“Kumbh Mela”: la pandemia non ferma le tradizioni indiane
Fonte: Rai News

“Kumbh Mela”: la pandemia non ferma le tradizioni indiane

In questi giorni, l’India è luogo di festeggiamenti dove numerosi devoti indù si riuniscono sulle rive del Gange, in occasione del festival del “Kumbh Mela”. Nonostante la seconda ondata di contagi che sta caratterizzando il Paese, il Governo indiano ha voluto rispettare le tradizioni, permettendo lo svolgimento di uno dei più importanti pellegrinaggi della religione induista. Subito dopo i primi festeggiamenti, il numero delle persone positive al Covid-19 è notevolmente aumentato, confermando tragicamente l’India come uno dei Paesi più contagiati al mondo.

Nelle ultime settimane, decine di migliaia di pellegrini di ogni età e ceto sociale si sono recati ad Haridwar, città a nord dell’India, per immergersi nelle acque del fiume Gange e dar luogo ai bagni purificatori previsti dalla tradizione induista. Tuttavia, sebbene vi siano stati numerosi e rigidi controlli esercitati dalle autorità locali, il pellegrinaggio di massa ha avuto luogo senza alcun rispetto delle norme precauzionali anti-Covid, previste e sancite da un Paese che già è apparso fortemente provato dall’alto numero di contagi.

Se le tradizioni devono essere rispettate, è giusto che tutte le accortezze e le precauzioni possibili siano messe in atto, in modo da scongiurare nuovi contagi. Le autorità locali della città sacra di Uttarakhand, dove le celebrazioni hanno luogo ogni tre anni, hanno infatti messo in atto tutti i protocolli necessari per limitare e prevenire un ulteriore diffusione del virus durante le celebrazioni. La dimostrata negatività dei tamponi, l’obbligo di indossare mascherine e il distanziamento sociale sono solo alcuni dei comportamenti precauzionali richiesti per aver avere accesso al fiume Gange. Nonostante ciò, i pellegrini, una volta superati i controlli per accedere alle rive del fiume, hanno creato assembramenti sulle rive del fiume sacro e questo è confermato dalle immagini che negli ultimi giorni sono diventate virali in tutto il mondo. Come dichiarato dall’ispettore generale di polizia Sanjay Gunjyal, il grande numero di persone, recatesi nella città per immergersi nelle acque purificatrici, non ha addirittura permesso alle autorità di sanzionare tutti coloro che violavano le norme di sicurezza.

Alla luce di questi fatti, numerose polemiche sono emerse su vari fronti: molti hanno contestato la decisione del Governo di dare il via alle celebrazioni, in vista soprattutto dell’emergenza sanitaria in corso nel Paese, così come nel resto del mondo. In aggiunta, aspre critiche sono state rivolte ai partecipanti al festival induista, dopo che alcuni di loro hanno dichiarato che il loro bagno purificatore li avrebbe protetti dal coronavirus. La situazione epidemiologica in India è tragica, ma i più devoti induisti sembrano far prevalere le tradizioni, anche al costo di sacrificare il proprio benessere così come quello del loro Paese.

A cura di Micaela Filippi

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