Delle elezioni presidenziali Americane quest’anno si potrebbe dire davvero tutto ma anche poco. Si potrebbe dire ad esempio che siamo ai soliti clichè della politica Statunitense, o che l’ala conservatrice dei Dems e dei Republicans abbia preso il sopravvento stavolta, dopo 8 anni di presidenza Obama, tra le sue luci e ombre.
Si potrebbe tuttavia anche dire che quest’anno le elezioni vedranno uno scontro per certi versi “epocale” tra Hillary Clinton, la “nominee” dei Democratici e Donald J.Trump dall’altra parte, “nominee” dei Repubblicani. Uno scontro come forse non si era mai visto in tutta la storia politica Americana, da cui dipenderà il prossimo volto dell’America all’interno e anche nel mondo.
Da una parte c’è Hillary Clinton, un politico di lunga carriera e grande esperienza, a lungo attivista, ex first lady, ex senatrice dello Stato di New York, ex segretario di Stato durante la prima amministrazione Obama, e adesso candidata alla presidenza. Insomma una donna di spessore e rilievo, ma anche quanto mai influente e potente nell’entourage Democratico. Non bisogna dimenticare infatti la polemica che è scoppiata in questi mesi sulla Clinton Foundation e i suoi legami alquanto dubbi con le grandi multinazionali Statunitensi e alcuni dei colossi di Wall Street, o l’ancora più spinosa questione dell’email-gate legata all’uso delle mail quando Hillary era Segretario di Stato, conclusasi poi con un rocambolesco “salvataggio” da parte del capo dell’FBI. Insomma, un personaggio dalle tante sfacciature la Clinton.
Dall’altro lato però anche i repubblicani hanno il loro asso nella manica: lui si chiama Donald J.Trump, classe 1946, magnate dell’imprenditoria immobiliare di New York, attore televisivo, nonché uno dei più ricchi miliardari al mondo. Personaggio irriverente, vulcanico, impetuoso, con idee nuove quanto mai controverse si potrebbe dire: il muro al confine col Messico, le restrizioni alla comunità Musulmana, la politica estera aggressiva nelle “hot areas”, ma anche gli inediti annunci di una possibile distensione con la Russia. Anche il miliardario Newyorkese è uno dei big di queste presidenziali 2016, per certi versi ben più della Clinton.
Ma queste elezioni segneranno ancora una volta non solo la storia degli Stati Uniti, bensì del mondo, per altre ragioni: e una di queste si chiama Sanders, Bernard “Bernie” Sanders, senatore 75enne del Vermont, attivista a lungo spesosi per i diritti delle classi meno agiate e degli Afroamericani, pronunciatosi contro le guerre degli anni ’80 e ’90, anche lui con una carriera pluriventennale alle spalle, da major di Burlington (Vermont) a Senatore USA. Ebbene, questo personaggio fino a qualche mese fa sconosciuto ai più ma anche a molti politici Americani, improvvisamente è diventato non solo un inedito e influente protagonista del panorama politico Statunitense, ma anche uno tra i politici più conosciuti al mondo. Con 75 anni sulle spalle, Sanders è riuscito a vincere ben 22 stati su 50 al “colosso” Clinton e ha conquistato 13 milioni di voti. La sua corsa si è fermata con la pesante e sofferta sconfitta in California a Giugno, quando la rivale l’ha distaccato di circa 8 punti percentuali, ma la sua influenza è andata ben oltre contribuendo a dettare gran parte dell’”agenda” presidenziale Democratica dell’ex first lady.
Così, dopo le due convention Democratica e Repubblicana di Luglio, contestatissime e che hanno visto, soprattutto per la prima, migliaia di persone scendere in piazza a protestare, la situazione è sembrata volgere a favore di Hillary, con uno stacco sul rivale Trump di quasi 10 punti percentuali fino ad Agosto. Tra polemiche serrate dei sostenitori di Sanders, il cui fronte si è diviso dopo il doloroso endorsement alla rivale, e l’avversione per Trump, in questo mese abbiamo assistito a un nuovo colpo di scena: prima lo svenimento della Clinton dopo la cerimonia di commemorazione dell’11 Settembre, diventato virale in brevissimo tempo e che ha scatenato innumerevoli dubbi sulla sua salute, fino alla rimonta inaspettata di Trump nei sondaggi per quasi doppiare la candidata Democratica in vari Stati.
Insomma, una situazione variegata e del tutto imprevedibile nel suo importantissimo esito. Perché 8 lunghi anni sono cambiati dal novembre 2008, in cui gli Americani scrissero ancora una volta la Storia, eleggendo alla Stanza Ovale il primo presidente Afroamericano, e di cose ne sono successe da allora, tra alcune luci ma anche tante ombre. La crisi finanziaria, da cui l’America sembra ora finalmente riemergere, sebbene meno orgogliosa di prima, l’Obamacare, riforma sanitaria storica per molti versi, ma anche i nuovi conflitti nei teatri di guerra, da cui l’amministrazione USA non sembra essersi liberata, fino alle nuove minacce alla stabilità mondiale, tra cui in primis il sedicente e mai sopito Stato Islamico.
Elezioni storiche dunque, quelle del 2016? Certamente solo il tempo potrà forse dirlo, ma tutto porterebbe a pensare che ancora una volta la storia non di un singolo Stato, ma del mondo intero, cambierà di nuovo, per sempre.
A cura di Pasquale Candela