IL CANDIDATO CHE NON TI ASPETTI

IL CANDIDATO CHE NON TI ASPETTI

La candidatura del miliardario americano, che all’inizio alcuni media mettevano sotto la voce “entertainment”, ha rapidamente acquistato un grande consenso che, a dispetto delle previsioni degli esperti, si è rivelato stabile e duraturo. Secondo Scott Adams, autore della striscia a fumetti “Dilbert”, Trump è, in realtà, un abilissimo persuasore che parla al nostro inconscio con un controllo perfetto delle sue uscite pubbliche. La cosa certa, in ogni caso, è che Donald Trump ad oggi ha già vinto in 15 dei 24 stati che hanno già tenuto le elezioni primarie, e i sondaggi lo danno ampiamente in testa sul piano nazionale: in questo momento è considerato da tutti il candidato favorito.

Se da una parte la vittoria del magnate newyorchese non stupisce, alla luce dei sondaggi pre-voto, dall’altra ciò rappresenta anche un sintomo di come la candidatura di Trump ormai sia un dato di fatto, e che da qui in avanti sarà sempre più difficile per gli altri candidati recuperare terreno. Alle sue spalle, la situazione si è già delineata. Con il ritiro di Jeb Bush e il risultato deludente di Kasich, si profila una corsa a tre, con Cruz e Rubio a darsi spallate per tenere testa a Trump. Ma come mai l’opinione pubblica e il partito repubblicano si sono accorti soltanto ora del fenomeno Trump? Ci sono una serie di ragioni: all’inizio della campagna elettorale molti avevano sottovalutato il candidato repubblicano, compresi alcuni importanti quotidiani come il New York Times e il Washington Post, dedicandogli pochissimo spazio rispetto agli altri candidati; inoltre molti analisti non lo consideravano un vero e proprio candidato, dato il suo carattere appariscente e le sue posizioni controverse.

Secondo il sito di news e statistica FiveThirtyEightfino alla scorsa estate il 57% degli elettori Repubblicani contattati aveva una cattiva opinione del miliardario newyorchese. Questo clima di sostanziale indifferenza nei suoi confronti ha fatto permesso a Trump inizialmente di non essere attaccato dagli altri candidati in quanto egli non rappresentava una minaccia. E cosi, grazie anche ad una campagna mediatica molto efficace, ha trasformato le sue debolezze in punti di forza: quando ad esempio ha dato degli stupratori ai messicani o ha imitato un giornalista disabile sbeffeggiandolo, ha confermato agli elettori la sua autenticità e la sua distanza dal tradizionale modo di fare politica, traendone ulteriore beneficio in termine di voti. Tuttavia Trump non ha ancora la maggioranza necessaria per ottenere la nomination, aspettiamoci quindi nelle prossime settimane nuovi colpi di scena dall’ establishment repubblicano per eliminarlo dalla corsa alla presidenza e nuovi accesi dibattiti come accaduto al Super Tuesday: Cruz, Rubio e Trump se le sono date di santa ragione nell’ultimo dibattito televisivo sulla CNN. Cruz ha detto a Trump di rilassarsi, Trump ha detto a Cruz che nessun senatore repubblicano lo sostiene, Rubio ha accusato Trump di aver assunto illegalmente lavoratori polacchi nel 1980 per la costruzione della Trump Tower… (insomma: Cruz e Rubio si sono dati il cambio per attaccare Trump).

 

A cura di Marco Grasso e Giacomo Guglielmi

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