Durante la sera del 28 settembre la LUISS ha avuto il piacere di ospitare la presentazione del libro Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI, scritto dallo studioso Roberto Regoli e che ha visto, come autori degli interventi, l’On. Prof. Marcello Pera – Presidente emerito del Senato della Repubblica – e S.E. Mon. Rino Fisichella – Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione –.
Argomento principale, naturalmente, è stata la dettagliata analisi di un pontificato – quello di Joseph Ratzinger – apparso il più delle volte stanco, affaticato, un po’ come si presentava il suo stesso simbolo, erede del pesante vuoto di potere lasciato da Papa Woytila. Un fardello che pochi potevano a malapena sopportare, ma che forse nessuno era in grado di colmare pienamente: Ratzinger ci arrivò vicino, apparendo sempre poco empatico, trascinatore o carismatico rispetto al proprio predecessore, eppure capace di riportare al centro della riflessione della Chiesa la crisi devastante che ne stava – e che sta tuttora – mettendo a dura prova la sua coesione. Da guida della Congregazione per la Dottrina della Fede a Vescovo di Roma, Ratzinger avrebbe sempre cercato di rendere palese lo squarcio che stava separando Fede e Ragione, divenute la prima luogo di resistenza alle storture che la seconda stava cominciando a sviluppare nei decenni precedenti. La Ragione, intesa kantianamente come la facoltà che consente di pensare il mondo in termini di totalità – contrapposta diametralmente alla finitezza dell’Intelletto –, diviene essa stessa la fonte della limitatezza dell’uomo moderno, appiattito nella sua uni-dimensionalità marcusiana e ridotto all’atomizzazione, alla rottura del legame sociale, alla perdita di un qualsiasi substrato condiviso attraverso cui fare esperienza della realtà e di un linguaggio comune per interpretarla. La crisi in cui la Ragione è precipitata ha finito con l’intaccare irrimediabilmente anche la Fede: pur apparendo in contraddizione con ciò che è razionale, essa nasce dal un analogo bisogno di cogliere la totalità dell’esistenza e, per ciò, è vittima dello stesso processo di riduzione ed appiattimento.
Tutto questo aveva capito Ratzinger, il quale auspicava di portare nel mondo laico – con cui ha mantenuto un forte contatto – la stessa esigenza di contrasto all’atomizzazione, divenendo al suo interno un’influenza importante: “Non agire secondo Ragione è contrario alla natura di Dio”, come egli stesso affermò. Si tratta, dunque, di riallacciare i rapporti con il mondo laico, naturalmente declinando il tema della crisi nella prospettiva adottata da chi non fa parte della comunità della Chiesa. Proprio di Chiesa, alla fine, si parla: la crisi della Fede è concomitante all’innegabile crisi in cui versa ancora oggi la più grande organizzazione religiosa della Storia, in balia di corruzione, ricatti, intrighi e bramosie. L’egoismo di alcuni suoi membri avidi di potere ha portato ad un ritorno di immagine negativo presso i fedeli, stanchi di vedere come il Tempio non sia più “sacro, perché non è in vendita”. Attualmente sembra che Papa Francesco stia ricompattando la comunità cattolica, mantenendosi su quel sentiero di costante confronto con il mondo laico che il suo predecessore aveva percorso anni prima. La modernità delle conquiste di Benedetto XVI è anche in questo, fatto che gli ospiti coinvolti hanno unanimemente confermato.
La domanda più difficile a cui si possa cercare di rispondere, alla luce di questi ed altri dettagli contenuti nel libro, è quella che si interroga su come sia stata possibile questa crisi della Ragione, quale sia il suo reale significato e cosa ci aspetti qualora non si riesca a superarla. Durante la presentazione è stato ribadito come lo scientismo di stampo prettamente neopositivista abbia fatto da ancella dell’atomizzazione sociale in cui l’individuo contemporaneo si trova, promuovendo la visione frammentata del reale a scapito di quella sistemica, organica, che permetterebbe ad una Fede matura di poter sopravvivere e riconquistare quell’importante ruolo di collante sociale che attualmente ha perso.
Le strade da percorrere per ricostruire ciò che una “razionalità” – termine a mio parere più corretto del generico “Ragione”, in quanto indica una struttura di pensiero nata con la rivoluzione scientifica del Seicento ma soprattutto con il Positivismo ottocentesco – sta corrodendo sempre più in profondità non sono prive di ostacoli, ma qualunque sia la direzione che si intende prendere non possiamo prescindere dalla ripresa di un dialogo maturo fra le parti: la possibilità dell’incontro, in cui differenti esperienze di esistenza si fondono e si completano, deve tornare ad essere ricercata con forza per arginare la dispersività e superficialità del mondo moderno, dove 7 miliardi di individui interconnessi rischiano di perdere di vista la condivisione di un medesimo destino. Prima ancora che il bisogno, forse ne abbiamo la responsabilità.
A cura di Riccardo Antonucci