FESTA DEL LAVORO: dalle origini ad oggi

FESTA DEL LAVORO: dalle origini ad oggi

Ogni anno, il primo giorno di maggio, si celebra la festa internazionale del lavoro: i ragazzi non vanno a scuola e gli adulti non lavorano. Tuttavia, non mancano coloro che scendono in piazza per manifestare e rivendicare alcuni diritti, in quanto lavoratori.

Dietro questa festa c’è, ovviamente, un evento storico molto importante: le manifestazioni di Chicago del 1886. Esse ispirarono la Seconda Internazionale, che venne istituita a Parigi nel 1889 con l’obiettivo di coordinare le attività di tutti i partiti socialisti e laburisti europei. Fu proprio la Seconda Internazionale a istituire questa ricorrenza.

Nel 1886 gli Stati Uniti erano travolti dall’ondata dell’industrializzazione. Allora non mancavano le organizzazioni sindacali e operaie, che reclamavano migliori condizioni lavorative. In particolare, i lavoratori lottavano per ridurre la giornata lavorativa ad 8 ore. Il primo maggio fu istituito uno sciopero generale in tutto il paese, che passò alla storia con il nome di “Grande Rivolta”. Nei giorni seguenti, alcune manifestazioni pacifiche assunsero derive violente. Infatti, ci furono numerosi scontri tra operai e polizia, che non esitò a sparare contro i rivoltosi. Alcuni di loro rimasero feriti, altri persero addirittura la vita. Ciò che accadde a Chicago ebbe un impatto molto forte sulle organizzazioni sindacali e socialiste, non solo in America, ma anche nel resto del mondo. Anche per questo nel 1889 nacque la Seconda Internazionale e per questo essa decise di istituire la giornata internazionale dei lavoratori il primo maggio, in memoria delle vittime di Chicago.

Il carattere internazionale di questa celebrazione si concretizza nel fatto che essa è festeggiata in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti. Anche in Italia, il primo maggio di ogni anno tutti i negozi chiudono in occasione della ricorrenza. Tuttavia, il nostro paese non celebra solo i morti di Chicago, ma anche la strage di Portella della Ginestra (Palermo). Il primo giorno di maggio del 1947, un gruppo di lavoratori si trovava nella località per festeggiare. Tuttavia, nel luogo si trovavano anche gli uomini del bandito Giuliano, i quali spararono sulla folla ferendo e uccidendo dei manifestanti, tra cui anche dei bambini. Questa festa, dunque, non deve essere vista solamente come un’occasione di riposo, ma deve essere anche motivo di riflessione e gratitudine verso coloro che hanno combattuto e si sono sacrificati affinché anche noi oggi potessimo lavorare in condizioni migliori.

In Italia, un modo per celebrare questa festa è anche il classico concerto del primo maggio, che tuttavia oggi si svolgerà a porte chiuse, causa Covid-19. Parlando del virus, potremmo chiederci come viene sentito il primo maggio oggi, in questo periodo buio della nostra storia. Uscendo di casa si potranno notare negozi e supermercati aperti, saracinesche alzate e commercianti a lavoro. Perché i lavoratori nel 2021 non celebrano la loro festa? La risposta appare chiara: il Coronavirus è stato un duro colpo per tutte le imprese, costringendone alcune alla chiusura. I lavoratori di oggi, dunque, non se la sentono di sprecare una giornata invano, una giornata che potrebbe fruttare dei guadagni, oggi più che mai necessari per poter garantire la sopravvivenza alla propria attività commerciale. Ma lavorare oggi significa mancare di rispetto a quanti sono morti ieri? Decisamente no. I lavoratori oggi, dopo un lungo periodo di stasi, non vogliono fermarsi; ciò non significa però che nei loro cuori non vi sia traccia del ricordo delle vittime del passato. Anzi, i lavoratori si stanno sacrificando per permettere alla nostra economia di riprendersi, per far rialzare il nostro paese. Per questo, possono essere paragonati ai manifestanti del 1886 o del 1947. Anche loro stanno combattendo e anche loro sono vittime, non di una pistola ma di un’arma più silenziosa e altrettanto potente.

Articolo a cura di Elisa Tanchi

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