Breve analisi degli scandali, delle perplessità e delle difficoltà che accompagnano l’Esposizione di Milano
Dopo sette anni di preparativi, Milano è pronta ad ospitare l’Esposizione Universale.
Il nostro Bel Paese è terra “di santi, di poeti e di navigatori”, come suggerisce un antico adagio, ma, a ben vedere, lo spesso mal difeso Made in Italy esprime al meglio le proprie potenzialità nell’ambito culinario, tanto da rendere l’Italia il “Paradiso della Buona Cucina”. E, pertanto, nonsi poteva optare per un tema più appropriato di “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, per battere, nel marzo 2008, l’unica sfidante,la città turca di Smirne, promossasi per discutere, invece, della salute di tutto il nostro Pianeta.
Sette anni di opere, lavori e cantieri, ma anche di preparazione, organizzazione e sviluppo, si pensava, sarebbero potute e dovute bastare a Milano per essere pronta a parlare al mondo di cibo, condendolo con scienza ed innovazione, capisaldi e marchi di fabbrica storici dell’Esposizione Universale. Si pensava, appunto.
A pochi giorni dall’inaugurazione, i ticket venduti sonogià dieci milioni (rispetto ai 20 milioni che il Premier Renzi spera di raggiungere), un terzo dei quali acquistato in Paesi esteri. Ed è proprio agli occhi dei Paesi esteri che l’Italia, dimostrando efficienza, qualità spesso aliena alle abitudini italiane, ed inattesa capacità di liberarsi, finalmente, dagli opprimenti vincoli dellainscalfibile Crisi Economica, deve recuperare la propria reputazione, logorata dalle spettrali ombre della corruzione e della mala gestio,che, dalnovembre 2014, infestano minacciose lo spirito, e le casse, di questa Expo 2015.
Nelle pagine del New York Times, gli alti dirigenti dell’Esposizione meneghina si ritengono “RealisticallyConfident” riguardo il felice e puntuale esito dei lavori, annuncio che, a ben vedere, sembra rispecchiare quello spirito di approssimazione che tanto muove l’operato dei manager pubblici nostrani.
Approssimative si dimostrano anche alcune delle azioni di comunicazione a sostegno dell’evento:gli omini trasparenti e fluttuanti, le prospettive sfalsate e l’assenza di ombre, che caratterizzano i rendering del Parco delle Biodiversità, lasciano aperti non pochi dubbi riguardo la bontà delle modalità di svolgimento delle aste per l’assegnazione dei progetti; dubbi, peraltro, accentuati dallo stesso autore, che, costretto ad uscire allo scoperto dopo l’insurrezione del Web e dei creativi digitali,ha definito le sue avveniristiche opere “incomplete e affrettate”.
Quantomeno affrettata deve essere anche definita la traduzione in “inglese”,a dir poco maccheronico, comparsa su alcuni cartelloni pubblicitari: sul sito dell’evento, i turisti anglofoni vengono gentilmente invitati ad acquistare il proprio biglietto con un perentorio “BUT your ticket at FieraMilano!”. Obiettivamente, alla luce dello spiccato feeling che, da sempre, intercorre tra l’italiano medio, che, utilizzando un celebre aforisma di Roberto Gervaso, “Non s’organizza: s’arrangia.”, e la lingua della “perfida Albione”, simili gaffe erano preventivate.
Gli eccessivi ed odissìaci turni lavorativi degli operai dei cantieri,costretti a turni interminabili e a ritmi estenuanti,sono stati ben sfruttati dalla “Ceres”, che,con la sua sana e acuta ironia, ha offerto loro birre (e focacce): tramite questa geniale iniziativa di marketing, la società danese ha voluto concedere un attimo di ristoro e premiare, con qualcosa di più gradito di una medaglia, l’operato dei veri eroi, di coloro ai quali si dovrà tributare un fragoroso applauso, qualora l’evento si dovesse rivelare un’iniziativa vincente.
Anche sulla sicurezza, non pochi scandali sono emersi recentemente: un’inchiestadel giornalista dell’Espresso Fabrizio Gattiha dimostrato come sia facile raggirare l’impenetrabile sistema di vigilanza. Recandosi all’aeroporto di Milano Bresso, il giornalista è riuscito, senza incontrare il benché minimo ostacolo, ad intrufolarsi all’interno della struttura, dimostrando quanto sia agevole,per un semplice malintenzionato o, peggio, per il tanto temuto terrorista di turno,sottrarre un aereo incustodito e raggiungere in volo, in soli 2 minuti e 38, l’area di Rho Milano Fiera.
Un’altra inchiesta, condotta da “La Stampa”, rimarca e quantifica, invece, i preoccupanti ritardi nell’ultimazione dei cantieri: secondo i dati in possesso del quotidiano torinese, a meno di un mese dall’inaugurazione ufficiale, il 74% dei lotti di competenza italianaera ancora in lavorazione, il 9% in fase di collaudo ed il 6% sottoposto a verifica amministrativa.
Se si aggiungono lo “scandalo mazzette” di Angelo Paris e della famigerata “Cupola degli Appalti” ele pericolose influenze di imprenditori legati alla malavita sui lavori dei cantieri, risulta davvero un ardito esercizio di fiducia credere che, in fin dei conti, sarà un successo.
Fino all’ultimo minuto, dunque, il mondo dovrà aspettare con il fiato sospeso per sapere cosa realmente offrirà l’Expo di Milano 2015; per ora, possiamo goderci il maestoso “Albero della Vita”, fontana dai richiami vagamente arabeggianti che trionfa sull’Arena Lake, lago artificiale creato per l’occasione, augurandosi che, tra qualche mese, esso non andrà ad aggiungersi al già nutrito novero degli sprechi e degli incompiuti.
Dopo Genova 1992, Milano è chiamata a consegnare alla storia un evento indimenticabile, visto da molti come la “punta dell’iceberg” della ripresa economica del Bel Paese. I fatti, i misfatti e le speculazioni, al momento, non depongono in favore dell’Italia, ma l’auspicio è che, a partire dal primo maggio, le chiacchiere saranno azzerate.
Mentre leggerete questo articolo, l’evento si troverà già nella seconda settimana di esposizione e forse saprete dare una prima risposta all’amletico quesito:Expo o non Expo? “This is the question”.
di Agostino D’Amore e Giovanni Russo