È risaputo che la società abbondi di luoghi comuni ed etichette e proprio per questo motivo il gruppo indipendente italiano Lo Stato Sociale ha stigmatizzato questa nostra impietosa tendenza nella sua canzone “In due è amore in tre è una festa”. Perché tutto ciò che riguarda il “mondo vegan” crea disapprovazione ed ironia? D’altro canto, cos’è che spinge sempre più persone ad adottare tale stile di vita? Le motivazioni solitamente addotte sono di tipo etico e salutistico ma, navigando su siti specifici, le argomentazioni profuse risultano spesso inconsistenti; un esempio è il tema dello sfruttamento intensivo degli animali: per ovviare a tali crudeltà non c’è bisogno di eliminare totalmente i loro prodotti dalla nostra dieta, ma solamente operare una scelta sulla provenienza, comprando a filiera corta. La verità è che per molte persone “essere vegani” è diventato uno status, una delle tante mode da social network che impestano il nostro tempo.
Una scelta tale, però, non dovrebbe essere presa sottogamba in quanto rivoluziona interamente le abitudini di una persona, rilevando qualche problema. Uno di questi è la spesa: bisogna fare attenzione agli ingredienti di ogni prodotto, lottando con etichette evasive o incomplete; un esempio è il pane in cassetta, sulla cui confezione non è riportato l’utilizzo dello strutto. In fin dei conti questa operazione, sebbene snervante, risulta molto costruttiva in quanto rende le persone più consapevoli di cosa comprano e soprattutto di ciò che mangiano. Una seconda difficoltà si incontra nel momento in cui si mangia fuori dalle mura domestiche: raramente mense e ristoranti propongono piatti vegan-friendly: la stessa mensa Luiss offre generalmente pasti quasi interamente a base di derivati animali. Anche il momento dell’aperitivo non è privo di preoccupazioni: alcuni tipi di vino, bevande analcoliche e birre necessitanodi prodotti animali durante la loro produzione. Trovare un compromesso non è impossibile, anche se la questione non riguarda il cibo in sé, ma ciò che esso rappresenta: in Italia, soprattutto, questo è un mezzo di coesione sociale, un modo per stare con amici e parenti, condividendo ciò che si ha e non sempre l’alimentazione vegana e le sue restrizioni si sposano con questa tradizione. Inoltre la nostra cucina si basa sui sapori della terra e dell’allevamento, sapori che non possono essere facilmente sostituiti dalla soia e dal seitan. Non è vero che la carne è debole: la carne è forte, è il tofuad essere debole!
A cura di Gabriella Maria Paternò