Nell’estate del 1914, l’Europa sprofondò nel baratro della guerra, che in breve tempo mostrò agli uomini come la loro convinzione, ossia quella di una guerra lampo, che avrebbe dovuto vedere la fine entro Natale, era solo una fievole illusione. L’avanzata tedesca fu arrestata nella Marna, mentre a Ypres avvenne la “Race of the Sea”. Come risultato, un fronte lacerò l’Europa Occidentale dal mare del Nord fino al confine svizzero, mentre le pile di morti non avrebbero fatto altro che aumentare.
A dicembre del 1914, l’idea della guerra di trincea perversava fra i soldati. Le forti piogge non migliorarono di certo la situazione, trasformando le trincee in vere e proprie pozzanghere dove la vita (se poteva essere definita tale) dei soldati brancolava fra pasti saltati per il razionamento dei viveri e ratti che accompagnavano le giornate, quasi come se fossero degli spettatori. La terra di mezzo o “di nessuno”, intrisa di freddo e melma, separava questi nemici, che condividevano, oltre alla speranza di vivere ogni giorno anche domani, anche la miseria della natura circostante, considerando che in alcuni punti, le trincee erano separate da 46 metri o meno.
Le nubi di gas asfissiante della seconda battaglia di Ypres erano ancora lontane, e le conseguenze della campagna di Passchendaele erano solo ai preamboli.
Ancora nessuno conosceva gli orrori. In fondo, quello era solo il preludio del male.
La richiesta
Agli inizi di dicembre, Papa Benedetto XV, che ottenne il papato un mese dopo lo scoppio della guerra, tentò di riconciliare gli animi delle cancellerie Europee tentando di assicurare, per i periodi festivi, una tregua. A tal fine, il 7 dicembre, con un appello alla diplomazia mondiale, chiese una tregua: “affinché le armi potessero tacere almeno nella notte in cui cantavano gli angeli”, così che, i leader di entrambi i fronti avessero il tempo materiale di siglare una pace duratura. Le richieste di tregua furono recepite, meno quelle per la pace, alla quale erano ancora disinteressati entrambi gli schieramenti. Con l’avvicinarsi del 25 dicembre,mentre le Fiandre si cosparsero di una leggera neve, che coprirono in parte, il terreno fangoso, accompagnando i freddi venti dal Nord, il Kaiser tedesco Guglielmo inviò al fronte alcuni alberi natalizi al fine di poter risollevare così il morale delle truppe. Gli alberi furono posizionati fuori dalle trincee il 23 dicembre, dando inizio così, sotto ai “Tannenbäume” (alberi natalizi), la tipica usanza natalizia delle canzoni di Natale. “Stille Nacht, heilige Nacht” (“Notte silenziosa, notte santa”) oppure “Oh du fröhliche, oh du selige” (“O tu felice, o tu benedetto”) iniziarono a udirsi al confine, conoscendo, più avanti, da parte degli Alleati, una risposta con i loro di canti natalizi.
Le canzoni rincuoranti diedero inizio alle prime considerazioni di tregua, e inoltre, fecero emergere una caratteristica peculiare fra i due fronti: se da una parte, delle truppe inglesi, ben pochi conoscevano il tedesco, dall’altra, un significativo numero di tedeschi conosceva l’inglese, e ciò era dettato dal fatto che, una folta schiera di soldati aveva, negli anni precedenti alla Guerra, lavorato in Gran Bretagna, imparando così la lingua. I soldati sassoni erano i più accreditati nell’ apertura di dialoghi con gli inglesi al punto da essere, da parte di quest’ultimi, definiti “amabilie” (“degni di fiducia”); nelle aree a maggior presenza di truppe sassoni si riscontrò una più maggiore corrispondenza al prolungamento della tregua.
Va considerato, però, che non tutti erano a favore della tregua, e molti anzi, si mostrarono riluttanti. Infatti, l’avanzata tedesca aveva incorporato molti territori francesi, senza contare il Belgio e l’Olanda, e da parte di questi l’animus verso l’aggressore era troppo marcato, troppo profondo per poter essere cancellato con delle semplici canzoni.
Inoltre, gli stessi avvicendamenti non trovarono replica sul fronte Orientale. Dalla parte russa, oltre alla riluttanza dei soldati, il problema era in sé ramificato nelle credenze religiose stesse. Se dalla parte austriaca il Natale era il 25 dicembre, ciò non valeva per la controparte russa, dove oltre a dover aspettare gennaio per poter festeggiare il Natale, in quanto il Natale ortodosso avviene il 7 di gennaio, bisognava considerare anche il calendario, per gli austriaci Gregoriano mente per i russi quello Giuliano.
La vigilia
Si arrivò così, alla Vigilia di Natale, dove alcuni ufficiali inglesi di rango inferiore presero una decisione informale, ordinando ai loro uomini di non sparare a meno che non fossero stati colpiti. Questa politica, nota come “live and let live” (“vivi e lascia vivere”), fu applicata appositamente nei confini dove i combattimenti erano meno attivi, per scoraggiare attacchi ulteriori. Inoltre, l’esecuzione e la propagazione di tale atto, che come precedentemente indicato era un ordine di tipo informale, non dettato dai gerarchi superiori, ottenne l’effetto di non belligeranza nella maggior parte del confine occidentale.
Natale
L’alba del giorno dopo, segnò, con l’inizio del Natale, anche la volontà dei tedeschi di “ravvivare” la situazione, ma non nei termini bellicosi. Questi ultimi, decisero di fuoriuscire dalle trincee, verso la Terra di nessuno, e, per dimostrare le loro buone intenzioni, alzarono le mani disarmate al cielo, agitandole. Il segnale fu recepito chiaramente dai loro omologhi inglesi, i quali uscirono anch’essi disarmati, trovando, nella Terra di nessuno, oltre ad una gelida coperta di neve, un luogo dove poter socializzare fra le parti, arrivando persino a giocare e scambiare doni.
