Sono le sette di sera ed una donna cerca timidamente spazio tra la folla in metropolitana: ha il viso scavato dalle rughe ed un volto rattristato, nel portamento tuttavia mantiene un fascino del tutto atipico per quell’ambiente sudaticcio.
La donna ha un bustone pieno di attrezzi da lavoro in una mano e nell’altra una borsa da ufficio piena di scartoffie la cui mole è tale da portarla a sbilanciarsi sempre da quel lato.
Arrivata a casa apre la porta, recupera il bustone e la borsa e li posa nell’ingresso dell’appartamento.
In casa vi è un silenzio strano; pur vivendo da sola è abituata ad avere sempre per casa vecchi amici che, più per convenienza che per amicizia, la tengono sempre occupata.
Non appena mette piede in salone avverte un sibilo nel buio, la luce all’improvviso si accende e parte un fragoroso applauso: “Tanti auguri mamma!”.
L’emozione traspare sul suo viso, una lacrima si fa fiume nel letto di una ruga e un sorriso si fa spazio tra gli applausi.
Ci sono tutti, anzi quasi tutti. Dei suoi ventotto figli ne manca solo uno, scappato di casa. I restanti ventisette, in ogni caso, non rappresentano un quadretto familiare perfetto. In un angolo si sono raggruppati i figli più ricchi, sono tutti cicciottelli e hanno deciso di passare la serata in un angolo abbuffandosi di torta, che da sempre è stata il loro debole. Subito dopo il diploma avevano deciso di intraprendere insieme la strada della finanza e si erano arricchiti prestando soldi ai fratelli più poveri. Loro, i più poveri, spendevano tutti i soldi che i fratelli gli prestavano in droga e cultura ma quando i fratelli ricchi si accorsero che avrebbero rischiato di non rivedere i soldi prestati, rinfacciandogli la droga gli impedirono anche di spendere in cultura, così i fratelli ricchi si arricchirono e quelli poveri rinunciarono agli studi rimanendo ignoranti. Allo stesso tempo fra i fratelli poveri, ex tossicodipendenti, crebbe il malumore e si divisero a loro volta: una parte infatti restò affezionata alla madre mentre l’altra incolpò la madre della cattiva educazione con la quale aveva cresciuto i fratelli ricchi, colpevoli del loro malessere.
Tutti, in ogni caso, rinfacciavano alla madre il suo essere troppo autoritaria e la pretesa di mettere il naso negli affari tutti.
Ed ecco che da essere una festa la serata ben presto si trasforma in una sfilata di musi lunghi, di gruppetti che non intendono amalgamarsi tra loro: i ricchi e cicciottelli da una parte, boriosi e altezzosi come al solito, gli ex tossicodipendenti poveri e arrabbiati in un altro angolo e vicino alla cucina i pochi figli poveri ma affezionati alla madre che non esitano tuttavia a risponderle male quando lei prova a dirgli come gestire la loro vita.
Proprio quando la situazione è sul punto di diventare insostenibile la madre ha un’idea: prende l’album di famiglia pensando che ricordare i tempi che furono possa portare il buon umore.
Prima pagina, 25 marzo 1957, il giorno della nascita della mamma, in un salotto buono del centro di Roma: la foto di lei appena nata commuove quasi tutti.
Poi le pagine successive: il 73’, l’81, l’86, la nascita dei figli più piccoli. I figli più grandi iniziano a non gradire le foto.
Poi il 91’, la laurea della mamma e i malumori dei più intransigenti che non le hanno mai perdonato le sue ambizioni.
Altra pagina, il 2007, l’anno in cui decisero di comprare quella casa in campagna dove andare a vivere tutti insieme, casa della quale ancora oggi non tutti vogliono pagare l’affitto.
Infine l’ultima pagina, forse la più triste: giugno 2016, quando uno dei figli ricchi, stanco dei litigi, ha deciso di abbandonare la famiglia e non tornare più.
La situazione è peggiorata: se prima di vedere le foto c’erano solo musi lunghi adesso c’è tristezza. La madre posa sul tavolino davanti al divano l’album, si alza e si affaccia alla finestra. Giù per strada vede migliaia di ragazzi che manifestano con il volto coperto, sono arrabbiati e si dirigono contro la polizia.
A quel punto distoglie lo sguardo dalla manifestazione, guarda i tetti delle case, fa un respiro profondo e, rincuorandosi, pensa che forse un giorno riuscirà a riunire la sua famiglia.
Tanti auguri Europa!
A cura di Stefano Castellana Soldano.