Il calcio ai tempi di Re Claudio

Il calcio ai tempi di Re Claudio

“Ho un programma, in sei mesi incrementerò i ricavi, porterò uno sponsor al campionato e i soldi dello streaming”. A parlare è Claudio Lotito, presidente della SS Lazio, al telefono con Pino Iodice, direttore sportivo dell’Ischia, squadra di Lega Pro. Fin qui tutto legittimo. Un consigliere federale noto per l’oculata (fin troppo secondo alcuni tifosi) gestione economico-finanziaria della sua squadra di club che spiega come rilancerebbe un campionato, quello di Lega Pro, falcidiato dal taglio di 25 milioni deciso dal Coni sui fondi da distribuire alla FIGC. Nei piani di Lotito, però, anche la serie A dovrà guadagnare di più, attraverso la cessione dei diritti televisivi. Ed è qui che al braccio destro di Tavecchio scappa la frase che ha fatto tanto scalpore “Ho detto ad Abodi: Andrea, dobbiamo cambiare.Se me porti su il Carpi… se mi porti squadre che non valgono un c… noi fra due o tre anni non ci abbiamo più una lira. Fra tre anni se ci abbiamo Latina,Frosinone… chi c… li compra i diritti? Non sanno manco che esiste, Frosinone. Il Carpi…”. Il discorso di Lotito è chiaro: la promozione nel massimo campionato di squadre con un bacino d’utenza minore rispetto alle più blasonate Bologna o Catania per esempio, renderebbe meno appetibile, meno vendibile il pacchetto dei diritti tv, facendone abbassare il prezzo. La speranza del presidente laziale è che si prendano provvedimenti affinché questo non accada. Tralasciando i discorsi relativi all’etica sportiva, c’è un importante riflessione che mi preme fare a riguardo.Tutti noi conosciamo la situazione del Parma. Piazza gloriosa, di grande tradizione calcistica, i cui tifosi, giocatori e addetti ai lavori stanno vivendo un dramma non solo sportivo, a causa delle ultime scellerate gestioni proprietarie. Stipendi arretrati, beni pignorati, gare di campionato rinviate (perché non ci sono i soldi per pagare gli steward), procedure di fallimento già avviate. C’è chi considera la vicenda una minaccia per la regolarità del campionato. Viene allora spontaneo chiedere al presidente laziale se la vera minaccia per il calcio italiano siano le cosiddette “provinciali” Carpi, Frosinone e Latina, capaci di far quadrare i conti, di investire con successo sui giovani (cariche di quell’entusiasmo travolgente da “prima volta” nel calcio dei grandi), o le società dal potenziale economico ben più elevato ma vittime, insieme alle loro città, ai loro tifosi e ai loro dipendenti, di chi crede di poter disporre a piacimento dei loro sforzi, delle loro emozioni e delle loro risorse. Cerchiamo di salvare il Parma, ma soprattutto evitiamo che situazioni del genere possano verificarsi nuovamente.Meglio una società sana domani che più soldi dai diritti tv oggi. Vero presidé?

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