Il capitano Robert Patrick Miles, in una lettera che fu pubblicata su Daily Mail, Wellington Journal e Shrewsbury News nel gennaio 1915, dopo la sua morte in azione il 30 dicembre 1914, aveva scritto:
“Venerdì (giorno di Natale). Stiamo vivendo il giorno di Natale più straordinario che si possa immaginare. Esiste una sorta di tregua non ordinata e del tutto non autorizzata ma perfettamente compresa e scrupolosamente osservata tra noi e i nostri amici di fronte. La cosa divertente è che sembra esistere solo in questa parte della linea di battaglia: alla nostra destra e sinistra possiamo sentirli sparare allegramente come sempre. La cosa è iniziata ieri sera – una notte fredda e amara, con il bianco gelo – subito dopo il tramonto, quando i tedeschi hanno iniziato a gridare “Buon Natale, inglesi” a noi. Ovviamente i nostri compagni gridarono di rimando e al momento un gran numero di entrambe le parti aveva lasciato le trincee, disarmati, e si erano incontrati nella terra di mezzo, piena di colpi, tra le file. Qui venne raggiunto l’accordo – tutto sul momento – che non dovevamo spararci l’un l’altro fino a dopo mezzanotte di stasera. Gli uomini si stavano tutti fraternizzando nel mezzo (naturalmente non li permettevamo di stare troppo vicini alla nostra linea) e scambiavano sigarette e giacche nella massima compagnia. Nessun colpo è stato sparato tutta la notte.”
Le lettere
La censura non era stata ancora formalizzata da parte dei governi, nei confronti delle lettere dei soldati al confine. Ciò ha fatto sì che le famiglie potessero avere la conoscenza di tutto ciò che avveniva al confine, come anche il caso particolare della tregua. Molti soldati scrissero alle loro famiglie come, mentre stavano scrivendo quella lettera, stavano giocando, oppure stavano semplicemente chiacchierando, mentre sorseggiavano qualcosa, con coloro che fino al giorno prima, letteralmente, era i loro nemici più temuti.
Bisogna però considerare, in tutto ciò, anche il fatto che la tregua non aveva solo uno scopo simbolico, del quale anche i soldati ne riconobbero un significato storico quanto unico. La tregua ebbe anche il compito di concedere la possibilità alle parti di poter raccogliere ognuno i propri defunti, come anche di migliorare e rafforzare le trincee, le quali sarebbero presto tornate a riempirsi sipiombo intriso di sangue.
Inoltre, la tregua fra le parti non annullò il numero delle vittime, le quali ci furono nelle zone che non adottarono la tregua, e pergiunta, non tutti gli uomini dei reggimenti che scavalcarono le trincee per socializzare erano favorevoli. In quel periodo, Adolf Hitler, arruolato come soldato fra le fila tedesche, faceva parte di uno di quei reggimenti che presero parte alla tregua, ma non ne partecipò attivamente. Egli criticò aspramente l’atteggiamento dei propri compagni: “Una cosa del genere non dovrebbe accadere in tempo di guerra”, riportarono alcuni suoi compagni. “Non hai un senso dell’onore tedesco?”.
L’alba del 26
Dopo la fine del Natale, finì anche la tregua fra le parti, le quali tornarono così ad imbracciare i propri fucili e a combattere. La tregua però, non cessò di colpo per tutti i reggimenti: alcuni infatti, proseguirono fino a Capodanno, altri invece durarono meno.
Anche se quel breve momento è stato dettato da una decisione non formalizzata degli ufficiali minori di entrambe le parti, ciò non ha portato a sanzioni o provvedimenti particolari. Nessun tipo di tribunale militare o sanzione fu istituita per far fronte agli avvenimenti, proprio perché ciò poteva nuocere al morale generale delle truppe. Fu però riscontrato, da entrambe le parti, un atteggiamento dei generali contrario ai fatti, criticando sin da subito il comportamento avvenuto con varie intimidazioni verso i loro uomini affinché non venga reiterato.
Nuovi Tentativi
Negli anni successivi al ’14, ci furono dei tentativi, per riproporre la tregua nel periodo natalizio, in modo particolare nel 1915, i quali però furono annullati.
Successivi cessate il fuoco non ve ne furono sul fronte occidentale, sino all’armistizio del 1918 che sancì la fine del conflitto.
La Tregua di Natale fu, agli occhi del mondo, un avvenimento senza precedenti, ma fu soprattutto, agli occhi degli uomini che ne presero parte, una considerazione di come, un’idea del momento, così banale ma profonda, può portare uomini come il futuro scrittore naturalista Henry Williamson, allora diciannovenne, a scrivere:
“Cara mamma, scrivo dalle trincee. Sono le 11 del mattino. Accanto a me c’è una coca cola, di fronte a me una “scavatura” (bagnata) con dentro la cannuccia. Il terreno è attualmente scosceso nella fossa, ma congelato altrove. Nella mia bocca c’è una pipa presentata dalla Principessa Maria. Nella pipa c’è il tabacco. Certamente dirai. Ma aspetta. Nella pipa c’è il tabacco tedesco. Haha, dirai, da un prigioniero o trovato sul fondo diuna trincea conquistata. Oh cara, no! Da un soldato tedesco. Sì, un soldato tedesco vivo dalla sua stessa trincea. Ieri gli inglesi e i tedeschi si sono incontrati e si sono stretti la mano nel terreno tra le trincee, si sono scambiati souvenir e si sono stretti la mano. Sì, tutto il giorno di Natale, e mentre scrivo. Meraviglioso, vero?”.
Articolo a cura di Frans Lavdari