Il Natale in Africa, mix di culture e tradizioni

Il Natale in Africa, mix di culture e tradizioni

Con 600 milioni di cristiani, che costituiscono quasi la metà dell’intera popolazione del continente, l’Africa, oltre che culla dell’umanità, può essere ormai considerata anche il futuro del cristianesimo. Con un incremento demografico esponenziale e il progressivo abbandono della professione di religioni tradizionali o di stampo animista, o comunque il loro inserimento sincretico all’interno del quadro delle confessioni abramitiche (la cristiana e la musulmana in particolare), l’Africa è, contrariamente a quanto si crede, un continente profondamente legato alle tradizioni cristiane, compreso il Natale.

Affianco alle usanze condivise con il resto del mondo, come lo scambio di doni e i vari pranzi/cene familiari, senza chiaramente dimenticare l’aspetto più puramente religioso, vale a dire la partecipazione alla messa, alcune tradizioni natalizie possono considerarsi unicamente africane. Date le ampie differenze tra i vari Paesi e l’impossibilità di ricondurre, per ragioni storiche e culturali, queste consuetudini all’intero continente, ho pensato di selezionare delle tradizioni particolarmente interessanti solamente di alcuni Stati.

Sudafrica

Il più meridionale ed industrializzato dei Paesi africani festeggia il 25 dicembre in piena estate, ed è tradizione, similarmente a quanto succede in Australia o in Brasile, trascorrere le festività natalizie, e in particolare il giorno di Santo Stefano, chiamato Day of Goodwill in Sudafrica, in spiaggia, approfittando delle temperature miti. Il pranzo di Natale di solito consiste in un barbecue (braai in afrikaans), a cui fa seguito un ampio buffet di dolci, tra i quali spicca il “Lekker Pudding”, a base di albicocche, la cui ricetta è tuttavia una tradizione familiare e quindi segreta.

Madagascar

Anche se anche in Madagascar il Natale cade d’estate, le decorazioni utilizzate sono quelle occidentali, quindi è possibile incontrare agrifogli, i tipici Babbo Natale (Dadabe Noely in malgascio) e addirittura della neve. I piatti tradizionali natalizi sono a base di pollo, insaporito o con il latte di cocco o con lo zenzero, accompagnato dal riso. La particolarità del Natale malgascio è la sua corrispondenza con la maturazione delle litchi, che vengono mangiate fresche durante le vacanze.

Repubblica Democratica del Congo

Il Natale di Kinshasa è un vero e proprio festival. La notte della vigilia le chiese usano organizzare dei cori che corrispondono quasi a dei concerti in piena regola, assieme ad una rappresentazione degli avvenimenti più salienti di Vecchio e Nuovo Testamento, fino alla nascita di Gesù, che coincide con la mezzanotte. In seguito, si continua a festeggiare con canti e danze che possono durare fino all’alba. 

Etiopia

In Etiopia, il Natale è festeggiato il 7 gennaio: infatti, il calendario etiopico, che si basa su quello della chiesa copta ortodossa ed è indicativamente 7 anni indietro rispetto alla nostra suddivisione del tempo (che si basa invece sul calendario gregoriano), prevede 13 mesi, di cui i primi 12 contano 30 giorni e il 13° ha solitamente 5 o 6 giorni (a seconda che l’anno sia o meno bisestile). Il 7 gennaio è l’ultimo giorno del mese di Tahesas, mese interamente dedicato al digiuno, il Tsome Nebiyat, che letteralmente significa “digiuno dei profeti”. Durante il digiuno, è consentito un solo pasto vegano al giorno (sono infatti proibiti tutti gli alimenti di origine animale) ed è vietato il consumo di alcolici. La vigilia di Natale, a coloro che partecipano alla messa è consegnata una candela, ed è tradizione camminare in processione per tre volte intorno alla Chiesa prima di entrare. Finita la messa, che di solito si prolunga fino a tarda notte, gli etiopi interrompono il digiuno; il piatto tradizionale è il Doro Wat, uno stufato di carne e verdure insaporite dal berberé, che è una miscela di spezie a base di zenzero, peperoncino e chiodi di garofano.

Simili tradizioni possono essere trovate anche in Egitto, dove la minoranza cristiana celebra il Natale copto il 7 gennaio dopo 43 giorni di digiuno.

Altre tradizioni degne di nota sono le parate organizzate in alcuni Paesi dell’Africa occidentale, come ad esempio Gambia e Liberia, dove ci si traveste e si danza mascherati per le strade, o l’usanza di decorare ulivi o palme invece dell’abete, che non cresce in Africa.

Articolo a cura di Angela Venditti

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