Ormai non si parla d’altro se non della recente tragedia che sabato 31 ottobre ha coinvolto un equipaggio di 224 persone, che dalla capitale egiziana sarebbero dovute atterrare a San Pietroburgo.La compagnia aerea è la russa Metrojet che già nel 2011 era stata la protagonista di un drammatico episodio con 3 morti e 43 feriti. La differenza però è che stavolta non vi sono stati superstiti. Le dinamiche tecniche inizialmente erano poche chiare, erano state avanzate molte cause ipotetiche ma la verità è stata confermata solo di recente. Sembra che l’aereo avesse improvvisamente perso velocità per poi precipitare sulla penisola del Sinai, inoltre era anche emerso che il co-pilota S.Truckakehv prima del decollo fosse poco entusiasta riguardo le condizioni tecniche dell’aereo.
Eppure, A.Smirnov, il vicedirettore generale della Metrojet, ha sempre assicurato che l’aereo fosse stato perfettamente riparato dopo un colpo subito nel 2001 escludendo errori o avarie che secondo lui non avrebbero potuto causare una dinamica del genere. Gli americani avevano pensato sin da subito ad un possibile coinvolgimento terroristico, ipotesi che effettivamente aveva anche trovato un immediato riscontro da parte dell’Isis che quasi un mese fa ne aveva confermato l’attendibilità aggiungendo anche che lo scopo sarebbe stato quello di vendicare tutti i musulmani uccisi in Siria dai bombardamenti russi. Dai loro account ufficiali era stato caricato un video in cui un aereo prendeva fuoco, ma molti ritenevano che i jihadisti non avessero le risorse necessarie per abbattere un aereo a quell’altezza (in base alle fonti circa 7 mila metri).La conferma ufficiale è arrivata la scorsa settimana dal presidente russo Putin, difatti a causare la catastrofe sarebbe stata l’esplosione di un ordigno artigianale di cui si sono ritrovate le tracce solo successivamente, a seguito di un’indagine più accurata. L’ atmosfera già da tempo non era delle migliori: alcuni paesi europei avevano già raccomandato alle proprie compagnie aeree di non volare a quote troppo elevate in prossimità di quella zona in quanto considerata pericolosa. Ora la domanda è una sola: fino a che punto possono spingersi?
A cura di Laura Olivieri