinea e il Sudan. Purtroppo il virus raramente lascia dietro di sé sopravvissuti, e questo finora ci ha macabramente “protetti”: i villaggi africani venivano sterminati e non c’era possibilità per l’epidemia di diffondersi. Inoltre la loro posizione remota e isolata è valsa come cuscinetto protettivo per i grandi centri abitati. Tuttavia con i sempre più frequenti contatti dell’occidente con gli stati africani, il contagio è stato inevitabile.
Attualmente, in relazione alla situazione in Africa occidentale, un funzionario di Medici senza frontiere ha annunciato che l’epidemia è del tutto fuori controllo: da questa primavera su 1200 affetti, si contano già 672 vittime. E il vero pericolo è che la malattia sta colpendo città sempre più grandi, come Conakry capitale della Guinea. Questo potenzialmente moltiplica le possibilità che l’epidemia si diffonda in tutti gli Stati che abbiano un qualsiasi contatto con le zone colpite: da una parte è necessario bloccare il flusso dell’epidemia, controllando scrupolosamente i movimenti tra uno stato e l’altro, e dall’altra parte l’UNICEF ha lanciato un appello per raccogliere i fondi necessari a debellare la malattia, e ha avviato una strategia di informazione per far conoscere tutte le sfaccettature di questa orribile piaga. Tutti i mezzi di prevenzione adoperati sono assolutamente necessari dato che il virus ha una rapida trasmissione, attraverso fluidi corporei come sangue, saliva e addirittura lacrime.
Purtroppo ad oggi non disponiamo di un vaccino, ma la ricerca sta facendo enormi passi avanti e, grazie soprattutto al finanziamento del Governo degli Stati Uniti, sembrerebbe che una soluzione possa arrivare tra qualche anno.
Di Marianna D’Angelo