FUORI di testa, FUORI moda, FUORI tempo, FUORI scala, FUORI gioco, FUORI tutto.
Palazzo delle Esposizioni sta ospitando la Quadriennale d’arte 2020, Fuori, una mostra di arte contemporanea che si presenta in una veste innovativa, proponendo un percorso intergenerazionale e multidisciplinare alternativo. La Quadriennale è una grande mostra che vuole indagare tutte quelle relazioni che intercorrono tra le arti visive, il teatro, il cinema, l’architettura e il design. Curata da Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol, la mostra è stata inaugurata in questi tempi difficili di Covid grazie alla tenacia del direttore di Federculture, Umberto Croppi, che ha sfidato la pandemia mettendo al centro della sua ricerca il contatto tra giovani artisti e curatori internazionali.
La mostra è pulita, se fosse un libro potrebbe essere definita “ben impaginata”. Molto rigoroso infatti è stato il lavoro di progettazione dell’architetto Alessandro Bava che ha diviso i 4000 metri quadrati del Museo in 25 sale, ampie e spaziose, che permettono di leggere il lavoro dei 43 artisti.
Fuori presenta temi quali la sessualità, il corpo umano nel suo rapporto con l’anima, il fascismo e l’anti-fasciamo, la politica e il capitalismo. Ma ancor più interessante appare essere il rapporto che ogni artista stabilisce con il tema scelto: infatti, spesso, il senso dell’opera va cercato nella sua descrizione, non potendo, il visitatore, coglierlo immediatamente. Ma, in fondo, anche questa è arte. Comparare, verificare, e capire quanto l’artista abbia fatto breccia nella testa del visitatore, o se questi abbia tenuto per sé l’opera dandole un significato unico e personale.
Nella ricerca sul rapporto tra corpo e anima, appare veramente interessante “Autoritratto su menta (con camicia bianca)” di Francesco Gennari; una foto (poco chiara e distinta) di un uomo che si sdoppia. Con questa opera l’artista restituisce un’immagine di sé quasi incorporea e mostruosa: lo sciroppo di menta in cui è immerso compromette e deforma la sua immagine, cogliendola nella sua instabilità e facendone emergere il doppio.
Sulla scia del tema “corpo e anima”, “Anima” di Benni Bossetto regala allo spettatore emozioni ancor più contrastanti: paura e angoscia sono al centro della scena. L’opera è costituita da un’installazione ambientale e sonora che evoca in assenza la presenza umana. La stanza è riempita di polvere e rifiuti, e le sculture in ceramica assomigliano ad organismi o elementi organici non propriamente identificabili. Bossetto ha voluto rappresentare la smaterializzazione del corpo, il suo trascendere ogni spazio e tempo e il farsi immagine di un perenne divenire.
Una diversa forma di arte è quella proposta di Giulia Crispiani. L’artista riesce a creare un’avanguardia erotico-sovversiva che sradica le logiche patriarcali del linguaggio. “Incontri in luoghi straordinari” prende forma durante l’emergenza sanitaria del Covid-19, e rappresenta, per l’artista, la risposta all’esigenza della socialità e del contatto con le persone. La donna ha spedito una lettere uguale a 60 destinatari, facendo delle risposte ricevute un manifesto poetico-pragmatico. In mostra a Palazzo delle Esposizioni, si possono leggere alcuni stralci di lettere che la Crispiani ha ricamato su diversi tessuti. Questi sono variopinti e molto diversi l’un altro: alcune risposte richiamano a temi romantici, altre sono più malinconiche, ma altre ancora risultano essere quasi divertenti. Quello che l’artista ha creato non è unicamente un pezzo d’arte affisso sulle pareti di un museo, ma è qualificabile come un’opera collettiva che si infiltra nel palazzo, e che continua anche al di fuori di esso.
Un diverso, ma altrettanto potente, tema messo in scena è quello puramente amoroso. Infatti, tra gli interventi più suggestivi dell’intera mostra, figurano i grandi fiori di stoffa collocati sopra lo scalone di accesso al secondo piano, realizzati da Petrit Halilaj e Alvaro Urbano; un progetto che racconta la storia d’amore tra i due artisti, una storia d’amore sensibile e poetica che sta cercando di trovare il suo lieto fine.
Insomma, Fuori è assolutamente una mostra ben riuscita, il cui intento, quello di mostrare concetti ordinari in modo “straordinario” e non rigoroso, è stato più che raggiunto. La mostra è un vero e proprio invito ad uscire dagli schemi, a mettere in discussione tutto ciò che diamo per assodato. Ogni concetto ha mille sfaccettature e interpretazioni. È una mostra che vuole spingere lo spettatore a scoprire il nuovo, ad apprezzare il non convenzionale. Fuori rappresenta la liberazione da qualsiasi costruzione o categoria che abbia imbrigliato l’arte nel passato, e propone una nuova sfida: quella di non guardare direttamente l’opera, ma di adottare uno sguardo obliquo, capace di cogliere i significati più nascosti, diversi per ognuno di noi.
A cura di Federica Boscaino.