“Munghu Lugata stava dormendo, quando sono entrati nella sua casa a Mwachalala, in Tanzania. Le hanno strappato l’unghia di un pollice e tagliato due dita della mano. Le hanno amputato la gamba sinistra a colpi di machete, e l’hanno lasciata lì a morire. Gli assassini sono stati arrestati il giorno seguente, il 13 maggio. Erano due guaritori tradizionali tanzaniani, due stregoni “Muti“.
Munghu non aveva nessuna colpa, se non il fatto di essere albina. Una condizione che in alcuni paesi dell’Africa suona come una condanna”. [Sofia Lincos]
La Persecuzione degli albini (PWA) si basa sulla credenza che certe parti del corpo degli albini possano trasmettere poteri magici. Queste superstizioni sono presenti specialmente in certe parti della regione africana dei Grandi Laghi. In queste aree, stregoni tribali continuano a utilizzare parti del corpo di persone albine come ingredienti in rituali, intrugli, pozioni, sostenendo che tale magia porti prosperità a chiunque ne usufruisca. A causa di tali credenze, migliaia di albini vengono perseguitati, uccisi e smembrati. Le loro sepolture distrutte e profanate. Allo stesso tempo, persone affette da albinismo vengono ancora oggi ostracizzate e uccise per la ragione opposta, vale a dire perché ritenuti portatori di sventura. La maggior parte delle persecuzioni ha luogo nelle comunità dell’Africa Sub-Sahariana, soprattutto a est.
L’albinismo è una condizione genetica estremamente rara che, in tutto il mondo, colpisce approssimativamente un individuo ogni ventimila. Sebbene molto raro nella parte occidentale del mondo, l’albinismo è abbastanza comune nell’Africa Sub-Sahariana, probabilmente a causa dei matrimoni contratti solo tra membri della medesima tribù. L’albinismo colpisce in egual misura maschi e femmine, e non è specifico di una razza o gruppo etnico. Le statistiche mostrano che il 50% degli individui albini in Tanzania ha un parente albino noto, sebbene in pochi siano istruiti a sufficienza per comprendere le cause mediche e genetiche di questa condizione. In molti credono che si tratti di una punizione divina o di cattiva sorte, e che si tratti di una malattia contagiosa.
Un report pubblicato il 1° aprile 2014 dall’Ong canadese Under The Same Sun “Reported Attacks with Albinism”, analizza il trattamento riservato ai soggetti affetti da albinismo in 180 stati in tutto il mondo. L’inchiesta mostra che la totalità dei recenti omicidi di albini (129) è stata commessa nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana.
Secondo i dati della stessa Ong, un arto costa dai tre ai quattro mila dollari, mentre l’intero corpo arriva a costarne anche settantacinque mila. Tra i ventitré paesi africani analizzati da “Under The Same Sun”, i dati più agghiaccianti ci pervengono dalla Tanzania e dal Malawi.
In Tanzania, gli albini rappresentano uno ogni 1429 nascite, un tasso molto più alto che in qualsiasi altra nazione. Secondo Al-Shymaa Kway-Geer, un membro albino del parlamento, ci sono 6977 albini ufficialmente registrati in Tanzania. Tuttavia, si ritiene che ci possano essere fino a 17000 individui senza documenti. Un certo numero di albini è migrato verso la zona di Dar es Salaam, poiché si sentono più sicuri in un ambiente urbano. Si crede che la Tanzania abbia la più grande popolazione di albini in Africa. Sono particolarmente oggetto di persecuzione in Shinyanga e Mwanza, dove le credenze popolari, sostenute dagli stregoni, conferiscono a determinate parti del corpo degli albini proprietà magiche e taumaturgiche. La scarsa scolarizzazione causa, inoltre, pregiudizi verso le madri di bambini albini, spesso accusate di adulterio. È, per di più, diffusa la credenza secondo la quale in realtà il bambino sia il fantasma di un colono europeo, quindi un essere demoniaco. Un bambino albino è spesso visto come un cattivo presagio e trattato come un soggetto indesiderato. Molti bambini albini diventano vittime d’infanticidio a causa di queste superstizioni.
Dopo il 2015, quando la Tanzania ha promulgato misure più severe contro la violenza contro gli albini, il Malawi ha visto un “aumento ripido in omicidi” con diciotto omicidi segnalati dal novembre 2014, e il dato potrebbe essere più elevato a causa delle persone scomparse e omicidi non dichiarati. Il presidente Peter Mutharika ha formato un comitato per studiare la situazione.
Amnesty International ha, recentemente, lanciato un appello diretto al Presidente della Repubblica del Malawi, prof. Arthur Peter Mutharika, sollecitandolo a garantire una protezione effettiva per le persone albine e a garantire i loro diritti alla vita e alla sicurezza personale, in accordo con gli obblighi e gli impegni internazionali del Malawi. È possibile sostenere la campagna andando sul sito www.amnesty.it nella sezione “Appelli”.
“…it’s better to light a candle than curse the darkness…”
A cura di Giovanni Spallino Chimento