L’Intelligenza Artificiale: Antibiotico per il Manierismo Moderno

L’Intelligenza Artificiale: Antibiotico per il Manierismo Moderno

Dalla musica alla pittura, dal cinema alla fotografia, i rapidi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale lasciano presagire che la rivoluzione che è in atto non voglia sottrarsi dall’investire anche quelle arti che più di tutte sembravano capaci di trovare riparo da simili mutamenti. Ormai non c’è più bisogno di un pittore per realizzare un dipinto, non occorre assoldare una troupe per produrre un film, né serve chiamare un compositore o un tecnico del suono per scrivere una canzone. Appare lecito supporre che l’Intelligenza Artificiale permetterà di raggiungere livelli qualitativi sempre più elevati, arrivando a concorrere con l’abilità umana nella produzione di opere artistiche di varia natura. Fino a qualche decennio fa, ad esempio, una canzone aveva bisogno di strumentazioni costosissime per essere prodotta, e per farla entrare nel mercato bisognava fare affidamento su qualcuno che avesse la capacità di investire sulle spese di produzione, sull’ incisione dei dischi, sulla promozione e sulla distribuzione. L’avvento delle piattaforme di streaming ha cambiato tutto. Con un portatile e un paio di cuffie si possono raggiungere standard qualitativi abbastanza decenti perché il proprio brano possa essere pubblicato: v’è una chiara intensificazione dell’attività di produzione musicale, migliaia e migliaia di nuovi contenuti ogni giorno e una forte competizione. Il risultato? una masnada di artistucci grigi e noiosi, avversi allo sperimentare, chini sui propri passi, intimoriti dal rischio di inciampare o di perdere una fetta della torta tanto faticosamente guadagnata. Si arriva al sucesso (se si arriva) per vie traverse, tramite una miscela di ingredienti ben noti, che prima o poi avrebbero dato luogo alla combinazione più fortunata e consumabile dal pubblico. In questi casi, la tecnica e la capacità dell’individuo è asservita alla riproduzione fedele dei modelli del passato, al più con qualche piccola variazione che possa fungere da segno distintivo: è qui che si consuma tutta la spinta creatrice, quandanche s’indirizzasse al contenuto dell’opera e non al contorno. Il paragone potrà sembrare forzato, ma pare proprio di trovarsi davanti a una nuova forma di manierismo. Con “manierismo” non si fa riferimento a un periodo storico ben definito, ma piuttosto a quei momenti in cui la tecnica raggiunge vette così alte, così sublimi da poter essere soltanto imitata da quanti giungono dopo. Nei decenni che seguirono l’età augustea, ad esempio, le opere di Virgilio, Orazio ,Ovidio e molti altri cominciarono ad essere replicate con poca originalità dai posteri. Con il declino del Rinascimento, giunse un periodo, per così dire, di “ stagnazione”, in cui era ormai impossibile tornare a elevarsi a simili gradi di perfezione. Occorre chiedersi se un periodo del genere lo si sta vivendo anche oggi. Dopo i traguardi raggiunti dai Maestri dell’Ottocento e del primo Novecento, il panorama artistico del nuovo millennio sembra aver perso ogni forma di slancio creativo. Paradossalmente, a curarci dalla “ malattia” di un’imitazione dei modelli tutta orientata verso il raggiungimento della notorietà, a guidarci verso nuovi orizzonti di creazioni e a donarci finalmente lo slancio necessario per tornare a percorrere le impervie strettoie della sperimentazione, sarà il nemico mortale dell’Arte stessa, la sua nemesi annunciata: l’ Intelligenza Artificiale. Infatti, se è vero che l’ IA sia capace di ricreare qualsiasi prodotto umano, occorrerà allora batterla d’anticipo. Limitarsi, come molti ormai fanno, a una sterile riproduzione di una ricetta che funziona, percorrere strade già battute da altri, modificando qualche parametro nella speranza di poter ricevere una fetta di successo, equivale a condannare le facoltà umane a una prigione di inettitudine, ad affogare in una palude di vuotezza contenutistica in cui sarà la Macchina ad avere la meglio nella genesi di un’opera. Insomma, se tale Macchina è eccellente nell’attività di pittura o di composizione musicale, sarà forse necessario alzare l’asticella, rispondendo all’incalzante perfezionamento dell’Intelligenza Artificiale con una ricerca non già in ambito tecnico, ma creativo. L’Arte è frutto di un’iniziativa che ha ben poco a che fare con l’esecuzione di un algoritmo. La speranza, dunque, è che il timore di poter essere facilmente surclassato dall’ Intelligenza Artificiale sproni l’ Artista moderno ad ingegnarsi nel produrre opere più “impegnate”, più originali e sincere, e il pubblico a disabituarsi dalla mediocrità della riproduzione meccanica riconoscendo, qualora se lo trovasse davanti, il capolavoro vero.

di Enrico Palmisano

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