La Russia e il Medio Oriente: l’inarrestabile ritorno del rivale di sempre

La Russia e il Medio Oriente: l’inarrestabile ritorno del rivale di sempre

Lo snodo geopolitico centrale rappresentato dalle regioni mediorientali, è da tempo stato un punto di contesa di interessi tra le grandi potenze, in particolare gli Stati Uniti e la Russia. Nell’arco degli ultimi decenni, se si pensa alla Guerra del Golfo nel 1990 in poi, sono stati proprio gli Stati Uniti ad aver condotto una linea politica intervenzionista nella “mezzaluna fertile”, con la Russia ai margini. Tuttavia, quel “corso intramontabile” mirato ad esercitare un’influenza dominante nell’area, ha trovato una battuta d’arresto nel conflitto Siriano — che si protrae vistosamente dal 2011 contro il regime guidato da Bashar al-Assad (da dieci anni a capo del Paese). 

All’interno del contesto Siriano, gli Stati Uniti hanno preso una posizione schierandosi a fianco dei ribelli cosiddetti “moderati” e dei peshmerga Kurdi. Nel 2015, mentre sembrava che i ribelli fossero vicini al rovesciamento definitivo del regime, un altro attore importante è entrato in scena, cambiando in modo determinante le sorti del conflitto: la Russia.  

Attraverso la politica estera condotta da Vladimir Putin, il Paese è uscito dal suo lungo “letargo”. La fornitura di ingenti finanziamenti di armamenti e il supporto logistico e militare (dei suoi corpi speciali) all’esercito di Assad, ha in meno di un anno capovolto gli esiti della guerra, costringendo sostanzialmente il fronte dei ribelli alla resa. Ma il ritorno sulla scena della Russia non è stato solo legato alla difesa dell’unica base navale russa nel Mediterraneo, bensì, ha voluto mandare un chiaro messaggio all’Occidente e, in particolare, al vecchio rivale Americano. Sì, perché chiaramente nessuno si aspettava questa mossa tanto improvvisa quanto così astutamente congegnata. Ciò che conta ancora di più, nessuno avrebbe immaginato che la Siria sarebbe stata solo la prima “mossa” di una più lunga strategia che, in meno di due anni, ha riportato la Russia a poter farsi considerare “inquilino” di primo piano della scena internazionale. Putin è diventato dunque un nuovo interlocutore di riferimento nella politica internazionale dimostrando una sorprendente abilità diplomatica nel tessere nuove alleanze con i partner strategici della regione, laddove invece proprio il rivale a stelle e strisce ha fallito. Tramite il suo intervento in Siria, il nuovo “zar”, come lo chiamano molti esperti, ha ulteriormente consolidato le relazioni con la Repubblica degli Ayatollah, un suo alleato storico, firmando con il governo Iraniano numerosi accordi di cooperazione economica e militare. 

L’osannato leader Russo ha continuato a creare inedite quanto sorprendenti alleanze in numerose zone dell’area, tra cui la Libia, tanto che nelle cancellerie Occidentali, tra cui quelle Italiane in primis, era giunta come un fulmine a ciel sereno la notizia che il leader del Cremlino avesse avviato contatti con il generale Haftar — invitato a bordo della portaerei Admiral Kuznetsov per una video-conferenza con il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu. Una mossa, appunto, che la dice lunga sulla capacità del Cremlino di allungare la sua influenza, portandola niente meno che nel cuore del Mediterraneo, da lungo tempo considerato “lago” statunitense. 

In ultimo, poi, non si devono dimenticare i recentissimi accordi stipulati da Putin con il monarca Saudita Salman bin Saud, che prevedono una stretta collaborazione economica sulle forniture di petrolio tra i due Paesi, mossa questa che va a segnare un altro “approdo” pericolosissimo nel regno di uno degli alleati storici e più fedeli degli Stati Uniti, ovvero le petro-monarchie del Golfo. 

Più direttrici d’azione, dunque, di una ampia ed efficacemente congegnata strategia, che ha causato una indubbia sconfitta all’America di Obama e che già nei primi mesi dell’amministrazione Trump sta mettendo a dura prova l’intero entourage politico e diplomatico statunitense. Tuttavia, è imprescindibile che l’America si allinei con il suo vecchio, nuovo “nemico”. Ora più che mai, la Russia può rivelarsi un attore cruciale per mettere attorno ad un tavolo di dialogo le parti interessate e far giungere ad una risoluzione pacifica un conflitto che sta destabilizzando l’intero Medio Oriente tra fin troppo tempo. 

 

A cura di Pasquale Candela

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